Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 17

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NUMERO 237 - MAGGIO / GIUGNO 2017
IL COMMERCIALISTA VENETO
La diversificazione azionaria in capitale di rischio di depositi
liquidi sfociati in era moderna nei
Time Deposit
o Conti De-
posito e nei titoli obbligazionari emessi dallo Stato o di ma-
trice Bancaria. Quindi orizzonti temporali normalmente a vi-
sta o a breve termine.
La diversificazione azionaria in capitale di rischio di società
quotate o non quotate sembra ancora un traguardo lontano
per gli italiani che risparmiano e, anche laddove presente, la
sua incidenza non è consistente come invece auspicabile
per rendere il finanziamento alle imprese meno dipendente
dal sistema bancario. In tal senso i PIR come i
minibond
rilanciano la questione delle fonti di finanziamento alternati-
ve e diversificate e rafforzano il posizionamento del rispar-
mio su
asset class
poco frequentate.
La defiscalizzazione prevista
dai PIR è estesa anche al “dopo
di noi” con la previsione dell’esenzione successoria; sap-
piamo essere aperto un dossier in bozza che prevede la revi-
sione delle imposte dovute per le successioni. Se la riforma agirà su incre-
menti di imposta o riduzione di franchigia non è oggi dato saperlo, certo è
che ad oggi il limite di 150.000 euro previsto quale limite PIR per ogni codice
fiscale non pare introdurre quell’
appeal
fiscale in grado di persuadere
rispetto ad allocazioni alternative per esempio di tipo assicurativo finanzia-
rio per le quali non è previsto un limite (Unit Linked, Multiramo, Gestioni
Separate, etc.).
Certamente l’esenzione di imposta in un investimento finanziario rimane il
vero driver fiscale dei PIR senza nulla togliere al fatto che oggi il professio-
nista che affronta una pianificazione successoria di un patrimonio del cliente
può contare su un ulteriore strumento. Uno strumento che rende più
appetibile per esempio diversificare in PIR piuttosto che in un titolo di
Stato, anch’esso esente da imposte successorie ma espressione oggi di
tassi di rendimento molto bassi. Fino a 2 anni i rendimenti dei titoli di stato
in Italia sono infatti negativi, a cinque anni rasentano l’1% e a 10 anni il
2,2%. Parliamo di Rendimento Lordo !
Tra le finalità dei PIR vi è il sostegno all’economia italiana che dovrebbe
consentire la trasmissione di capitali derivanti dal risparmio privato verso
aziende italiane ed abbiamo visto come il 21% debbano essere PMI, vale a
dire aziende non ricomprese negli indici principali. Stiamo allora parlando
sia di azioni che obbligazioni emesse da società dette
small cap
o
mid cap
,
vale a dire a bassa o media capitalizzazione.
Trattasi di società che abitano i listini azionari delle principali borse euro-
pee con capitalizzazioni
4
molto esigue, ma destinate a crescere ad opera di
iniziative defiscalizzate come sono appunto i PIR. Volendo traslare l’analisi
sull’aspetto fiscale dobbiamo rilevare che dibattere di una
tassazione nul-
la
allorché il rendimento di un investimento finanziario è negativo, è perde-
re tempo. Rassicura allora una analisi retrospettiva delle
performances
ot-
tenute dai mercati azionari
small e mid cap
europei.
Che tali mercati siano cresciuti è presto dimostrato, ma ciò che appare
rassicurante è la crescita potenziale che
ancora attende tali mercati specie se so-
stenuti da flussi garantiti dai PIR. Gli indi-
ci cerchiati del grafico sottostante sono
rappresentativi delle azioni italiane ed
esprimono la maggiore dinamicità delle
azioni a medio e bassa capitalizzazione ri-
spetto agli indici principali. Appare evi-
dente dall’analisi comparata di questi in-
dici come non solo in Italia il mercato
Mid
Cap
sia in accelerazione rispetto al mer-
cato principale che si dimostra invece
lagging
.
Ma come stanno andando
i PIR in Italia?
Molto bene….Non vi era dubbio!
Il driver fiscale accanto a quello patriotti-
co unitamente al basso taglio stanno
conclamando il successo dei PIR. I flussi
attesi vengono giorno dopo giorno su-
perati e si è attivata una vera e propria
competizione fra i player di mercato a rag-
giungere il mercato
retail
laddove si tro-
vano le pezzature maggiormente sensibili e appetibili per i Piani Individuali
di Risparmio.
L’educazione finanziaria sta quindi facendo un passo avanti come dimo-
strato dalle numerose iniziative informative avviate dagli intermediari più
attivi sui PIR. Mancano all’appello soluzioni assicurative mentre il mondo
dei Fondi e delle Sicav accanto a quello delle Gestioni Patrimoniali si è
attivato sin dall’inizio dell’anno.
E’ pressoché inevitabile che difficilmente ci saranno soluzioni PIR sul ri-
sparmio amministrato da ricognizioni fatte nel sistema che adducono quale
causa, le problematiche tecniche connesse alla gestione della fiscalità.
L’andamento dei PIR si diceva sta andando molto bene tanto è vero che nei
primi tre mesi dell’anno sono stati raccolti 1,5 miliardi di euro. Le stime
iniziali del Ministero dell’Economia prevedevano 16-18 miliardi in 5 anni.
Ora invece ci si attende una raccolta di 10 miliardi solo nel 2017! Numeri
stratosferici. Se partendo da questi numeri si ritorna alla struttura dei PIR
che prevedono che il 21% dei capitali PIR confluisca su strumenti di
Mid e
Small Cap
, e ipotizzando una concentrazione sull’
equity
di questa tipologia
di emittenti, è facile immaginare i trend attesi del mercato borsistico italiano
circoscritto a tale settore.
Amaggio 2017 l’Indice dell’Aim
5
di Piazza Affari è cresciuto nel 2017 del
17,26% e il segmento Star
6
del 25,6%: Performance che testimoniano che i
PIR vanno effettivamente nella direzione di ampliare gli orizzonti degli ita-
liani che, attraverso gli stessi, diversificano parte del patrimonio in stru-
menti di capitale di rischio. Così facendo beneficiano di apprezzamenti
annunciati ed affiancano ad essi una gestione del
market timing
“normati-
va” che consente di distribuire le entrate sul mercato in momenti differenti
con evidente beneficio del costo medio e del risultato economico atteso
dell’investimento.
PIR quale driver di crescita culturale e di vettore informativo quindi, per il
popolo degli ex
BOT People
!
Investire sull'Italia
con i PIR
SEGUE DA PAGINA 17
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Alternative Investment Market.
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Segmento Titoli Con Alti Requisiti (segmento dedicato a medie imprese con capitalizzazione compresa fra 40 milioni di euro e 1 miliardo).
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