Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 16

IL COMMERCIALISTA VENETO
Alessandro Solidoro
ELISANADALINI
Ordine di Udine
FINANZA
Investire sull'Italia con i PIR
SEGUE A PAGINA 14
F
inalmente i PIR. Ma da quanto se ne discuteva? Da quanto erano
attesi? Ma perché i PIR? Saranno utili? Avranno successo? Quanti
interrogativi! Ma vediamo di fare il punto partendo dalle origini.
Introdotto sul finire del 2016 dall’art. 1, commi 100-114 della Legge
n. 232 del 11.12.2016, (Legge di Bilancio 2017), il PIR, Piano Individuale di
Risparmio è uno strumento d’investimento che ha come obiettivo fonda-
mentale quello di indirizzare il risparmio delle sole persone fisiche verso
l’economia reale.
Il PIR può essere contratto con un solo intermediario e come sopraindicato
è destinato solo ed esclusivamente alle persone fisiche residenti in Italia:
ogni persona fisica ne può detenere solo uno e ciascun PIR non può avere
più di un titolare (un solo codice fiscale).
I PIR possono assumere diverse forme giuridiche e possono pertanto es-
sere costituiti sotto forma di Fondi Comuni di Investimento, di Sicav
1
, di
Gestioni Patrimoniali, di contratti di assicurazione, di depositi amministrati.
Il Risparmio raccolto dai PIR nelle forme descritte può essere investito in
titoli azionari e obbligazionari quotati e non quotati nonché in quote di
OICR
2
e contratti derivati.
La citata Legge di Bilancio ha introdotto delle agevolazioni fiscali per gli
investitori con l’obiettivo di stimolare gli investimenti in un’ottica di medio
e lungo termine in azioni e obbligazioni emesse da società italiane ed euro-
pee con una stabile organizzazione in Italia. Una rivoluzione fiscale e cultu-
rale già sperimentata in Francia (fuori dell’eurozona anche in Inghilterra e
USA) con impatti molto significativi sui risparmiatori, sui distributori e
soprattutto sull’economia reale.
L’agevolazione fiscale di cui godono i PIR consiste nel fatto che
i proventi
e gli utili derivanti dagli investimenti effettuati e detenuti per almeno 5
anni sono totalmente esenti dall’imposta sostitutiva del 26%
ed il patri-
monio complessivo è totalmente esente dalle imposte di successione.
L’investimento annuo massimo è di 30.000 euro per ogni persona fisica per
un totale di 150.000 euro in più anni. Non è necessario investire 30.000 euro
per 5 anni consecutivamente, ma si possono attivare tutte le soluzioni
possibili purché non si superi l’importo di 30.000 euro annui e raggiunti i
150.000 euro di stock complessivo ci si fermi: pena l’assoggettamento fi-
scale sull’eccedenza. Ogni versamento annuo deve quindi essere mante-
nuto per almeno 5 anni; se viene liquidato prima dei 5 anni si pagano le
normali imposte.
Gli investimenti consentiti ai PIR sono le quote di Fondi PIR
Compliant
, le
azioni e le obbligazioni di società quotate oppure non quotate e i contratti
derivati.
Un Portafoglio di strumen-
ti finanziari per essere defi-
nito PIR
Compliant
deve
investire secondo alcuni
vincoli normativi:
-
Almeno il 70%del
portafoglio
deve essere in-
vestito
in strumenti finan-
ziari emessi da aziende
italiane oppure europee
che hanno una stabile or-
ganizzazione in Italia
.
-
Il 30% del portafo-
glio può essere investito
senza nessun vincolo e
pertanto in qualunque stru-
mento finanziario di qua-
lunque emittente, privato o
governativo, di qualunque
area geografica ed in qua-
lunque valuta. Massima li-
bertà sul 30% del Portafo-
glio proprio per garantire
Pianificazione successoria ed educazione finanziaria
quella diversificazione che è necessaria ad un portafoglio per rimanere in
equilibrio e non essere sbilanciato finanziariamente.
-
Almeno il 30% del 70% del portafoglio, vale a dire il 21% del
portafoglio complessivo
, deve essere investito in
strumenti finanziari
emessi da aziende che non fanno parte degli indici azionari delle
blue
chips
(FTSEMIB, DAX30, CAC40…).
-
Al massimo il 10% del portafoglio complessivo può essere investi-
to in strumenti finanziari emessi da un unico emittente.
La normativa ha determinato dei limiti annuali e di stock della quota
investibile in PIRma, per poter sfruttare al meglio la defiscalizzazione, sono
necessari tra i 9 e 10 anni di tempo. Un orizzonte temporale al quale il
risparmiatore italiano non è abituato. La cultura e la tradizione finanziaria
mantengono infatti l’Italia tra i più bassi livelli in Europa relativamente
all’educazione finanziaria. L’Italia precede solo il Portogallo e viene dopo la
Grecia in una specifica graduatoria
3
- pubblicata il 18.03.2017 sul Sole 24
Ore - nella quale i vertici sono occupati da Inghilterra Francia e Germania.
L’allocazio e tipica el risparmiatore medio italiano è rappresentata dai
depositi liquidi sfociati in era moderna nei
Time Deposit
o Conti Deposito
e nei titoli obbligazionari emessi dallo Stato o di matrice Bancaria. Quindi
orizzonti temporali normalmente a vista o a breve termine.
1
Società di Investimetimento Collettivo del Risparmio.
3
Rilevazione della Banca d’Italia relativa al triennio 2012-2014.
4
Prodotto tra il numero di azioni di una società ed il loro valore di mercato. Maggiore è la capitalizzazione maggiore è la liquidità di un titolo azionario.
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NUMERO 237 - MAGGIO / GIUGNO 2017
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