Il Commercialista Veneto n.239 (SET/OTT 2017) - page 13

NUMERO 239 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2017
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IL COMMERCIALISTA VENETO
Alessandro Solidoro
quale univa in un unico mercato un’area molto estesa, che andava dalla
Galizia alla Lunigiana, da Salisburgo a Spalato, in Dalmazia
»
4
. Consi-
derando, quindi, che una delle parti costituenti e preponderanti dell’Unio-
ne Doganale era necessariamente l’Austria, è legittimo ritenere che il pro-
tocollo costitutivo fosse redatto, oltre che in lingua italiana, anche in tede-
sco; e in lingua tedesca il termine “condono” viene tradotto con
Erlass
o
ErlaB
(la pronuncia rimane quella). Tuttavia
Erlass
non significa soltanto
condono, ma anche “dispensa”, “esenzione”, “esonero”, “remissione”;
ecco che allora, considerando che il provvedimento di cui al documento in
precedenza citato acquisiva valenza per accadimenti futuri, sarebbe stato
forse più appropriato l’uso del termine “esenzione” anziché “condono”,
sempre però ammesso che il vocabolo “esenzione” facesse parte del lin-
guaggio giuridico-economico del tempo. Aspetto lessicale a parte, il risul-
tato finale ottenuto sarebbe stato comunque identico.
La LegaDoganale
Il secondo aspetto che merita una seppur breve riflessione, anche se poco
o nulla ha a che vedere col precedente, riguarda l’accordo di unione doga-
nale quale patto economico plurilaterale.
Da quanto detto in precedenza, risulta facilmente intuibile come la Lega
Doganale sia stata una prova di unione mediante la quale i vari Stati pre-
unitari si riunivano in un accordo di tipo commerciale volto a favorire
l’integrazione economica tra gli stessi. Tale accordo avrebbe comportato la
caduta delle barriere doganali esistenti, favorendo la libera circolazione
dellemerci.
Nell’idea di Lega Doganale propugnata da Papa Pio IX nel 1847 ma che non
fu mai compiutamente f rmalizzata, il fine implicito dell’unione sarebbe
stato quello di avviare un processo di integrazione economica e materiale
che avrebbe avuto come esito, inevitabile e naturale, l’unificazione politica
degli Stati aderenti per mezzo della creazione di una Confederazione. Si
mirava, così, alla formazione di una nazione di stampo federalista
5
.
Se solo per un momento ci si sofferma a riflettere su quanto sia stato lungo
e laborioso il cammino che ha portato all’attuale Unione Europea, non
sembra per nulla disdicevole ipotizzare che i prodromi dell’attuale grande
mercato sovranazionale si rinvengano proprio nella formalizzazione della
Lega Doganale Austro-Estense-Parmigiana
6
.
Conclusione
Giunti alla conclusione del nostro breve scritto riteniamo che l’argomento
sia ben lungi dall’essere completato, anzi lo si reputa meritevole di ulteriori
approfondimenti.
Nella
speranza però di aver sollecitato la
curiosità
del lettore proponendo
un caso di “condono” irretroattivo e di una lega sovranazionale
ante
litteram
, ci preme ribadire, in questa sede, come pure una semplice ricerca di
storia giuridico-economica possa risultare coinvolgente anche per noi com-
mercialisti, impegnati costantemente a supportare l’attività dei clienti e a
destreggiarci tra le molteplici tematiche professionali. Questo ci aiuta ad
evadere dalla quotidianità spesso ripetitiva, mettendoci di fronte a realtà del
passato che, seppur parecchio distanti da noi in termini di tempo, non sono
talvolta molto dissimili dall’attualità; ed è questo ciò che affascina.
Del resto, per dirla come afferma un ricercatore contemporaneo
7
, «che cosa
è la ricerca se non un appuntamento al buio con la conoscenza? ».
4
M. RILLI – G. SANTELLI,
Tariffa monetaria connessa all’Unione Doganale Austro Estense Parmigiana del 1852
, in Panorama Numismatico n. 256, novembre 2010, pp.
41-47. Relativamente all’epoca di soppressione della Lega Doganale gli autori non forniscono date precise salvo sostenere, con ragionevole certezza, che ciò sia stato
contestuale alla caduta dei Ducati, avvenuta pochissimi anni dopo, nel giugno 1859 a seguito della II Guerra d’Indipendenza. Si ringrazia qui l’autore Santelli per le notizie fornite
nonché per l’invio del documento n. 2.
5
Cfr:
Lega doganale
, Wikipedia, consultazione del 12/11/2016.
6
Cfr.: M.RILLI – G. SANTELLI, cit., p. 41.
7
Will Harvey (1967), ricercatore informatico nella Silicon Valley.
LA RUBRICA DI "BANQUO"
Somari in cattedra e cervelli all'estero
LE NOTIZIE IN ORDINE AD UN TRAFFICO di cattedre universita-
rie che leggo sui quotidiani italiani mi inducono ad alcune conside-
razioni. Sono certo che se uno di voi desidera ristrutturare il suo
appartamento, interpella alcune imprese edili e poi sulla base dei
preventivi presentati e delle garanzie offerte, sceglie quella che
risulta più conveniente.
Supponete adesso che qualcuno proponga una legge secondo la
quale la scelta dell’impresa appaltatrice non debba essere
lasciata all’interessato, ma ad una commissione composta da
imprese edili, magari designate dall’associazione di categoria.
Questo proponente sarebbe considerato nel migliore dei casi
sprovveduto, ovvero – più probabilmente – corrotto. Infatti gli
appalti finirebbero per essere attributi non alle imprese meglio
organizzate, e quindi in grado di offrire il migliore rapporto
qualità/prezzo, ma alle imprese meglio “inserite nel sistema”.
Eppure questo è quello che avviene in Italia in un settore delicato,
come la scelta dei docenti universitari, scelta che non viene fatta
dagli interessati, e cioè dalla collettività, dalle università, dal
mondo delle professioni, che attende nuove leve preparate, ma
dalla casta dei docenti della stessa materia di cui si tratta, i quali
inevitabilmente sceglieranno i loro allievi, i quali dovranno poi
sdebitarsi (per il fatto di avere ottenuto la cattedra non per i loro
meriti, sovente inesistenti) con i professori loro sponsor.
A quanto leggo lo scandalo, con le relative incriminazioni, ha
riguardato i soli docenti di diritto tributario, ma questi potrebbero
difendersi intonando qualche aria dalla mozartiana “Così fan tutte”.
In proposito è illuminante una frase risultante dalle intercettazio-
ni (le intercettazioni servono, e come, se si vuole combattere la
corruzione in tutte le sue manifestazioni), con la quale un compo-
nente di una commissione, ad un aspirante che pretendeva che la sua
candidatura fosse presa in considerazione per i suoi meriti, gli rispose
“Ma credi forse di essere in Inghilterra; siamo in Italia e qui le catte-
dre si ottengono non per i meriti, ma per essere inserito in una lista, e
tu non lo sei”.
Penso che la Gran Bretagna (io sono da quelle parti; come è noto io
sono scozzese) non sia la sola a meritare questa fama di buona gestio-
ne universitaria.
Sta di fatto che là la cernita dei docenti viene fatta dalle università
(talvolta con l’apporto delle famiglie degli studenti) con l’obiettivo di
ottenere docenti di alto livello che, per questo, attirino molti studenti e
molti contributi, pubblici e privati.
Ma da quelle parti si fa carriera, non per un pezzo di carta, chiamato
laurea, ottenuto in una qualsiasi università, ma per la preparazione
che solo professori di alto livello sanno dare.
I risultati nel vostro paese sono evidenti: in cattedra salgono anche
degli asini, ed in compenso si nota l’emigrazione (biblicamente
chiamata esodo) dei cervelli, cioè dei giovani più preparati, per la
formazione dei quali il paese ha speso miliardi di euro, che non
riescono a trovare occupazione in Italia e che vengono accolti di buon
grado all’estero da università ed imprese.
Penso che per uscire dalla situazione nella quale vi trovate in Italia,
sarà necessario un radicale cambiamento di mentalità, e per questo
occorreranno anni.
Un primo accorgimento potrebbe consistere nel fare entrare nelle
commissioni giudicatrici esponenti del mondo che concretamente
attende giovani preparati, e cioè gli esponenti delle professioni e delle
associazioni di categoria.
Il Consiglio Nazionale dei Commercialisti ne prenda nota.
Un condono irretroattivo
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