Il Commercialista Veneto n.239 (SET/OTT 2017) - page 32

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NUMERO 239 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2017
IL COMMERCIALISTA VENETO
FUORI CAMPO IVA
La macchina a vapore
Paolo Lenarda
Ordine di Venezia
N
on poteva certo immaginarselo quel fantasioso
scienziato scozzese, quel James Watt che nel
1769 ha brevettato la macchina a vapore. Non
poteva certo immaginare quanti problemi e quan-
ti cambiamenti avrebbe portato la sua invenzione, che ha
sconvolto il mondo produttivo, economico e sociale.
Nel Settecento è l’agricoltura l’attività prevalente.
Qualche piccolo artigiano utilizza la forza degli animali e
dell’acqua per mandare avanti le macchine. L’agricoltura è
in mano ai latifondisti che sfruttano al massimo una
manovalanza incolta e senza difese. L’Italia è divisa ma ci
sono i primi segni del Risorgimento. I proprietari terrieri
faticano a lasciare spazio alle prime piccole imprese e la
politica, controllata dai latifondisti, non vede di buon oc-
chio il passaggio dall’agricoltura all’industria.
Non a caso, e soprattutto al nord, le prime industrie sono
rivolte alla filatura, alla tessitura, alla produzione di stoffe
di cotone o di seta: prodotti che derivano dal lavoro della
terra. La bachicoltura nelle nostre zone è la produzione
più importante.
L’invenzione di Watt e lo sviluppo della macchina a vapo-
re, con l’andare degli anni, porta la massa dei contadini a
diventare operai, a lavorare nelle fabbriche, a migliorare il
loro stato sociale e la loro cultura, a creare un’organizza-
zione, a chiedere i loro diritti. In questo difficile percorso
l’utilizzo della forza del vapore pone i lavoratori e le città
di fronte a rischi di incendi ed incidenti che prima non
erano conosciuti.
Nel nostro territorio il pericolo più grave è il fuoco.
La Repubblica di Venezia, per difendere i palazzi e le meraviglie della Dominante,
fin dal 1500 ha spinto i vetrai fuori della città indicando loro l’isola di Murano dove
l’eventualità di un incendio avrebbe portato un danno minore.
Ma adesso il problema è più grave e diffuso.
Ho trovato un documento che mi è sembrato interessante. Siamo nel 1844, il Veneto
è sotto l’impero austroungarico. Mancano ancora ventidue anni a quel plebiscito
che, il 17 novembre 1866, con 647.686 si e solo 69 no, ci
farà entrare nel Regno d’Italia. L’utilizzo delle macchine a
vapore è diffuso, gli incidenti e i danni sono frequenti ed è
necessario creare una norma che imponga limiti e precau-
zioni nella loro produzione e nell’uso.
Con tanto di aquila a due teste l’Imperial Regio Governo
emana, in data 16 dicembre 1844, a Venezia, “le Istruzioni
concernenti gli esperimenti prescritti dal Regolamento".
La stampa del tipografo veneziano Francesco Andreola ci
consente ancora di sentire, con il tatto, la forza del torchio.
Vi riporto il frontespizio.
Il documento è di dodici pagine con un carattere chiaro e di
facile lettura.
Le prime tre spiegano come le macchine a vapore devono
essere costruite: assoluto divieto delle caldaie in ghisa e
altre indicazioni tecniche che occupano 15articoli. La se-
conda parte riguarda le istruzioni per gli operatori, a me
incomprensibili, ma certamente importanti. La terza parte
fornisce una serie di indici e di valori per l’utilizzo della
macchina a vapore espressi in linee e pollici viennesi, in
centimetri e in un’altra misura francese.
Documento interessante e pieno di fascino: si avvertono la
conoscenza del pericolo, l’importanza dell’uso, l’atten-
zione verso gli operatori.
E’ uno dei primi documenti rivolto alla giovane industria, a
difesa dei lavoratori, la prima stesura della legislazione che
oggi regola il nostro mondo produttivo.
La prima bozza della 231.
Anche allora, i nostri nonni avranno chiesto aiuto ai tecnici
e cercato di capire, avranno evidenziato rischi e trovato soluzioni per far fronte ai
danni: avranno contribuito alla crescita delle nuove aziende.
Ma non avevano ancora pensato all’Organo di Vigilanza.
GIORNATE SULLA NEVE
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DAL 1 AL 4 FEBBRAIO 2018
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