Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 18

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NUMERO 236 - MARZO / APRILE 2017
IL COMMERCIALISTA VENETO
Dalla forgia
alla tecnologia
STORIA, STORIE
SEGUE DA PAGINA 17
pazienza. La notte tra il dieci e l’undici maggio dell’anno 1836, Meschini passò
la notte coi suoi amici tra cui Pietro Maggi “per contemplarvi a bel agio col suo
telescopio il sistema di Giove e la Luna … Mirato e rimirato con gran piacere,
per la presenza vicina e chiarissima, quello e questa, glie ne diemmo le schiette
lodi che ben gli erano dovute”
8
. Alle ore 8 pomeridiane del giorno successivo
spirò tra le braccia della madre
9
.
Se, com’è probabile, l’attività di costruzione di specchi metallici con la morte
del Meschini andò pian piano a cessare (le nostre fonti verbali riferirono che in
officina vi fossero ancora alcuni specchi metallici e un telescopio completo),
non foss’altro per il fatto che d’improvviso venne a mancare il finanziatore
dell’opera, altrettanto non può dirsi circa il mestiere di fabbro. Infatti a Giovan-
ni succedette il figlio Luigi, a questi il figlio Giuseppe, a questi i figli Ilario e
Albino mentre un terzo figlio, Lino, intraprenderà l’attività di falegname. A
Ilario succedettero i figli Giuseppe soprannominato
Pin
e Giovanni
soprannominato
Nino
; ad Albino succedette il figlio Giuseppe soprannominato
Nerino.
Era questa la quinta generazione che portava avanti l’antica attività di
fabbri, ma che iniziò anche quel processo evolutivo che portò lentamente la
“ditta Franchini” a darsi una caratura che non fosse più solamente artigianale.
E’ diffusa convinzione che gli anni dal 1945 al 1950 siano stati i più duri per il
popolo italiano, dopo quelli della guerra, per ricostruire il Paese e riportare
l’economia italiana verso il livello del 1939. Nel 1950, secondo gli studiosi, si
raggiunsero e superarono i livelli predetti; poi si proseguì dando vita a quello
sviluppo eccezionale che fu detto
boom economico
, che cambiò il volto del-
l’Italia. L’agricoltura cambiò i suoi connotati, sparirono i cavalli, gli asini e i
buoi dalle corti agricole, e mentre diminuiva il numero di questi animali da
ferrare, parallelamente aumentavano i lavori per l’edilizia, come le ringhiere e le
inferiate. Gli infissi in ferro vennero sostituiti da quelli in alluminio che fu
l’ultima novità intorno agli anni settanta, e l’azienda che un tempo dava lavoro
solamente al o ai proprietari e tuttalpiù a qualche garzone di bottega, giunse ad
avere alle proprie dipendenze una ventina di unità. Oramai la produzione di
oggetti in ferro battuto e le riparazioni degli attrezzi agricoli rappresentavano
un’attività complementare se non addirittura marginale ben presto abbandonata.
Nel 1968 la Camera di Commercio Industria e Agricoltura di Verona concesse ai
Franchini soprannominati i
ferari
(forma dialettale di fabbri) un premio “per aver
contribuito al progresso economico della Provincia con una lunga e intelligente
attività”.
Alla fine circa degli anni Settanta, per motivi anagrafici e per il fatto di non aver
seguito in famiglia, Giuseppe Franchini (
Pin
), padre di chi scrive, cede le sue
quote societarie al fratello Giovanni (
Nino
). Di lì a poco, a Giuseppe (
Nerino
)
subentrerà il figlio Albino e a Giovanni subentrerà il figlio Antonello. E siamo
così alla sesta generazione, quella che darà un impulso notevole all’attività
dell’azienda che nel frattempo si è regolarizzata in società e ha assunto la
ragione sociale in LAFAL.
Abbandonata in gran parte la lavorazione del ferro, i settori principali di attività
riguardano: il primo la serramentistica in alluminio, unitamente alla produzione
di carrozzerie per treni, carrelli portabagagli in ferro e alluminio per aeroporti.
Il secondo prodotto è costituito dai sostegni in alluminio o in acciaio inox delle
barriques da 225 e da 500 litri di vino. Per un certo tempo i sostegni furono
costruiti in legno, ma in Francia se ne produceva di metallo già da qualche anno.
Da noi nel 1995 una nota cantina di Peschiera del Garda propose alla LAFAL
di produrre un campione dei blocchi-sostegno in alluminio. Il campione fu
apprezzato per le qualità tecniche, estetiche e di costo, sicché la cantina ne ordinò
un numero consistente. Durante il Vinitaly del 1995 la ditta LAFAL poté esporre
i campioni di blocchi-sostegni, denominati
bottistop
, nel padiglione di quella
cantina per far conoscere il prodotto e la sua convenienza. Quello fu l’inizio di un
periodo fortunato che continua tutt’oggi.
IL TERZO PRODOTTO NUOVO, sempre legato al mondo del vino, è una
macchina innovativa per svolgere il lavoro del
remuage
che finora era fatto a
mano. Questa macchina inventata dalla ditta LAFAL e denominata
rotojolly,
consiste in una cesta metallica motorizzata, nella quale si ripongono le bottiglie
di spumante per movimentarle di 90° come si fa a mano fino al punto da
raccogliere la feccia nel collo della bottiglia. L’immissione sul mercato nazionale
ed estero dei
bottistop
e dei
rotojolly
fu un vero successo, le vendite superarono
ogni più rosea aspettativa e si mantengono tuttora su livelli notevoli. La sesta
generazione ha traghettato l’azienda, che ora occupa una ventina di unità, dal
mercato locale a quello internazionale.
E questo è il percorso comune a tante altre realtà del nostro territorio che con
dedizione, convinzione e caparbietà, hanno contribuito a costruire l’immagine e
la realtà dell’industrioso Nord-Est.
Questa storia è stata pubblicata in un libro a cura del prof. Ezio Filippi e del
sottoscritto, presentato nel 2008, col titolo:
I ferari dai Querni
, successiva-
mente integrato con un volumetto di circa venti pagine, dal titolo:
Il proprieta-
rio colto e il ferar dai Querni,
in seguito al rinvenimento presso l’Accademia
della memoria prodotta dal Meschini in data 3 Maggio 1835, documento ritenu-
to assai interessante e meritevole di pubblicazione.
Fig.2 - La sesta generazione. Da destra Franchini Giordano con gli attuali
soci , i cugini Franchini Albino e Antonello.
Fig.3 – I cestoni semoventi “rotojolly” per bottiglie di spumante.
Fig.4 – I sostegni in alluminio per barrique “bottistop”
per ottimizzare lo spazio in altezza
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P. MAGGI,
Nelle solenni esequie del dì trigesimo celebrate a suffragio di Girolamo Meschini, socio attivo della patria Accademia di Agricoltura Commercio ed Arti.
Necrologio e sciolti
, Verona, Libanti, 1836, pp. 13-14, richiamato in nota in: E. FILIPPI – G. FRANCHINI,
I ferari
…, cit., p. 27.
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E. FILIPPI – G. FRANCHINI,
I ferari
…, cit., p. 18.
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