Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 19

NUMERO 236 - MARZO / APRILE 2017
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IL COMMERCIALISTA VENETO
Alessandro Solidoro
GIORNO PER GIORNO
Ricordiamoci di una gloria "veneziana":
la
Summa
del Pacioli
GIORGIOMARIACAMBIÈ
Ordine di Verona
PERCHÈ LE VIRGOLETTE NEL TITOLO? Perchè Luca Pacioli, che si fir-
mava nelle sue opere
Frater Luca de Burgo Sancti Sepulcri,
in Toscana, studiò
ed ebbe la possibiltà di realizzare la
Summa de Arthmetica, de Proportioni et
Proportionalità
in cui inserì il famoso undicesimo trattato della
Distinctio IX,
che ha come titolo
De computis et scripturis,
base della nostra professione, i cui
principi sono ancora validi tantochè sono inseriti nei programmi di contabilità
per computers, con una “full immersion” nella Venezia del suo tempo.
Per poter realizzare il suo lavoro, il frate toscano si trasferì a Venezia, dove nei
locali del mercante Rompiasi egli apprese i segreti del
metodo che veniva chiamato
il modo (o costume) di
Venezia;
la contabilità tenuta in partita doppia che il
Pacioli codificava ed illustrava al mondo.
Pacioli quindi non “ inventò” il metodo della tenuta dei
conti a sezioni contrapposte, ma verosimilmente con-
sultando manuali mercantili manoscritti e seguendo la
pratica giornaliera, lo codificò e lo diffuse nel mondo
attraverso quello che ai tempi era il mezzo più potente
di diffusione del pensiero: la stampa, che da non molti
anni si era evoluta nell’impiego dei caratteri mobili.
Suo merito quello di essere assolutamente razionale,
con l’indicazione delle cose necessarie al mercante e
insegnando la compilazione dell’Inventario e dei tre
libri mercantili:
Memoriale (
che è l’ attuale prima nota)
Giornale
e
Mastro
ed infine insegnando a correggere
gli errori ed a chiudere i conti.
Dà altre importanti informazioni, ad esempio, in un
mondo in cui vi erano moltissime monete, il fatto che si
poteva “appuntare” qualsiasi moneta, ma che
nel trar
fora,
ovvero nella registrazione successiva
convien che
sia a una sorta
ovvero che il valore sia uniformato ad
una moneta campione. L’inventario delle merci è detta-
gliato. Vengono tenuti tanti conti singoli per ogni sin-
golo tipo di merce. Nel Giornale sono compilati solo
articoli semplici, usando i termini
PER
(debitore) e
A
(creditore). Nella successiva trasposizione delle scrit-
ture al Mastro
mai si deve mettere cosa in dare che quella ancora non si ponga
in avere
che è la regola principale ed universale della partita doppia.
Dopo varie esemplificazioni e registrazioni di casi particolari, l’autore conside-
ra i conti accessori delle merci, il conto de Botega (magazzino) e il Conto Pro e
Danno, ovvero Avanzi e Disavanzi (Perdite e Profitti). Il saldo del conto Perdite
e Profitti viene girato al Conto Capitale, a cui vengono girati anche tutti i conti
elementari. Il “ Bilancio del Libro” non è un puro e semplice bilancio di verifi-
cazione, ma presenta anche il risultato di esercizio (utile o perdita) che gli fa
assumere molti caratteri del Bilancio di Esercizio, anche se mancano le tipiche
registrazioni rettificative di fine periodo.
VALE LA PENA DI RACCONTARE anche la nascita “fisica” del libro.
Nel secolo XVVenezia era non solo la ricchissima repubblica mercantile, ma era
anche un faro di civiltà che irradiava la propria luce per tutto il mondo allora
conosciuto. Era impareggiabile nei campi della musica, della pittura, della scul-
tura e di tutte le arti. Nel campo della stampa e della diffusione del libro, verso
la fine del XV secolo a soli pochi decenni dall’invenzione di Gutenberg, a
Venezia si contavano già una quarantina di tipografie che sfornavano libri con la
nuova tecnologia dei caratteri mobili. Fra queste ve ne era una di un bresciano (e
quindi “suddito” della Serenissima) Paganino Paganini, che si era trasferito a
Venezia verso il 1483 e lì iniziò la sua attività in società con un mantovano,
Giorgio Arrivabene. Al tempo usava imparentarsi nel “giro” delle medesime
professioni e Paganino a Venezia sposò Cristina, la figlia dello stampatore
Francesco della Fontana ( Franz Renner da Heilbronn), tedesco trasferito nella
Dominante, tramite la quale si imparentò con una dinastia di mercanti e stampatori
attivi nel corso del XVI secolo fra Venezia, Lione e il Piemonte.
I campi in cui lavorò furono principalmente quello religioso e quello dei libri per
l’Università – specie giuridici e medico-filosofici. Pubblicò libri di piccolo for-
mato, dall’ottavo al sedicesimo, ma anche degli
in folio,
come la monumentale
Bibbia
in quattro volumi in folio del 1495, il più imponente incunabolo europeo
dell’ epoca, di 1571 pagine. Asuo nome si contano ben sessanta edizioni nel XV
Secolo e 16 nel XVI Secolo, oltre a quelle pubblicate col figlio Alessandro nell’
ultimo decennio di vita.
Fondamentale e destinata a restare viva nei secoli è la sua edizione di tre impor-
tantissimi lavori del frate e matematico toscano Luca Pacioli, il quale aveva
evidentemente scelto quale editore il Paganini per la sua fama. Il figlioAlessan-
dro ne disegnò i caratteri tipografici.
Nel 1494 editò il trattato
Summa de Arithmetica
,
un testo chiave della cultura
matematica del tempo, il quale contiene in particolare il
Compendio IX – De
computis et scripturis
che è la prima descrizione della contabilità a
sistema di
Venezia
con i conti tenuti in partita doppia, usata anche oggi, inserita in pro-
grammi di computers. E’ la vera e propria base: la “nascita” della nostra profes-
sione. Nel 1509 uscì la
Divina proportione,
con
silografie tratte dai disegni di Leonardo da Vinci e nel
1509 gli
Elementi
di Euclide.
Una singolarissima edizione fu quella del
Corano
a ca-
ratteri mobili, edito verso il 1538. Si credeva che tut-
te le sue copie fossero andate distrutte, sino a che nel
1987 una studiosa italiana non ne rinvenì una a Vene-
zia, nella biblioteca dei Frati Minori di San Michele in
Isola. Si tratta del primo Corano a caratteri mobili al
mondo. Il fatto che venisse pubblicato a Venezia non
deve meravigliare. Il cognato Giovanni Bartolomeo
Gabiano, anch’egli di una dinastia di editori e mercanti
di libri, poteva avere clienti anche nel mondo islamico,
dato che coi parenti della moglie si era inserito in una
rete di vendita che andava dal Montenegro all’Albania,
dall’Ungheria alla Romania ed alla Turchia, fino ad ave-
re procuratori a Pera e a Costantinopoli. In particolare
i parenti bosniaci del Gabiano smerciavano libri liturgi-
ci in slavonico per i fedeli ortodossi.
Nel 1512 Paganino si trasferì a Salò, allora territorio
veneto e capitale della Magnifica Patria della Riviera
del Garda. Il trasferimento fu probabilmente dovuto alla
disponibilità nelmedesimo luogodella produzione cartaria.
Il Paganini difatti possedeva almeno una cartiera a
Toscolano Maderno, dove aveva abitazione e bottega in
Contrada del Porto, Qui continuò a pubblicare volumi,
senza rotture con l’ambiente veneziano, nei primi anni
del XVI secolo con l’aiuto del figlio Alessandro. Collaborò coi Francescani del-
l’Isola del Garda, pubblicando dei commentari. Morì a Venezia nel 1538. Il figlio
Alessandro, suo continuatore, non fu da meno. Si conoscono un centinaio di sue
edizioni. Poco prima di trasferirsi sul Garda, nel 1517, egli pubblicò la prima edizio-
ne dei
Macaronices Libri
di Teofilo Folengo (Merlin Cocai). Nel 1523 curò la
riedizione “benacense” della
Summa deArithmetica
del Pacioli, con nuovi caratteri.
La fortuna dell’opera pacioliana fu grandissima. Il
metodo veneziano
si diffuse
fra le comunità mercantili di tutto il mondo conosciuto e la partita doppia ha
continuato ad essere applicata alla tenuta dei conti fino ai nostri giorni, passan-
do nei programmi degli attuali computers.
Cosa resta oggi della memoria dell’opera del Pacioli? Non poi molto.
Nel 1981, in occasione del quarto centenario del Collegio dei Razonati a Vene-
zia, il collega Giancarlo Tomasin ne pubblicò un volume, di cui fu anche fatta
una
editio minor
in inglese, inviata agli istituti delle professioni omologhe
anglofone. Per celebrare il quinto centenario della prima edizione della
Summa
pacioliana, venne costituito a Venezia un Comitato Pacioliano di cui lo stesso
Tomasin fu presidente. Tale comitato provvide alla pubblicazione di alcuni
volumi, il primo dei quali fu l’edizione critica e commentata del
Compendio IX
– de Computis et Scripturis
della
Summa.
Ne venne anche fatta una versione
inglese. La prefazione dei volumi venne curata dal Tomasin.
Spesso gli stranieri valutano le nostre cose meglio di noi. Ad esempio presso la
sede di NewYork dell’AIPCA(American Institute of Certified PublicAccountants),
i nostri omologhi americani, sono conservate due copie della prima edizione del
1494 della
Summa
ed altre due dell’edizione “ benacense” del 1523.
Se dal 1523 la
Summa
non venne più ristampata, il
Compendio IX
venne stam-
pato in molte edizioni ed in varie lingue. Nel nostro Paese, la prima edizione
ottocentesca avvenne a Torino nel 1878, un’ altra edizione venne inserita in un
trattato di ragioneria del 1911; una trascrizione venne pubblicata in una rivista
bancaria a Milano nel 1959. Nel 1990 S
umma,
la bella rivista del Consiglio
Nazionale dei Ragionieri diretta da UbertoAmorosi, pubblicò un allegato
Summit
che conteneva una copia fotografica del
Compendio,
con la trascrizione
ed il
commento critico del prof. Carlo Antinori dell’Università di Parma.
Ritengo che tutti i colleghi dovrebbero avere conoscenza del
Compendio
, se solo
vogliono
seguir virtude e conoscenza.
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