Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 17

NUMERO 236 - MARZO / APRILE 2017
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IL COMMERCIALISTA VENETO
A l e s s a n d r o
Solidoro
STORIA, STORIE
Dalla forgia alla tecnologia: breve storia
di un'azienda di famiglia
GIORDANO FRANCHINI
Ordine di Verona
CORREVA L’ANNO 1835
…” eh già, si potrebbe proprio iniziare così la storia
di un’azienda di famiglia sita nel paese di Quaderni (
Querni
ancor oggi nel dialetto
locale), un ameno villaggio del comune di Villafranca di Verona, e quindi in provin-
cia di Verona ai confini con la provincia di Mantova, ove l’azienda è ancor oggi in
piena attività e con ottimi risultati.
Non è casuale l’aver citato l’anno 1835, perché
proprio allora l’Accademia d’Agricoltura Com-
mercio ed Arti di Verona, com’era denominata al-
l’epoca
1
, con documento datato 14 Settembre 1835
conferiva “al Sig. Giovanni Franchini dei Querni”
una medaglia d’oro di seconda grandezza per aver
egli costruito degli “specchj metallici per Telescopj
catadiottrici” che hanno meritato la piena appro-
vazione di due esperti astronomi e il plauso del-
l’Accademia con contestuale conferimento del
premio. Si ritiene utile far presente che l’Accade-
mia di Agricoltura Commercio edArti di Verona è
un’istituzione che fu fondata il 23 dicembre1768,
allorquando i Consigli dei XII e dei L della città di
Verona diedero esecuzione a due ducali del Doge
Luigi Mocenigo emesse il 10 settembre e il 1°
ottobre del medesimo anno, con le quali vennero
notiziati i deputati della città circa “il desiderio
della Serenissima, che fosse istituita una accade-
mia, considerata mezzo utile per
dare all’agricol-
tura tutto quell’incremento di cui suscettibili esser
possono li pubblici territori in vista anche della
moltiplicazione della specie bovina…nelle traccie
utilmente sperimentate dalle forestiere nazioni. …
L’Accademia sarebbe stata composta di ... perso-
ne possidenti ed abitanti in città, … affinché ri-
volgessero
la loro applicazione al maggior bene
dell’agricoltura nella provincia, non tanto nelle
materie ad essa propriamente appartenenti quanto
a quelle che aver potessero colla medesima con-
fluenza e relazione.
La dizione è larga e sembra volere concedere che si oltrepas-
sasse, … la specifica materia dell’agricoltura …”
2
.
E ciò è puntualmente avve-
nuto dal momento che fu premiato un fabbro ferraio, per aver egli realizzato un
qualcosa che nulla aveva a che fare con l’agricoltura. Riteniamo altresì utile
“precisare che la concessione di un premio da parte dell’Accademia era un fatto
abituale ma non banale. Essa concedeva premi di tre tipi: […] Il terzo tipo era
costituito dai premi
che ogni triennio dispensa l’Accademia agli inventori, o
promotori di alcun miglioramento nelle arti meccaniche, nel commercio e nel-
l’industria
3
.
In questo tipo rientra il premio concesso a Giovanni Franchini da
Querni. La lettera di comunicazione dice poco, come si vede, o almeno dice una
parte di quanto troviamo documentato altrove; tuttavia riteniamo che l’avveni-
mento sia da valutare importante almeno perché veniva premiato un fabbro ferraio
di campagna che aveva costruito oggetti di pregio ai di fuori e al di sopra delle sue
normali attività”
4
.
GIOVANNI, PERSONAGGIO PRINCIPALE di questa breve cronistoria e sul
quale, valendone veramente la pena, spenderemo più di qualche riga, nasce a
Quaderni da Luigi fu Giovanni e da Paola Benini il 25 aprile 1786. Sposatosi con
Apollonia Stopoli dello stesso paese il 19 luglio 1813, ebbe tre figli: Lucia, Luigi
che continuerà l‘attività paterna e Guglielmo; di costoro abbiamo solamente le
notizie desunte dai registri dei battezzati, dei matrimoni e dei morti della Par-
SEGUE A PAGINA 18
1
Oggi l’esatta denominazione è: Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona.
2
C. VANZETTI,
La Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere di Verona
, Verona, A.A.S.L.VR., 1990, pp.7-8, 10. Cfr.: G.P. MARCHINI, Le istituzioni museali e
accademie,
in "Cultura e vita civile in Verona", Banca Popolare di Verona, Verona, 1979.
3
P. ZAMBONI,
Storia degli anni 1827-28-29
, in “Memorie dell’Accademia di Agricoltura Commercio ed Arti di Verona, 12 (1831), pp. 229-294. Cfr. pp. 257-258.
4
E. FILIPPI – G. FRANCHINI,
I ferari dai Querni
, Verona, Edizioni Fiorini, 2008, p. 14.
5
Idem, pp. 67-68.
6
Idem, p. 31.
7
Memoria datata 3 Maggio 1835 letta in Accademia da Gerolamo Meschini (Archivio dell’Accademia, 1835, dicembre), in E. FILIPPI – G. FRANCHINI,
Il proprietario
colto e il ferar dai Querni
, Verona, Edizioni Fiorini, 2011, pp. 10-11.
Fig.1 - La lettera spedita dall'Accademia di Agricoltura, Commercio e Arti
di Verona nel 1835 a Giovanni Franchini dai Querni.
rocchia di Quaderni. Giovanni continuò l’attività paterna nella bottega di fabbro
e abbiamo quindi fondati motivi per ritenere che l’attività della famiglia Franchini
esistesse già nel corso del 1700, come in passato riferito anche da fonti orali
purtroppo ora non più riscontrabili. Poiché però il primo documento ufficiale
rinvenuto è quello qui riprodotto, idealmente con-
sideriamo il 1835 come l’anno “zero” dal quale far
iniziare l’attività di famiglia.
In una comunità rurale com’era il paese di Qua-
derni all’epoca, l’imperativo categorico era quello
di produrre tutto quanto occorreva per vivere e
spendere il meno possibile producendo da sé l’oc-
corrente per la vita. Tuttavia c’erano dei prodotti
che l’agricoltura non sapeva dare: tra gli altri, gli
oggetti in ferro richiesti dalla coltivazione dei cam-
pi: forche, badili, zappe, picconi, mannaie, erpici,
aratri, i ferri per gli equini e i bovini, oppure gli
oggetti in ferro e legno come carri, carriole, birocci,
parti delle porte e finestre delle abitazioni, cerchi
per le botti; oppure gli oggetti propri della casa
come i coltelli, le casseruole, i secchi, le inferiate,
le serrature, le chiavi di casa. E al di la di questi,
eventuali ferri battuti per abbellire le tombe dei
famigliari, la chiesa parrocchiale o le cappelle spar-
se nel territorio. Il fabbro utilizzava quanto rima-
neva della falce fienaia dopo lungo uso per costru-
ire coltelli. In poche parole, il fabbro svolgeva
un’attività primaria nella società rurale perché le
forniva un numero elevato di prodotti metallici
resi necessari dall’attività lavorativa e dalla vita in
generale
5
.
Oltre a quest’attività il Nostro ne svolgeva un’al-
tra, continuata anche dalle generazioni successive
fino alla quarta: la costruzione di orologi da torre o
da campanile. La memoria familiare tramanda che
nell’officina dei Franchini furono costruiti e
manutenuti gli orologi per i campanili di Quaderni (un tri-facciale che alcuni testi
oculari ricordano fosse siglato G.F.), di Mozzecane, di Rosegaferro e di Ferrara
di Monte Baldo, tutti paesi in provincia di Verona
6
.
L’incontro del tutto casuale del Franchini con i telescopi fu determinato dal
contatto avuto con un agiato signore di Verona, tale Girolamo Meschini, proprie-
tario terriero, persona colta in molti rami del sapere. Appassionato di astronomia,
da sempre coltivava l’idea di finanziare la costruzione di un telescopio gregoriano
per scrutare gli astri, insieme agli amici che periodicamente egli ospitava nella sua
proprietà in Quaderni. Dopo numerosi vani tentativi con “de’ nostri artisti di
Verona, che tutto promettevano, e nulla seppero ottenere; … venutomi alle mani
un campagnuolo della Provincia che nulla seppe mai ne di specchi metallici, né di
fusioni, Fabbro Ferrajo di professione, dotato peraltro di genio, e stimolato di
provvedere ad una numerosa Famiglia, mi si offerse di travagliare in quelle ore, che
avrebbe avuto o vacue del suo mestiere, o rubate al sonno a studiar accanitamente
nel proposito. … fatti varj tentativi s’è alla fine colto nel segno”
7
.
Dalla bottega del fabbro Giovanni uscì un telescopio costruito in tutto e per
tutto a mano con utilizzo di fucina, incudine, martello e … tanta dedizione e
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