Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 7

NUMERO 236 - MARZO / APRILE 2017
7
IL COMMERCIALISTA VENETO
Alessandro Solidoro
NICOLA AGNOLI *
Ordine di Udine
Le linee guida CNDCEC e SIDREA
per la valutazione delle aziende in crisi
PRINCIPI CONTABILI
MARTINO ZAMBONI **
Ordine di Verona
Introduzione
Lo scorso dicembre il CNDCEC e la Società Italiana dei Docenti di Ragioneria e di
Economia Aziendale (SIDREA) hanno emanato le “
Linee Guida per la valutazione
di aziende in crisi
”.
Sono state redatte nel
presupposto della conoscenza dei principi di valutazione
generalmente accettati
, individuati dallo stesso documento nei
Principi Italiani
di Valutazione (PIV)
emanati dall’Organismo Italiano di Valutazione (OIV)
1
e
negli
International Valuation Standard
(IVS) emanati dall’
International Valuation
Standard Council
(IVSC)
2
.
Le
Linee guida
- scaricabili dal sito
– sono state redatte
con riferi-
mento in particolare alle piccole e medie imprese
. Sono composte da 9 sezioni,
per un totale di 74 pagine, con le singole linee guida identificate da un numero
specifico. Chiudono il documento 5 appendici, tra cui si segnalano “
L’incarico
” e
La relazione di stima
”, ed un glossario.
Obiettivo delle
Linee guida
è supportare il professionista nell’attività di valutazio-
ne in contesti di crisi aziendali, identificando un processo valutativo che consenta di
adottare le corrette tecniche di valutazione, di ricercare le determinanti del valore, di
scegliere ed applicare il metodo appropriato, di motivare e spiegare gli assunti
valutativi e infine di interpretare il valore ottenuto.
Solo così sarà possibile migliorare la qualità delle stime e ridurre di conseguenza la
dispersione dei giudizi di valore.
Il professionista che valuta aziende in contesti di crisi deve essere consapevole di
dover effettuare una stima razionale, verificabile, coerente e affidabile, come pre-
scritto dai PIV. Solo in tal modo fornirà un valido supporto decisionale al
raggiungimento della migliore soluzione dello stato di crisi. Tali stime possono
infatti contribuire al raggiungimento di più finalità:
-
giudicare la convenienza alla prosecuzione dell’attività rispetto all’ipotesi
di liquidazione;
-
confrontare in termini di valore le diverse ipotesi evolutive di piani aziendali;
-
permettere l’espressione del giudizio di miglior soddisfazione dei creditori
richiesto all’attestatore;
-
consentire al commissario giudiziale di comparare diverse proposte
concordatarie depositate;
-
sostenere l’analisi in merito al rapporto tra attivo della procedura e richieste
dei creditori;
-
migliorare i processi decisionali degli organi aziendali, dei creditori e degli
organi della procedura concorsuale.
Le
Linee guida
analizzano le
fasi del processo di valutazione nelle situazioni di
crisi
, trattando in particolare la ricognizione delle cause della crisi, la definizione del
contesto di riferimento e del quadro evolutivo, la costruzione della base documen-
tale, la scelta del metodo di valutazione e il suo svolgimento, la declinazione delle
ipotesi nello sviluppo della perizia.
Si analizzano di seguito i contenuti principali delle diverse fasi del processo valutativo,
seguendo l’ordine previsto dalle
Linee Guida
alla cui lettura si rinvia per ogni
approfondimento.
Determinazione del contesto valutativo di riferimento
La corretta individuazione dello
stato di crisi
, delle sue
cause
e condizioni nonché
del
livello di gravità
rappresenta elemento imprescindibile e prodromico all’intero
processo valutativo (2.1.1).
Le
Linee Guida
rinviano al documento del CNDCEC “
Informativa e valutazione
nella crisi di impresa
” per l’individuazione di stato e tipologie di crisi e affermano
che
la comprensione del contesto valutativo si può raggiungere solo attraver-
so la costruzione di una adeguata base informativa
che comprenda l’analisi
strategica del quadro macroeconomico, del settore e dell’oggetto della stima e l’ana-
lisi quantitativa dei risultati storici e delle previsioni dei flussi economici e finanziari
e dei relativi scenari (3.1.2).
Condotta tale analisi l’esperto può trovarsi di fronte a
tre differenti contesti
valutativi
: l’azienda in tensione finanziaria (con o senza equilibrio economico) e
l’azienda in disequilibrio economico, in una situazione di crisi reversibile o
irreversibile. L’individuazione del corretto contesto valutativo, non sempre agevo-
le, si riflette poi sulle diverse attività del processo di valutazione (3.1.8).
Azienda in tensione finanziaria
L’azienda in tensione finanziaria non è in grado di garantire in un ragionevole arco
temporale con le entrate derivanti dall’attività operativa la copertura dei fabbisogni
finanziari originati da obbligazioni già assunte e pianificate (
temporanea difficoltà
ad adempiere
).
Quando tale carenza di liquidità sfocia nella difficoltà a far fronte ad obbligazioni
non più dilazionabili si manifesta il
rischio di insolvenza prospettica
(3.2.1).
Si collocano in questo contesto valutativo anche le aziende che nel loro piano
finanziario evidenziano l’incapacità del flusso di cassa dell’attività operativa di far
fronte alla data corrente o in futuro ai margini dell’area degli investimenti e dei
finanziamenti (3.2.2) e quelle in sovraindebitamento ex lett. a), comma 2 dell’art. 6
della L. 3/2012 (3.2.4).
In tali condizioni, il valutatore dovrà identificare ed esaminare attentamente le cause
che hanno originato la tensione finanziaria e gli strumenti utilizzati per fronteggiare
la situazione di non equilibrio (o per evitare un disequilibrio), ad esempio la cessio-
ne parziale di attività accessorie, il finanziamento soci, la ricapitalizzazione e la
rinegoziazione del debito, strumenti di solito evidenziati in un piano aziendale
(3.2.6).
In caso di assenza di piano, come spesso accade nelle realtà di minori dimensioni, il
professionista che nella valutazione ricorre alla metodica dei flussi di risultati attesi
(
income approach
) è costretto ad effettuare direttamente la previsione dei flussi
prospettici, precisando le ipotesi assunte e gli elementi a loro sostegno (3.2.8).
Azienda in disequilibrio economico e in crisi reversibile
Nell’azienda in disequilibrio economico e crisi reversibile
lo stato di impotenza a
soddisfare le obbligazioni è non transitorio
e diviene impossibile ricorrere al
credito in condizioni normali (3.1.5). Le
Linee Guida
precisano che non si tratta
dello “
stato di insolvenza
” ex. art. 5 Legge Fallimentare.
La condizione di queste aziende fa ragionevolmente presupporre la continuazione
dell’attività aziendale al completamento del piano di risanamento. Più il superamento
della crisi richiede profonde modifiche nell’organizzazione e/o nella gestione dei
processi aziendali, più è probabile una marcata differenziazione tra i risultati eco-
nomici-finanziari dei periodi ante e post risanamento (3.3.2).
L’elemento fondamentale che caratterizza la valutazione in questo contesto è pro-
prio la
discontinuità fra i valori economici finanziari attuali e quelli che ci si
attende che l’azienda ottenga
dopo il superamento del disequilibrio economico.
Il valutatore, quindi, deve essere consapevole che ricorrere per la stima a dati storici
può non essere opportuno.
Le
Linee Guida
raccomandano di ponderare con attenzione anche i dati economico-
finanziari relativi al periodo in cui la crisi è stata dichiarata, perché solitamente
accolgono significative rettifiche di bilancio operate dagli amministratori. In tale
situazioni sarà necessario utilizzare dati prospettici estratti dai piani aziendali o
adottare dati storici opportunamente integrati e rettificati, illustrando le ragioni
della scelt (3.3.3).
In tale contesto valutativo risulta opportuno utilizzare metodologie che si basano
sui flussi (in particolare quelli finanziari), perché più sensibili alle politiche di
ristrutturazione (3.3.5).
I flussi attesi dovrebbero essere determinati per ogni singolo anno, dato che l’uso di
valori medi normalizzati rischia di condurre a risultati poco ragionevoli.
Tale approccio analitico può essere utilizzato anche per valutare singoli gruppi di
attività omogenee (rami d’azienda). In tale situazione il valore complessivo del-
l’azienda risanata si ottiene dalla somma algebrica delle separate attribuzioni di
valore, al netto di eventuali cessioni (3.3.7).
Azienda in disequilibrio economico e in crisi irreversibile
Il contesto dell’azienda in disequilibrio economico e crisi irreversibile costituisce
l’ultima fase di vita aziendale, nella quale non vi sono le condizioni per garantire la
regolare copertura dei fabbisogni finanziari, la redditività è totalmente compromes-
sa e mancano ragionevoli previsioni di ristabilire l’equilibrio finanziario (3.4.1).
La condizione del dissesto è irreversibile e permanente e non vi sono quindi pro-
spettive di riportare i flussi di cassa operativi in positivo. La struttura del capitale
presenta una situazione di
deficit
patrimoniale permanente.
Sono assenti le condizioni minime per garantire la continuità nel tempo
e la
prospettiva di liquidazione dell’azienda rappresenta di conseguenza il percorso per
il soddisfacimento dei terzi creditori (3.4.2).
In questo contesto l’azienda non può essere valutata nel suo insieme e deve essere
considerata nei singoli beni suscettibili di autonomo realizzo, il cui valore costituirà
la base per le operazioni di cessione del liquidatore (3.4.4).
La formulazione delle prospettive di risanamento e degli interventi correttivi
La
struttura del processo valutativo
si modifica anche in funzione della possibi-
lità di formulare un progetto di risanamento, da contestualizzare con riferimento
SEGUE A PAGINA 8
1
In vigore dal 1° gennaio 2016.
2
Il CNDCEC ha curato la traduzione dell’edizione 2013, a disposizione sul sito
* Dottore di ricerca in Economia dell’Intermediazione Finanziaria.
Componente Comitato Scientifico SAF Triveneta
**Professore a contratto presso l’Università di Verona.
Dottore di ricerca in diritto ed economia dell’impresa
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