Il Commercialista Veneto n.230 (MAR/APR 2016) - page 23

NUMERO 230 - MARZO / APRILE 2016
23
IL COMMERCIALISTA VENETO
Alessandro Solidoro
GIORDANO FRANCHINI
Ordine di Verona
La contabilità in epoca Romana
SEGUE A PAGINA 24
DA DOVE VENIAMO?
QUANDO SI PARLA O SI SCRIVE DI ARGOMENTI che attengono la storia
della ragioneria il primo pensiero porta, giocoforza, a collocare l’inizio del
processo evolutivo della scienza ragionieristica nel periodo medioevale e a far
coincidere tale evoluzione con la stampa e la divulgazione della
Summa
di Frà
Luca Pacioli universalmente considerato, a pieno titolo, il “padre della
Ragioneria”, nonostante Egli stesso affermi di proporre e commentare il sistema
contabile già in uso presso i mercanti di Venezia e quindi di non aver inventato
alcunché.
Invero, le principali tappe evolutive della disciplina furono le seguenti
1
:
-
1202-1494: Leonardo Pisano detto il Fibonacci –
Liber Abaci;
-
1494-1840: Luca Pacioli –
Tractatus XI particularis de computis et
scripturis,
in “Summa de Arithmetica, Geometria, Proportioni ed
Proportionalità”;
-
1840: Francesco Villa –
La contabilità applicata alle amministrazioni
private e pubbliche;
-
1926: Gino Zappa –
Tendenze nuove negli studi di Ragioneria,
prolusione tenuta all’Università Ca’ Foscari di Venezia in occasione
dell’inaugurazione dell’anno accademico 1926/1927.
Tra queste tappe, seppur citate in modo assai sommario,
quella più significativa è, a giudizio di chi scrive, la prima,
cioè “quando Leonardo Pisano, noto ai più come Fibonacci
(
filius Bonacci
, figlio di Bonacci, o forse, più probabilmente,
de filiis Bonacci
, della famiglia Bonacci), scrive il
Liber
abaci
… sia per diffondere nell’Europa cattolica in lingua
latina la matematica degli Arabi (e degli Indiani anzi, come
Egli stesso tiene a precisare, degli Indiani imitati dagliArabi),
sia per consegnare ai mercanti, pisani e non, alcuni pratici
strumenti per i loro conti”
2
. Vennero quindi introdotti i
numeri o “segni” da 1 a 9, così come li conosciamo noi oggi,
e il decimo segno ancora sconosciuto, lo 0, inesistente nella
numerazione romana. “Con il decimo segno, 0, esprimono
qualcosa di ancora sconosciuto nelle terre latine
d’Occidente. Questo segno gliArabi lo chiamano
zephirum,
termine da cui noi oggi ricaviamo sia la parola
cifra
sia,
soprattutto, la parola e il concetto di
zero
3
.
Riguardo alla
figura del Fibonacci già scrisse, proprio sulle pagine di questo
giornale, il collega Giorgio Maria Cambié, al cui contributo
si rimanda
4
.
MA, TORNANDO ALL’ARGOMENTO DEL TITOLO, prima che quanto
in precedenza descritto accadesse, e ci si riferisce in particolare all’epoca romana,
la contabilità com’era tenuta? Inoltre, i Romani conoscevano un qualcosa che
potesse assomigliare alla “partita doppia” o “scrittura doppia”?
La storiografia consultata dà conto che “fra i primi teorici della Ragioneria vi
furono grandi filosofi greci come
Socrate, Platone, Aristotele
che diedero alla
Ragioneria una notevole dignità culturale, quasi a presagire l’importanza che
avrebbe rivestito per i posteri. In effetti il Ragioniere è sempre esistito nella
storia fin dai tempi antichi; si chiamava
elogista
in Grecia,
scriba
in Egitto,
rationale
a Roma, da cui il nome Ragioniere deriva. Anche gli strumenti di
rilevazione erano i più disparati: dalle
tavole fenice
ai veri e propri
libri contabili
romani
(
adversaria
ovvero prima nota,
tabulae
ovvero libri di entrate e di
uscite). Lo stesso concetto di patrimonio espresso in unità monetaria, … nasce
proprio con la Ragioneria Romana”
5
.
“Il nome della nostra scienza, che i Romani distinsero in
Ratiocinandi Scientia
[scienza, saggezza nel ragionare] e
Rationum ars
[abilità, capacità nei conti]
,
[sembra aver] tratto dall’antica voce
ratio
il conio perfetto donde si foggiò il suo
nome. …La voce
ratio
, infatti che al genitivo esce in
rationis
, vuol dire pensiero,
ragione, discorso ma anche
misura, valore, calcolo, rapporto, computo, conto,
stima, affare, registro, ditta, faccenda ecc.,
e pure
amministrazione patrimoniale.
… Potremmo dire, senza tema di smentita, che Roma, forse più della Grecia, (..)
col suo genio del diritto e dell’ordine, della misura e del valore
,
del calcolo e del
computo, seppe dare le più salde fondamenta alla scienza e all’arte della
ragioneria. …Non deve meravigliare tuttavia questo se Roma, madre del diritto
che seppe elevare a
jus gentium
, ebbe anche il senso della ragioneria che elevò a
ratiocinandi scientia
.…E, del resto, la
ratiocinandi scientia,
ebbe un ordinamento
di studi che s’incentrava nelle «
Scholae rationibus ediscendis»
[scuole dedicate
all’insegnamento della ragione], donde usciva di certo non pure il
calculator,
il
computator,
il
tabularius
[tutti sostantivi che indicano il contabile, calcolatore]
,
ma anche e specialmente il
ratiocinator
[amministratore] e il
rationalis
[cassiere,
contabile] che giunsero a coprire alte cariche di «ragioneria di Stato» come il
procurator a rationibus
[procuratore delle finanze]
,
detto anche l’
a rationibus
,
e di cui fan fede le istituzioni di ragioneria e gli strumenti e pur la dottrina anche
orale che si trasmise nei secoli e che permeò di sé tutta
l’amministrazione patrimoniale dei tempi di Roma”
6
.
Quindi, un impianto contabile sicuramente esisteva: di certo
nella pubblica amministrazione, come anche nell’ambito
delle attività mercantili private. Del resto non sarebbe stato
possibile governare, mantenere e gestire un Impero di sì
vaste proporzioni e per così lungo tempo senza un solido
apparato giuridico-amministrativo
7
.
I libri contabili in uso presso le aziende patrizie, quelli
almeno di cui si hanno notizie più certe, erano l’
adversaria
e le
tabulae
o
codex accepti et expensi.
L’
adversaria
altro
non era se non un registro di prima nota “che stava sempre
aperto, sotto gli occhi, di qui il nome”
8
e il cui contenuto,
con cadenza mensile veniva riportato su un altro registro
denominato
codex accepti et expensi
, che fungeva la libro
contabile generale.
Presso gli
Argentarii,
nelle aziende dei
Negotiatores
e nelle
Societates
, oltre all’
adversaria
e al
codex accepti et expensi,
era adottato anche il
codex rationum
o “libro dei conti”
come strumento fondamentale della rilevazione contabile
9
.
“Alberto Castagnoli in un suo studio sulla ragioneria nel
mondo romano, a proposito del
Codex rationum,
osserva
che esso era il libro principale del sistema contabile di rilevazione dei Romani,
cioè un vero e proprio libromaestro.Anzi il contenuto o l’oggetto della rilevazione
in questo libro era assai ampio giacché in esso venivano segnate oltre alle entrate
ed uscite riflettenti i movimenti del denaro anche gli impegni finanziari attivi e
passivi, pur «non tenendo distinte le operazioni del sistema degli impegni» che,
ben s’intende, è distinzione della ragioneria moderna. … Insomma il «codex
rationum» era unmastro, aggiunge il Castagnoli, giacché si suddivideva in diversi
conti particolari, per i vari rami dell’industria, sì da consentire di poter conoscere
«analiticamente la consistenza e le variazioni nei vari elementi del patrimonio
secondo la loro natura economica e per una necessità pratica di controllo»”
10
.
Tornando alla seconda parte della domanda di cui in premessa, e cioè se i
Romani fossero a conoscenza di un qualcosa che potesse assomigliare alla “partita
doppia” o “scrittura doppia”, occorre rifarsi a quando nel 1820, in Vaticano, lo
1
S. Pezzoli,
Profili di storia della Ragioneria
, Padova, Cedam, 1977, p. 2. Qui l’A. richiama in nota: F. Melis,
Prospetti storici di Ragioneria
, in “Rivista italiana di
Ragioneria”, ott./nov. 1940, pagg. 238-249;
Storia della Ragioneria
, Bologna, Zuffi, 1950, pag. 17 e segg.
2
P. Greco,
La scienza e l’Europa – Dalle origini al XIII secolo
, Roma, L’Asino d’Oro edizioni, 2014, pp. XVI-XIX.
3
P. Greco,
La scienza
…, cit., p. XIX.
4
G. M. Cambié,
800 anni dal Liber Abaci di Fibonacci
, C.V. n. 149, Sett./Ott. 2002, p. 11.
5
Contributo tratto dal sito:
in data 02/01/2016.
6
V. Masi,
La Ragioneria nella preistoria e nell’antichità
, Bologna, Accademia Nazionale di Ragioneria, 1963, pp. 305-306.
7
Sull’importanza ed autorevolezza universalmente riconosciute al Diritto Romano, si ritiene di non soffermarsi. Basti solo ricordare la valenza assunta dal Corpus iuris
civilis compilato negli anni 528-534 sotto l’impero di Giustiniano, (considerato il padre di quel Diritto romano ancor oggi studiato nelle università), opera che oltre ad
aver conferito organicità e struttura ad una legislazione frammentata in molti testi, ha anche ispirato i Codici napoleonici del 1804 e quelli di tanti altri paesi del mondo.
Cfr.: P. Scandaletti,
Storia del Vaticano
, Pordenone, Edizioni Biblioteca dell’Immagine, 2015, p. 132.
8
V. Masi,
La Ragioneria
…, cit., p. 376.
9
V. Masi,
La Ragioneria
…, cit., p. 397.
10
V. Masi,
La Ragioneria
…, cit., pp. 397-398. Qui l’A. richiama in nota: A. Castagnoli,
La Ragioneria nel mondo romano
, in Riv. «La Ragioneria», Roma, 1940, p.
160 e seg.
Marco Tullio Cicerone
(Musei Capitolini, Roma)
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