Il Commercialista Veneto n.230 (MAR/APR 2016) - page 24

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NUMERO 230 - MARZO / APRILE 2016
IL COMMERCIALISTA VENETO
storico e politico tedesco Barthold Georg Niebuhr (1776-1831) rinvenne un
frammento di un’orazione di Cicerone dalla quale risultava “che [il questore]
Frontejo, nella propria gestione, aveva seguito il sistema contabile introdotto da
Irtulejo (altro questore), il quale tanto per gl’incassi come per i pagamenti, teneva
due tavole (
tabulae
): quella del
quarto
e quella dei
tre quarti
. Esigeva un credito di
1000? egli, per la legge Valeria, doveva ritenersi saldato con 250 soltanto; epperò
nella tavola del
quarto
annotava le 250 esatte; e in quella dei
tre quarti
, le 750 di
perdita, per il saldo della partita. Similmente faceva per i debiti che pagava. Sicché
le tavole del
quarto
per gl’incassi, meno le tavole del
quarto
per i pagamenti,
davano la rimanenza effettiva di cassa; mentre le tavole dei
tre quarti
per gl’incassi,
meno le tavole dei
tre quarti
pei pagamenti, davano la perdita o l’utile netto”
11
.
Quindi, secondo le disposizioni della legge Valeria, promulgata circa l’86 a. C., i
creditori erano considerati saldati con la riscossione di un quarto del loro credito
12
.
Sull’argomento “Partita Doppia sì – no” si formarono, ovviamente, diverse
scuole di pensiero; di seguito ne citiamo brevemente solo alcune.
Giovanni Rossi nella sua opera del 1896 intitolata la
Computisteria dei romani
,
sostenendo una tesi negazionista giunse alla conclusione “che la
scrittura doppia
non poteva essere praticata dai romani, perché ostavano specialmente difficoltà
materiali allo sviluppo di questo metodo; [e si ripropose] particolarmente di
provare, che lo storico tedesco Giorgio Bartolo Niebuhr … non aveva, nella sua
affermazione, alcun serio fondamento”
13
.
Plinio Bariola, nella pubblicazione citata, sposando una tesi più possibilista
che non quella del Rossi, sulla base degli studi effettuati, ammetteva “come
possibile che i romani praticassero un metodo bilanciante nelle loro
11
P. Bariola,
I Romani e la Scrittura doppia
, Milano, tip. Cavalli e Salmini, 1897, pp. 7-8. - Cfr.: A. De Brun,
La contabilità agricola dei Romani
, Roma, Tipografia
Agostiniana, 1906, p. 3.
12
P. Bariola,
I Romani
…, cit., p. 7. - G. Rotondi,
Leges publicae populi romani
, Hildesheim, Zürich, New York, Georg Olms Verlag, 1990, p. 347.
Lex Valeria de aere alieno
, … proposta dal consul. suff. Valerius Flaccus, in seguito ai gravi dissesti occasionati dalla guerra d’Asia, rimise tre quarti dei debiti (creditoribus
quadrantem solvi iusserat): forse solo per i debiti contratti anteriormente all’inizio della crisi (666/88). Essa non era più in vigore nel 673/81 (Cic. Pro Font., I, cit.) ma
non risulta che sia stata abrogata da una
Lex Cornelia de aere alieno
“.
13
P. Bariola,
I Romani
…, cit., p. 5.
14
P. Bariola,
I Romani
…, cit., p. 5.
15
F. Melis,
Storia della Ragioneria
, Bologna, 1950.
16
V. Masi,
La Ragioneria
…, cit., p. 399.
registrazioni”
14
, che Egli denominava a
giro doppio.
Infine il Melis
15
, ponendosi idealmente in una posizione intermedia tra i due
precedenti studiosi, conclude che “se potesse stabilirsi che il «Codex rationum»
accogliesseoltreaicontiaglielementianchequellidel«risultatoeconomico»,sipotrebbe
senz’altro assegnare la priorità di creazione della «partita doppia» ai Romani”
16
.
Ovviamente la carenza di fonti certe non permette di avallare con assoluta
sicurezza una tesi anziché l’altra. Considerando però che in base alla
lex Valeria
veniva registrato su una
tabula
il quarto relativo ad un incasso o pagamento di
un credito o debito e che ciò dava forma al conto di Cassa (quindi si parla di
“Stato Patrimoniale”), e su un’altra i tre quarti relativi al mancato pagamento o
mancato incasso e che altro non rappresentano se non un profitto o una perdita
(quindi si parla di “Conto Economico” o “Conto Profitti e Perdite” com’era
denominato tempo addietro), considerando altresì che in seguito
all’adempimento dell’obbligazione si doveva poi procedere con l’azzeramento
dell’intera partita creditoria o debitoria il cui saldo trovava perfetta
corrispondenza con la somma dei quarti di cui in precedenza, il bilanciamento
della rilevazione c’è tutto, così come potrebbe venire espresso anche oggi in un
articolo di Partita Doppia. In conclusione, verrebbe da dire che se relativamente
alla tecnica contabile in uso presso i Romani non si possa parlare di Partita Doppia
in senso tecnico così com’è oggi intesa, di certo si è di fronte a un qualcosa che vi
assomiglia tanto, ma tanto davvero.
Per un maggior approfondimento si rimanda, come sempre, all’autorevole
bibliografia richiamata nel testo. Un particolare ringraziamento va rivolto alla
dott.ssa Ilaria Malini per la verifica e traduzione dei termini da greco e latino; al
prof. Alfredo Buonopane, docente di Storia ed Epigrafia romana all’Università
di Verona, per la ricerca e le indicazioni bibliografiche sulla
lex Valeria
.
La contabilità in epoca Romana
SEGUE DA PAGINA 23
TRE VENEZIE DA SCOPRIRE
P
osto in posizione ortogonale
all’apice del corso principale
di Pordenone, nel quale si
affacciano stupendi palazzi di
origine medievale, che conservano
ancora molte delle antiche
decorazioni ad affresco, il Palazzo
Comunale appare quasi come un
discreto ed elegante guardiano
della vita della città, il cui incedere
è scandito da oltre 600 anni da un
orologio, incastonato in un
torrione sulla cui cima si ergono una campana con le statue di due paggi
incaricati dei rintocchi.
L’orologio si rifà ad una tradizione che si ritrova ad esempio nella Torre
omonima in Piazza San Marco, a Venezia, o in quella di Piazza della Libertà
a Udine. Gli originari meccanismi furono sostituiti nel 1878, e poi
definitivamente rimpiazzati in tempi recenti da sistemi elettrici.
A noi rimane lo splendido quadrante, con le funzioni astronomiche espresse
dai segni zodiacali e dai mesi solari.
Il palazzo comunale
di Pordenone e l'orologio
astronomico-lunare
SEGUE DA PAGINA 3
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