Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 4

4
NUMERO 236 - MARZO / APRILE 2017
IL COMMERCIALISTA VENETO
ultimi due anni nella mia qualità di consigliere nazionale delegato a questa
materia. Quindi sì, le SAF sono di per sé un obiettivo, per di più già centra-
to, anche se ovviamente da seguire con cura e da sviluppare e far crescere
al meglio. Ma esse avranno ancor più senso, nella prospettiva della costru-
zione di un nuovo profilo della nostra professione, se riusciremo nel
raggiungimento di uno degli obiettivi più importanti che ci siamo dati in
questa consiliatura: vedere ufficialmente riconosciute le specializzazioni
nel nostro ordinamento professionale, affinché i nostri colleghi possano
spenderle in un mercato sempre più parcellizzato e diversificato.
Sul fronte qualificazione professionale, altre categorie hanno preferito
la via della “certificazione delle competenze”, anziché la specializzazione.
Perché ritieni invece indispensabile per i commercialisti dover passare
da corsi di specializzazione? L’esperienza e la formazione (anche specia-
lista) di ogni professionista non è già in sé sufficiente? Perché è necessa-
rio acquisire ulteriori competenze? Non si rischia così, di ammettere
indirettamente che siamo una categoria non sufficientemente qualifica-
ta? Siamo sicuri che la figura del “commercialista specialista” possa
attecchire in tutti i territori (penso, ad esempio, ai piccoli contesti di
paese, dove è difficile – se non impossibile- creare grandi studi o fare rete
tra colleghi con diverse specializzazioni )?
La scelta di investire sulle specializzazioni è strategica e di lungo periodo.
Un tentativo, a mio avviso il più concreto, di rispondere alla crisi di pro-
spettive che investe la categoria. La gran parte dei nostri colleghi è ancora
oggi concentrata sulla mera consulenza fiscale e probabilmente questa
resterà a lungo la nostra principale “vocazione”. Però, nel momento in cui
si è pienamente consapevoli del declino di questa impostazione professio-
nale o perlomeno delle difficoltà che questo modello affronta per i tanti
motivi che ho poco fa elencato, è giusto interrogarsi su cosa e come fare
per costruire nuovi spazi professionali per i commercialisti dei prossimi
decenni. Si tratta di una scelta di responsabilità nei confronti della catego-
ria, che probabilmente non darà frutti nell’immediato ma che pagherà in
futuro. Certo che i commercialisti sono già formati e sono già oggi sinoni-
mo di qualità e affidabilità, ma dovranno esserlo sempre più in futuro. Certo
che le specializzazioni saranno fisiologicamente più utilizzate in contesti
economicamente avanzati anziché nelle piccole realtà, ma ovviamente spe-
cializzarsi sarà un’opportunità, non un obbligo, che coglierà chi vorrà farlo.
Ma questa delle specializzazioni è una sfida alla quale non possiamo più
sottrarci, perché ce lo chiedono il mercato e le rinnovate esigenze che
scaturiscono dai nuovi assetti organizzativi che il nostro sistema imprendi-
toriale ed economico vanno assumendo con estrema velocità.
Il Tuo prossimo, imminente obiettivo per la categoria (ovvero, a cosa ti
dedicherai domani?)
Non so se sarà imminente, ma è un obiettivo al quale stiamo lavorando con
molta concretezza in queste settimane e mi sembra di poter dire con buone
possibilità di successo di vederci riconosciuto il ruolo di certificatori finali
del processo relativo alla fatturazione elettronica tra privati. Un’idea che
sta incontrando l’interesse delle istituzioni alle quali lo abbiamo sottopo-
sto e che mi sta a cuore non solo per le evidenti ricadute positive che
avrebbe per la professione, ma anche perché mi sembra paradigmatico
della filosofia di fondo che ci ispira. Mi spiego: prima o poi la fatturazione
elettronica tra privati diventerà realtà. Una novità che potrebbe incidere
pesantemente e in maniera molto negativa su decine di migliaia di colleghi.
Come ci attrezziamo di fronte a questo scenario? Lo subiamo, magari pronti
a lamentarcene ex post sui social? Oppure proviamo a gestirlo? Io credo
che il cambio di mentalità che dobbiamo compiere deve indurci ad imbocca-
re la seconda strada. Nel senso che dobbiamo essere pronti a metterci a
disposizione dell’amministrazione finanziaria anche in questo caso, ma l’am-
ministrazione deve a sua volta finalmente riconoscerci un ruolo. Chi meglio
di noi può certificare la correttezza del processo di fatturazione? Quanto
gioverebbe allo Stato il nostro impegno in termini di lotta all’evasione Iva?
Sono domande retoriche, ovviamente. Ti do dei numeri, fonte Ocse: tra il
2007 ed il 2011, l’introduzione del fisco telematico ha comportato per l’Italia
una riduzione della spesa aggregata per le funzioni fiscali del 50,3%. Un
risultato clamoroso, al quale abbiamo contribuito in larga misura proprio
noi commercialisti, senza però ricavarne alcun tipo di vantaggio. Ora è il
momento della fatturazione elettronica. Bene, noi ci siamo, a patto che
questa volta ci venga riconosciuto un ruolo in virtù della nostra professio-
nalità.
Insieme agli avvocati siamo la categoria che ha subito fortemente la crisi
con le giovani generazioni che guadagnano stipendi sempre più ridotti.
Cosa consiglieresti ad in giovane che si approccia alla professione?
Le difficoltà dei giovani si inseriscono nel quadro di difficoltà del sistema
ordinistico di cui abbiamo già parlato. Noi commercialisti abbiamo su que-
sto fronte numeri particolarmente preoccupanti: crolla del 40% il numero di
iscritti agli esami di Stato per accedere alla professione, scende il numero
dei tirocinanti. La professione perde appeal perché i giovani sanno che
non può più garantire, come accadeva in passato, certezze economiche.
Non posso che rispondere alla tua domanda che tornando all’invito pres-
sante a far tesoro delle specializzazioni. E soprattutto a loro, ai giovani
commercialisti del futuro che lanciamo questa sfida. Poi questa tua doman-
da mi consente anche di ricordare che nelle scorse settimane il Consiglio
nazionale ha inviato a tutti gli Ordini un questionario che andrà utilizzato
per monitorare il rispetto da parte dei dominus dei giovani tirocinanti. A
questi ultimi vanno riconosciuti alcuni diritti contenuti nel nostro recente
codice deontologico, a cominciare da quello al rimborso delle spese o ad
un compenso. Cominciamo anche da qui a rendere meno ostico per i giova-
ni l’ingresso nella nostra professione.
Da un osservatorio privilegiato come quello della presidenza Nazionale
come vedi il domani della nostra professione ed in generale della nostra
società?
Stiamo attraversando un periodo molto difficile in campo politico e sociale,
sia a livello nazionale che internazionale. C’è in giro tanta rabbia, molto
malcontento, spesso giustificati, certo, ma temo a volte forieri di risposte
sbagliate. Sempre più spesso vengono messi in discussione assetti e con-
quiste che sembravano patrimonio comune, dall’Europa unita al valore
della globalizzazione intesa come apertura al libero scambio, apertura dei
mercati, abbattimento delle frontiere. In Italia la situazione politica è indub-
biamente sfilacciata e confusa. Ciò rende estremamente difficile fare previ-
sioni sul futuro che ci attende, ma sicuramente con questo contesto di
incertezza crescente dovrà fare i conti anche la nostra professione. Anche
per questo credo sia importante “attrezzarsi” per gli anni a venire.
In una società 2.0 ha senso scrivere un giornale cartaceo? Il nostro gior-
nale di categoria, PRESS… idee per un suo rilancio?
Anche il mondo dell’informazione sta subendo un profondissimo proces-
so di trasformazione. L’esplosione della rete prima e dei social poi, ne stan-
no radicalmente mutando le caratteristiche. I giornali cartacei soffrono de-
cisamente l’informazione
on line
, sino al punto che molti osservatori si
interrogano sulla loro capacità di resistere sul mercato. Io credo però che
essi abbiano ancora una funzione specifica, perché favoriscono una
fruizione più meditata delle notizie, specie quando si caratterizzano per la
volontà di approfondire i temi, andando oltre la velocità spesso
semplificatrice del sistema informativo attuale. Sarà importante, anche per
la nostra testata nazionale, far convivere al meglio cartaceo e
on line
. Sono
complementari. "Press" deve sempre più riconquistare autorevolezza e
riconoscibilità sia presso i nostri iscritti che all’esterno. Il suo ripensamento
complessivo è una delle cose alle quali abbiamo già messo mano. Quanto
prima la nostra rivista avrà una nuova veste grafica, un nuovo progetto
editoriale, una nuova cadenza, una maggiore attenzione a contenuti scien-
tifici, una crescente volontà di essere protagonista “riconosciuto” della
vita della categoria, anche sui territori. Il tentativo sarà quello di coniugare
questa sua rinnovata autorevolezza con una presenza dinamica e significa-
tiva sui social, sui quali è giusto essere presenti in maniera consapevole.
Ma tu… leggi "IlCommercialista Veneto" (puoi anche rispondere che lo
tieni solamente in libreria )?
Per un commercialista che come me ha intrecciato la propria esperienza
umana e professionale con la comunità di colleghe e colleghi del Triveneto,
questa testata è sinonimo di senso di appartenenza e di identità. Lo leggo?
In passato, sì. Spero di poterti dare questa risposta anche nei prossimi
anni. Al momento posso dirti con certezza solo che ultimamente il mio
tempo libero si è drasticamente ridotto.
GrazieMassimo, buon lavoro.
SEGUE DA PAGINA 3
L'INTERVISTA
Massimo Miani
1,2,3 5,6,7,8,9,10,11,12,13,14,...32
Powered by FlippingBook