Il Commercialista Veneto n.239 (SET/OTT 2017) - page 2

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NUMERO 238 - LUGLIO / AGOSTO 2017
IL COMMERCIALISTA VENETO
Un gioiello: Villa Giusti Del Giardino
TRE VENEZIE DA SCOPRIRE
ELISANADALINI
Ordine di Udine
N
on tutti sanno che il Comitato di Redazio
ne del nostro Giornale non ha una sede
fissa per gli incontri mensili/bimestrali, ma
il luogo di ogni consesso varia di volta in volta.
Le riunioni si tengono abitualmente presso dei
ristoranti dove vengono messi a disposizione sin
dal pomeriggio dei locali ove noi del Comitato di
Redazione possiamo svolgere i nostri lavori.
Spesso accade che si formuli anche un program-
ma culturale che permetta di conoscere aspetti
del territorio ospitante.
Nella riunione di fine settembre abbiamo avuto il
piacere di scoprire un vero e proprio “gioiello” ai
più sconosciuta: Villa Giusti Del Giardino.
In queste poche righe vogliamo farvela scoprire
e chissà…. Magari anche incuriosirvi un po’…!
Nella villa, sita in località Mandria, alle porte di
Padova, furono condotte le trattative fra le Com-
missioni del Regno d’Italia e dell’Impero austro -
ungarico per la stipula dell’Armistizio della prima
guerra mondiale. Le trattative iniziarono nella
mattinata del 1 novembre 1918 e si conclusero
alle ore 17.00 del 3 novembre con la firma da parte
dei membri delle due Commissioni.
Facciamo un passo indietro: cosa accadde in quei
giorni dell’autunno 1918?
Nella serata del 30 ottobre 1918 a Serravalle inVal
Lagarina (Trentino) la commissione d’Armistizio
austro-ungarica formatasi già all’inizio del mese,
attraversò le linee per iniziare la trattativa. Essa
era guidata dal generale Weber Von Webenau,
delegato dall’imperatore Carlo X, e ne facevano
parte alti ufficiali di Stato Maggiore, fra cui il ge-
nerale di Corpo d’armata Von Seiller e S.A.I. il
Comandante di Marina Principe zu und von
Liechtenstein.
Dopo varie trattative la Commissione fu traspor-
tata in auto a Villa Giusti dove giunse nella serata
del 31 ottobre 1918 e fu alloggiata con tutti gli
onori.Alle 9.30 del 1 novembre arrivò aVilla Giu-
sti anche il Generale Pietro Badoglio con l’intera
delegazione italiana, di cui facevano parte alti
ufficiali di Stato Maggiore.
Così il giornalista Ugo Ojetti descriveva la villa e
l’arrivo di Badoglio sul Corriere della Sera del 2
novembre: “
…Più brutta non si poteva trovare,
ma gli austriaci se la meritano. Brutta, sì, gial-
la, stinta e nuda, dell’Ottocento più borghese,
piatto e trito che tra Pio X e De Pretis si possa
immaginare. Ma quando il primo di novembre,
sotto una nebbiolina azzurra che faceva legge-
ra tutta la terra, l’automobile del generale
Badoglio apparve al cancello, e una tromba
dette i tre squilli e i quaranta carabinieri a ca-
vallo, lucerna e cappotto grigio schierati lì su
due file davanti alle finestre dei plenipotenziari,
lo salutarono con le sciabole, che sembrò un
baleno, quella diventò la più bella delle ville
d’Italia le quali sono le più belle al mondo.”
La discussione fra le due commissioni fu molto
intensa e complicata e durò tutte le giornate dell’1
e 2 novembre senza che si raggiungesse un ac-
cordo, anche se nei fatti si ebbe una tregua nei
combattimenti. Il 3 novembre mattina la situazio-
ne divenne sempre più tesa, così che il Generale
Badoglio, alzatosi, batté un pungo sul tavolo e
gridò: “
io sono qui venuto per discutere leal-
mente da soldato fra soldati, non per sottilizza-
re su ripieghi e cavilli! Poiché così è, considero
come nulli e non avvenuti gli accordi conclusi.
La battaglia continua
” e ordinò “
Si revochi
immediatamente l’ordine di sospensione delle
ostilità
”. Di fronte a questa reazione, il generale
Weber, desideroso di risparmiare altre morti e cru-
deltà, assunse personalmente l’iniziativa e alle
ore 17.00 firmò l’Armistizio così come era stato
proposto da Badoglio. L’armistizio non solo pose
fine allo stato di guerra fra l’Italia e l’Impero
austro ungarico, ma anche facilitò la risoluzione
del conflitto più generale perché provocò un de-
ciso indebolimento della posizione dell’Impero
germanico che ancora intendeva resistere alle
Potenze dell’Intesa.
M
a com’èVillaGiusti? Èdavvero così brut-
ta, gialla, stinta e nuda come l’ha de-
scritta Ugo Ojetti? Il complesso attuale
è formato da due fabbricati principali distinti, rap-
presentati dalla villa vera e propria e da un gran-
de edificio che conglobava le dipendenze di ser-
vizio (portineria, scuderie) ed agricole (granaio
ed officine). Sono anche presenti una torre risa-
lente almeno al XII secolo e pesantemente re-
staurata in epoca romanica, un grazioso
jardin
d’hiver
di stile tardo ottocentesco e varie serre
minori.
L’aspetto e la struttura attuali del complesso sono
legati ad un restauro globale effettuato nel 1875,
secondo lo stile allora
dominante che tendeva
a conglomerare stilemi
eterogenei (fra cui le due
torri di stile prettamente
austriaco che fiancheg-
giano l’ingresso) e a uti-
lizzare materiali poveri
(fra cui il cemento colo-
rato); sono stati conser-
vati solo pochi elementi
propri degli stili più an-
tichi, come alcuni pavi-
menti in terrazzo alla ve-
neziana.
Il complesso sorge lun-
go la strada che già nel
periodo romano connet-
teva Padova con Abano
Terme. Un’interessante
traccia di questo perio-
do è rappresentata da un
grosso frammento di la-
pide funeraria in pietra
rosata del I secolo d.C.:
essa fu ritrovata nelle
campagne circostanti
nel 1842 dal parroco del-
la vicina chiesa di Santa
Maria di Mandria e donata ai proprietari della
villa (ora esposto in prossimità della torre). La
lapide attesta la consuetudine di quei tempi di
costruire tombe ed elevare monumenti funebri
lungo le strade. Un commovente e famoso esem-
pio è la lapide di Claudia Tereuma, un’artista di
19 anni deceduta durante il viaggio verso Abano
nella speranza di ricevere guarigione dall’oraco-
lo salvifico dell’eroe Gerione che lì veniva vene-
rato, ritrovata a poca distanza dalla villa (esposta
nel Museo Archeologico di Padova).
Non si può escludere che sotto le costruzioni
attuali vi siano resti di strutture di età romana:
nell’angolo del parco lungo la strada in direzione
di Abano, presso un ponte ora scomparso, fu
ritrovato un astuccio contenente attrezzi chirur-
gici di età romana (esposto nella stessa sede). La
torre sembra risalire all’età medievale e ciò po-
trebbe indicare che il complesso formasse una
notevole fortificazione che faceva parte di un si-
stema difensivo esterno alla città di Padova; l’im-
portante ruolo militare della famiglia Capodilista,
che fu la proprietaria originale, ne può dare am-
pia conferma. La torre fu trasformata in torre
colombaria, come indicato dai fori simmetrici pre-
senti in tutte e quattro le facciate, secondo quan-
to prescritto dalla Repubblica di Venezia per tut-
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