Il Commercialista Veneto n.233 (SET/OTT 2016) - page 23

NUMERO 233 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2016
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IL COMMERCIALISTA VENETO
L
A
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OCHA
DE
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EON
Domande, riflessioni , dialoghi
L'eterno irrisolto tema
di una giustizia efficiente
A proposito del fisco
che si arrende agli evasori
Caro Direttore,
mi piacerebbe scambiare con Te due
opinioni su altrettanti fatti di crona-
ca accaduti nei giorni scorsi, anche
se riconosco che in effetti hanno
scarsa attinenza con le tematiche
trattate in queste pagine. Premetto
che leggo sistematicamente il Vo-
stro giornale che viene recapitato
allo studio nel quale collaboro, e in
particolare apprezzo questa Rubri-
ca, che mi dà proprio l’impressione
di una
vox populi
libera e che non
tratti sempre necessariamente
argomentazioni di taglio economico/
fiscale. Faccio altresì presente che
con queste riflessioni non intendo
assolutamente fare disquisizioni di
natura politica, ma solamente scam-
biare due pensieri in libertà.
Mi riferisco ai processi “Marino” e
“Cota”, nei quali i principali imputa-
ti Ignazio Marino (ex sindaco di
Roma) e Roberto Cota (ex governa-
tore della Regione Piemonte) sono
stati assolti con formula piena dal-
l’imputazione per la quale furono rin-
viati a giudizio, perché “il fatto non
sussiste”. O almeno così mi è parso
di capire sia dalla televisione che dai
giornali.
Orbene, in estrema sintesi, quando
una persona viene rinviata a giudi-
zio, ciò avviene sulla base di un de-
terminato impianto probatorio, o
presunto tale, formato da tutto quel
materiale che costituisce il fascico-
lo del Pubblico Ministero.
Questo fascicolo ad un certo mo-
mento viene messo a disposizione
del difensore affinché, valutati tutti
gli elementi a carico dell’indagato,
egli possa controdedurre e portare
ulteriori elementi di prova a discari-
co della persona sottoposta ad in-
dagini e, per quanto possibile, fare
di tutto per ottenere l’archiviazione
del caso ed evitare così il processo.
Se il processo non si evita, a questo
punto interviene il terzo “attore” che
è il Giudice (monocratico o in com-
posizione collegiale) il quale, inve-
stito del procedimento, fino a quel
momento nulla conosce della cau-
sa, tranne i cosiddetti “atti non
ripetibili” (cioè quegli atti che non
sono riproducibili in dibattimento,
ad esempio: incidente probatorio,
testimonianza di persona in fin di
vita, esame autoptico, rogatorie in-
ternazionali, ecc.) e il cui fascicolo,
che al termine del dibattimento con-
terrà la medesima documentazione
già in mano alle altre due parti (P.M.
e difesa), si formerà nel corso del
processo.
Alla fine, quando cioè l’accusa pro-
nuncerà la requisitoria con la richie-
sta di comminatoria delle sanzioni e
la difesa svolgerà la sua tesi difen-
siva, i fascicoli a disposizione dei
tre “attori” (Giudice, P.M., difesa)
saranno speculari. Ciò è avvenuto,
ritengo, anche per i due processi di
cui sopra.
Ma allora, mi chiedo, se gli elementi
probatori a disposizione delle parti
sono esattamente identici, com’é
possibile che il magistrato che rap-
presenta la Procura chieda “X” anni
di detenzione e/o “Y” euro di san-
zioni e il Giudice, valutando le stes-
se identiche prove, decida per l’as-
soluzione con formula piena?
E qui si lega un’ulteriore riflessio-
ne: considerando che non esiste per
i magistrati la separazione delle car-
riere, quindi i P.M. possono entrare
a far parte della magistratura “giu-
dicante” e, viceversa, i giudici pos-
sono migrare nella magistratura
“requirente”, cosa sarebbe potuto
succedere se quel P.M. anziché so-
stenere la pubblica accusa si fosse
trovato ad essere organismo giudi-
cante, e magari monocratico?
Ritengo che la cosa non sia di poco
conto, se appena si considerino gli
elevati costi per la gestione ordina-
ria dell’apparato giudiziario e i non
infrequenti indennizzi per ingiusta
detenzione che lo Stato (e quindi, in
ultima analisi, tutti noi contribuen-
ti) si trova a dover corrispondere; e
ritengo, inoltre, che non possa ve-
nire sempre invocata la classica “fo-
glia di fico” degli ulteriori due gradi
di giudizio che, eventualmente, pos-
sono riformare la sentenza del gra-
do precedente rivelatasi errata.
Senza tralasciare, poi, la marcata
violazione del sacrosanto principio
di Giustizia.
Non ti nascondo che ho qualche
difficoltà a darmi una risposta.
Ciao, grazie e alla prossima.
AnnaChiriatti
Consulente del lavoro (Verona)
Caro Direttore,
circa un paio di settimane fa ho notato su un quotidiano a diffusione nazio-
nale il seguente titolo
“il fisco si arrende agli evasori”
. Incuriosito dalla
notizia, che sapeva di sparata scandalistica senza un preciso costrutto, si
apprende che una direzione provinciale del nostro amato Triveneto, nel-
l’interpretare le linee guida provenienti dalla competente D.R.E , ha dispo-
sto che si possa procedere alla archiviazione
“massiva”
delle pratiche di
accertamento poco proficue ossia quelle con recuperi al sotto di un certo
limite. Inoltre per gli evasori totali (per annualità multiple) viene prevista
l’immediata archiviazione delle annualità successive alla prima quando, a
fronte di un PVC e del successivo avviso di accertamento, il primo periodo
d’imposta accertato è risultato
“non proficuo”
con la conseguente neces-
sità di iscrizione a ruolo del carico. La vicenda è stata pure oggetto di una
recente interrogazione parlamentare.
Alla luce di tutto questo, a parte l’evidente profilo morale, non ti pare che
i concetti di
“capacità contributiva”
e
“indisponibilità della pretesa
tributaria”
sfumino del tutto?
Cordialmente
Michele Sonda
Ordine di Vicenza
P
ochi luoghi in Italia sono in grado
di riportarci ad un particolare ed
importantissimo periodo storico,
qual è stato quello dei Longobardi, sot-
to il cui dominio - durato oltre duecento
anni – era stata unificata quasi tutta l’Ita-
lia Continentale: Cividale del Friuli, pri-
ma capitale del Ducato del Friuli dagli
stessi fondato nel 568 d.c., è senz’altro
uno di questi.
Qui la storia dell’Alto Medioevo si re-
spira immediatamente addentrandosi nel
preziosissimo
Tempietto Longobardo,
o scoprendo le raffinate
testimonianzeconservate nel
Museo Ar-
cheologico Nazionale
, o anche solo pas-
seggiando tra le pittoresche viuzze di
Borgo Brossana
, che improvvisamente
si aprono sulla spettacolare ed impres-
sionante gola del fiume Natisone, mae-
stosamente solcata dal
Ponte del Dia-
volo,
simbolo della città, a buon diritto
annoverato tra i più belli del nostro Pa-
ese; si narra che il Maligno ne abbia age-
volato la costruzione posizionando in
modo appropriato l’imponente scoglio
su cui poggiano le sue due arcate, in cam-
bio dell’anima della prima creatura che
lo avesse attraversato una volta ultima-
to, venendo poi beffato dai Cividalesi,
che si servirono di un animale per l’in-
combenza: se provate a scendere ed a
TRE VENEZIE DA SCOPRIRE
Cividale del Friuli: I Longobardi in Italia
Il Tempietto Longobardo - interno
Un reperto del Museo Archeologico
Nazionale
guardarlo dal basso non vi sarà difficile
crederci….
Germano Rossi
(Ordine di Treviso)
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