Il Commercialista Veneto n.233 (SET/OTT 2016) - page 1

Anno LI - N. 233 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2016
Poste Italiane spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza
PERIODICO DEI DOTTORI COMMERCIALISTI
E DEGLI ESPERTI CONTABILI DELLE TRE VENEZIE
CV
. org
di FILIPPOCARLIN
OTTANTAPERCENTO
In questo numero
L'inserto / L'ASSOCIAZIONE
E I SUOI PRIMI 25 ANNI
È
sabato sera, mentre attendo
di vedere la partita della mia
amata Juve (una volta, con-
tro l’Atalanta, non ci sareb-
be stata storia, ndr), mi ci-
mento con il mio primo editoriale…o
almeno ci provo.
Da dove partire?
I Consigli degli Ordini sono freschi di
nomina e, fra meno di un mese, ci sarà
l’elezione del nuovo Presidente del Con-
siglio nazionale e questi cambiamenti,
inevitabilmente, mi portano a chiedere:
ha ancora un senso essere chiamati com-
mercialisti? E ancora, cosa significa es-
sere commercialisti? Ma soprattutto, il
nostro ruolo ha ancora un futuro?
Parto subito dalla fine, dicendovi di sì.
Il mio entusiasmo nella risposta non si-
gnifica però che non vi siano alcune
criticità.
Ad esempio il caso di quel cliente che
mi dice
“… dottore, quest’anno mia
suocera ha voluto andare a farsi fare la
dichiarazione dei redditi da un altro
commercialista!!!”
, per poi scoprire
che il “commercialista” non è altro che
il CAF del sindacato pensionati…
O ancora quanto raccontato nel servi-
zio de
Le Iene
su “l’escapologo fiscale”
dove viene presentato un imprenditore
(o sedicente tale….) che, un po’ grazie
ad una cultura fiscale iniziata e finita
nelle pagine del web, un pò interpretan-
do i consigli (?) del proprio commercia-
lista (?) in maniera molto superficiale e
semplicistica, o addirittura in maniera
border line
(per sua stessa ammissio-
ne), consiglia alla “signora Giorgina”
come ridurre il proprio imponibile fi-
scale e risparmiare imposte, finendo -
inevitabilmente - per dare dei cretini ai
professionisti di tutta una categoria,
ovvero la nostra (ma approfondiremo
la questione in un prossimo numero del
giornale).
Ma allora c’è ancora bisogno di noi com-
mercialisti?
Ripeto, io dico di sì e mi ricollego all’ul-
timo editoriale di Germano (grazie, di-
rettore, arrivederci…) intitolato “Pas-
sione ed Orgoglio”.
Rispondo di sì per lo stesso motivo per
il quale dopo diciotto anni di comitato
di redazione ho accettato di assumere la
direzione de
Il Commercialista Veneto
,
per lo stesso motivo per cui, in tanti
anni di professione ho fatto parte del-
l’unione, del consiglio dell’ordine e di
disciplina, delle commissioni, ho parte-
cipato alla formazione ed ai congressi,
alle cene ed alle feste… perché si, in-
somma, io ancora ci credo.
Perché non avrebbe un senso, altrimen-
ti, celebrare con orgoglio la passione di
chi per 25 anni ha portato avanti le sorti
ed ha fatto crescere l’
Associazione dei
dottori commercialisti e degli esperti
contabili delle Tre Venezie
a cui è dedi-
cato l’inserto di questo numero.
Credo – a ragione, ma è un pensiero dif-
fuso – che noi commercialisti siamo di-
versi dai Caf dei pensionati, ed anche se
l’ottanta per cento di noi svolge la pro-
fessione in maniera tradizionale (conta-
bilità, bilanci, dichiarazioni, collegi sin-
dacali, qualche incarico dal tribunale), se
anche per l’ot-
tanta per cento
di noi questo
modo di gestire
la propria pro-
fessione non ha
futuro, dobbia-
mo essere orgo-
gliosi proprio
perché questa
professione la
esercitiamo,
tutti, con pas-
sione.
Perché se non
avessimo que-
sta passione (certo, ma anche il mutuo
da pagare, i figli da far studiare, il leasing
della Bmw, le vacanze a Rimini…) non
saremo stati ancora così tanti a “parte-
cipare” alle elezioni degli ordini (presi-
denti riconfermati e new entry, vi invito
a leggere l’articolo di Silvia Decarli nella
pagine interne del giornale).
Ed allora questi ordini devono dare una
risposta ai propri iscritti, ma – e so-
prattutto – la dovrà dare chi si troverà a
ricoprire il ruolo di presidente del con-
siglio nazionale (non potete nemmeno
immaginare quali peripezie linguistiche
io stia facendo per rimanere in equili-
brio tra l’uno e l’altro candidato).
Perché, in fin dei conti, Noi
dell’
ottantapercento
non chiediamo al
futuro presidente di fare miracoli, o di
lanciarsi in battaglie perse già nei lustri
precedenti…ma, semplicemente, di rin-
saldare il senso di appartenenza ad una
categoria. Certo sarebbe importante riu-
scire a contare un poco di più nei posti
che contano…
Ma si badi bene
“contare un
poco di più”
non significa
farsi invitare
alla cena di gala
(purtroppo per
qualche nostro
rappresentante
tutto inizia e fi-
nisce lì) ma
piuttosto dare
peso alle pro-
prie opinioni,
alle proprie
proposte, a non farsi schiacciare dalle
pretese di altri, non arrivare sempre quan-
do la porta si sta per chiudere o, peggio
ancora, è già chiusa.
Noi
ottantapercento
chiediamo questo
con forza, anzi un poco lo pretendiamo
anche se sappiamo benissimo che in cer-
te stanze dei bottoni siamo spesso rap-
presentati dal
ventipercento
dei colleghi
più fortunati (ma sicuramente anche più
bravi…) che non lottano con la contabi-
lità della
signora Giorgina.
A loro chiediamo rispetto, che riescano
a ritrovare il rispetto per una intera ca-
tegoria, il rispetto dei
mass media
, il
rispetto delle istituzioni, il rispetto del-
la politica, il rispetto dell’imprenditoria.
La professione di noi che stiamo
nell’
ottantapercento
sta scomparendo,
lo scopriranno i giovani (e non solo) che
ora si accapigliano per un cliente, lo sco-
prirà chi fa la guerra ai colleghi sul prez-
zo, lo scopriranno in tanti.
Ma voi credete ancora che fra dieci anni
ci sarà chi arriva in studio con il pacco
di fatture da registrare? Che si faranno i
bilanci delle piccole imprese? Le loro
dichiarazioni?
Non temo smentita se affermo che, già
da tempo, la tecnologia corrente ha su-
perato questo “
modus operandi
” ma che
il cambiamento viene rallentato solo
dall’influenza di
lobby
molto più im-
portanti per indotto sociale e politico e
mi riferisco ai centri servizi delle asso-
ciazioni di categoria.
Ciò nonostante il cambiamento, prima
o poi, ci sarà. E noi??
Se è vero che Noi siamo bravi anche a
fare dell’altro, anzi siamo i più bravi…
è pur vero che lo spazio dove “fare
dell’altro” non dovrà essere occupato
da quelli che “dell’altro non sanno fare”
(e che potrebbero vedere proprio lì un
percorso di sopravvivenza…), tanto
tutto s’impara, perché ricordiamo
“che
ahimè nessuno nasce imparato”
come
diceva il grande Totò.
Non voglio parlare di esclusive, sarei
fuori tempo e fuori moda, anacronisti-
co, ma di spazi, nuovi spazi che si apro-
no e che noi dobbiamo occupare.
Ed è questa la battaglia che il
ventipercento
dovrà fare in favore
dell’
ottantapercento
perché glielo deve,
per la passione che ci lega tutti quanti
assieme, perché il venti potrebbe poi
diventare diciannove, poi diciotto, poi
ancora diciassette, magari dieci, verso
l’estinzione dell’intera categoria.
E qui arriviamo noi de
Il Commerciali-
sta Veneto
, perché – credo – una mano
la possiamo dare e potrebbe proprio
essere il programma dei tre anni di dire-
zione del giornale che mi aspettano: la
comunicazione come strumento per far
emergere la “passione e l’orgoglio” di
una professione. Una passione ed un
orgoglio che forse in molti di noi sono
sfioriti ma che devono essere alimentati
affinché non spariscano nei cuori dei più
giovani colleghi perché la nostra pro-
fessione non deve essere vissuta sol-
tanto come un mestiere.
Troppo
pessimista?
Troppo
qualunquista? Forse, ma sono queste le
considerazioni dei tanti colleghi che
operano nei piccoli studi di provincia
proprio come me, distanti dalle impor-
tanti realtà imprenditoriali delle grosse
città, dei centri metropolitani, lontani
dalla finanza e dall’economia che conta.
E mentre penso ai tanti
ottantapercento
che come me vivono ai confini dell’Im-
pero guardo l’orologio: è tempo di an-
dare… fra poco inizia la partita!!!
C. Polverino
– Scissione societaria: responsabilità
solidale delle beneficiarie
2
S. Decarli
– Dalla competizione elettorale
emerge (e vince) la partecipazione
3
I CONSIGLI DEGLI ORDINI TERRITORIALI DEL TRIVENETO 2016 5
A. Cecchetto, S. Serraiotto
– L’intervista. Andrea e Guido Vasapolli.
Branch exemption per le stabili organizzazioni all’estero
6
E. Nadalini –
Socio amministratore, INPS, il grande enigma
8
C. Polverino
– Cocktail accertativo
10
F. Gallo
– IRAP, la morte dei piccoli studi associati?
11
V. Dal Maso
Circular Economy
: l’impatto è nel settore primario 12
P. Lenarda
– L’imposta sui celibi
13
D. Benedini
– L’innovazione tecnologica, il business, le norme,
il fine, il mezzo
14
M. Tambalo
– L’aumento di capitale mediante compensazione
con credito di un socio
15
A. Bampo
Voluntary Dosclosure
2.0, più ombre che luci
18
P. Cagliari
– Assegno privo di data e postdatato: prassi e giurisprudenza 21
LA BOCHA DEL LEON
23
P. Lenarda
– La promissione ducale
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