Il Commercialista Veneto n.231 (MAG/GIU 2016) - page 3

NUMERO 231 - MAGGIO / GIUGNO 2016
3
IL COMMERCIALISTA VENETO
Alessandro Solidoro
Per chi lo sa leggere, sembra un bollettino di guerra, le note di una disfatta
presente e dei sacrifici futuri che ci attendono, per tutti: banche, personale
bancario, imprese, correntisti, azionisti, famiglie.
E’ la pagella (di una buona parte) della Regione, in un devastante
concorso
di colpe
dove la distruzione del patrimonio, prima, e della liquidità, poi, è
legata alle sofferenze dei crediti degli imprenditori (spesso azionisti), alle
operazioni finanziarie inopportune (magari imposte) di amministratori,
tanti e strapagati, agli avviamenti eccessivi riconosciuti (in operazioni
scambiate carta contro carta), agli aumenti di capitale ed ai prestiti obbli-
gazionari subordinati emessi dalla rete retail (tanto gli istituzionali non
li volevano più) nei periodi sospetti poco prima del crollo, imposti da
un sistema induttivo-coercitivo (no azioni-no fido, no azioni-no mutuo)
ove tutti i componenti della catena del potere e del controllo, consigli di
amministrazione, dirigenti e funzionari, uffici crediti e controlli interni e
compliance, ispettori della vigilanza, controllori a vario titolo, nessuno
escluso, hanno fatto la loro parte.
La Regione e gli azionisti (italiani, non solo triveneti, in verità, anche se
questi si immaginano in maggioranza) ha così bruciato, secondo le stime
disponibili, non meno di 11 miliardi tra aumenti di capitale, IPO mancate
e svalutazioni quando, per darci una dimensione dei dati, il PIL regionale
nel 2015 è di circa 70 miliardi. Se fosse una consolazione, in questa scia-
gura siamo in buona compagnia: nel sistema Italia, infatti, le 17 banche
quotate avevano nel 2007 una capitalizzazione di circa 230 miliardi che
oggi si aggira sugli 85 miliardi; il settore della banche risulta dal 2007 aver
bruciato 197.6 miliardi tra write off del capitale e diminuzioni di valore.
Banca Marche, Ca.Ri.Fe., Etruria e Chieti fanno un buco da 3.9 miliardi,
con gli 11 miliardi delle banche venete ed i 197 miliardi delle quotate
siamo ben oltre i 200 miliardi bruciati.
Come se ne uscirà ?
Secondo alcuni, non certo con il D.L. 59/2016 (“Decreto Banche”, in
G.U. 3 maggio 2016), con il “
pegno mobiliare non possessorio
” con cui le
banche potranno mettere le ganasce ai magazzini delle imprese (le banche
sapranno gestirli ? gli imprenditori hanno capito ?), né grazie al recupero
dei crediti deteriorati dove le ipotesi del MEF sul presunto valore di realizzo
dei NPL (non performing loans) e dei tempi di recupero ipotizzati non sono
veritieri poiché è il mercato che fa il prezzo e quando lo vuole lui. I fondi che
la BCE sta studiando a garanzia del sistema bancario italiano impressionano
e danno solo l’idea della falla che forse non pare ancora del tutto emersa.
E’ il sistema che tenta di superare la buriana in assenza di una seria poli-
tica industriale nel nuovo contesto europeo in cui il Paese deve resistere
per non soccombere. Ma tutto questo non consola quest’area del paese
che, in verità, sin dai tempi dell’Antonveneta e delle Casse di Risparmio
ha saputo inesorabilmente perdere terreno e ruolo nella politica italiana
del credito a favore di altri centri decisionali; ed anche i salvataggi delle
banche Popolari vanno in questo solco.
La capacità del sistema banca-impresa veneta si è incrinata, le guide delle
banche si sono dimostrate incapaci, senza conoscenza, né così umili da
cercarla; la filiera dei soggetti coinvolti all’interno delle banche è stata
succube quando non connivente; gli imprenditori sono stati insolventi, i
professionisti spesso solo complici pagati, le regole disattese e mal imposte
e controllate da chi era chiamato a vigilare; la cultura e l’etica contadina
sono dimenticate; i nuovi padroni non sono del territorio.
Il patto tra generazioni è saltato, i padri che avevano ereditato tanto dai
nonni, hanno
fregato
i figli ed i nipoti.
Il degrado dei valori, delle istituzioni e del sistema, l’inadeguatezza ri-
spetto alle sfide degli attori di questa ultima stagione storica economico-
finanziaria è quanto rimane con le ceneri di questa storia da cui ripartire
da zero, senza però più
schei.
Banca Popolare di Vicenza
Veneto Banca
2015 2020
2015 2020
- Attività ponderata
per il rischio (RWA)
26.2 mld 29.8 mld 24.3 mld —
- Risultato netto di bilancio
- 1.053 mld 0.33 mld
- 0.77 mld 0.24 mld
- Common Equity Tier 1 (CET1)
6.8% 12.4% 7.1% 15.7%
- Ritorno sul capitale
tangibile (ROTE)
-21.9% 8.6% -318% 7%
- Indice copertura
liquidità (LCR)
91.8% 112.7% 89% >110%
- Cost/Income ratio
60.8% 47.9% 75.2% 49.8%
- Copertura crediti deteriorati
39.6% 43.2% 36.8% 40%
- Rating DBRS debito a breve
R 2
low
R 4
- Rating DBRS debito a lungo
BBB
BB
Ripartire da zero
SEGUE DA PAGINA 2
I
n una recente pubblicazione (
La Costituzione e la bellezza
,
La Nave di Teseo editore)
Michele Ainis
ha scritto:
“La
carta costituzionale italiana è una sorgente di bellezza,
oltre che la prima fonte del diritto; c’è infatti una dimen
sione estetica che vibra in quegli articoli di legge; c’è
un’idea del bello che a propria volta è figlia della nostra storia,
della nostra tradizione”.
Come vecchio servitore della professione (sono nato sotto il re-
gime fascista) non posso che far miei questi pensieri. Ancora una
volta dico ai miei colleghi, e soprattutto ai più giovani: leggete ed
amate la vostra Costituzione, soprattutto la prima parte di essa, e
siatene fieri.
Apprezzatela anche perché per
ottenerla chi la scrisse, o la ispirò,
pagò con il carcere, con il confino,
talora con il sangue, il diritto di
scriverla e di averla come regola
suprema del vivere assieme.
Leggetela con calma ed attenzione,
parola per parola, gustatela, perché
essa, oltre ad esporre quanto di me-
glio la filosofia e la sociologia han-
no espresso in materia di esercizio
della democrazia, in perfetta coe-
renza e con una tecnica legislativa
esemplare, è anche esteticamente
bella. Non vi chiedo di impararla
a memoria, perché la fatica di farlo non vi faccia perdere l’amore
che merita, ma tenetene sempre il testo a portata di mano.
Sia essa, siano i suoi precetti una guida al nostro operare quotidia-
no; cerchiamo di interpretare le leggi, le norme giuridiche secondo
le linee indicate dalla Costituzione.
Mi si potrà dire che, purtroppo, molti dei principi che essa enuncia
non hanno trovato, o hanno trovato solo in parte concreta appli-
cazione, e il pensiero corre alla mancata rimozione degli ostacoli
economici e sociali che impediscono il pieno sviluppo della perso-
nalità umana, alla promozione di condizioni che rendano effettivo il
diritto del lavoro e anche allo sviluppo della cultura e alla garanzia
della libertà della ricerca scientifica e ad altri aspetti.
Ma qualcosa, forse molto, possiamo fare; nell’interpretazione delle
norme (e noi tutti, nel nostro operare professionale siamo anche in-
terpreti delle norme) privilegiamo, per il principio di conservazione
delle norme, le interpretazioni conformi ai dettati costituzionali.
Sapere di diritto non consiste nella conoscenza di singoli commi
ed articoli, ma nell’aver sempre chiari i principi fondamentali del
diritto e dentro queste architravi collocare le singole leggi, i singoli
articoli, i singoli commi. In una parola delineare il “sistema”, per
disvelare quella intenzione del legislatore della quale parla l’art
12 delle preleggi.
E la fonte principale di questi principi è, e non può che essere, la
nostra Carta Costituzionale.
Vedrete che, avendo chiari i principi fondamentali, l’interpretazione
delle norme risulterà più agevole e, se si dovesse sbagliare (l’errore
è inevitabile per la natura umana), sarà meno difficile difendersi
e porvi rimedio.
Vorrei concludere queste brevi note sottolineando che proprio
la nostra Costituzione con la sua perfezione giuridica, con il suo
valore estetico, con il gusto artistico che promana costituisce il più
bell’esempio del “made in Italy”!
Amate e applicate
la Costituzione
GIANCARLO TOMASIN
Ordine di Venezia
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