Il Commercialista Veneto n.230 (MAR/APR 2016) - page 2

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NUMERO 230 - MARZO / APRILE 2016
IL COMMERCIALISTA VENETO
EZIO BUSATO
Ordine di Padova
L'INTERVISTA /
Sandro Trevisanato
Riproposte le "Procedure d'allerta" dalla
commissione Rordorf sulla riforma fallimentare
- Lei, Avvocato, è stato il Presidente della Commissione che porta il suo
nome istituita con il Decreto del Ministero il 28.02.2001 per la revisione
globale della Legge fallimentare e la riforma delle norme sulla crisi di
impresa. A conclusione dei lavori, nel giugno 2003, la Commissione non
raggiunse l’obbiettivo prefissato di consegnare al Ministero un elaborato
condiviso, tant’è che vennero rilasciati due testi uno di maggioranza e
l’altro di minoranza. Da sue dichiarazioni di allora si parlava di una
Commissione sostanzialmente divisa. Di quella esperienza, dopo il lavoro
svolto e dopo così tanti anni, cosa ne è rimasto?
Dopo anni (esattamente sessanta) di continui aggiustamenti della vecchia legge
fallimentare, che era stata fatta oggetto di incalzanti censure da parte della Corte
Costituzionale, mai poi seguite da concreti interventi normativi di adeguamento, la
nostra Commissione ha tracciato il solco del cambiamento culturale nella materia
concorsuale ed ha prodotto le linee guida del nuovo sistema elaborando un progetto
innovativo e completo di norme sostanziali, processuali, penali e fiscali. Ritengo
che il lavoro svolto sia stato essenziale come base per le riforme successive.
L’attività svolta dalla Commissione composta da circa 50 membri, è risultata
essere stata lunga oltre tre anni e particolarmente impegnativa, anche per la larga
composizione che ha imposto una organizzazione con varie sottocommissioni e la
condivisione di responsabilità anche organizzative da parte di vari commissari e
Giovanni Schiavon in particolare.
- Il Governo nel dicembre 2004 con un emendamento a sorpresa al disegno
di legge sulla cosiddetta “mini riforma” abbandonò il progetto di radicale
innovazione che la sua Commissione aveva proposto tra cui le procedure di
allerta o anticipatorie della crisi, “cavallo di battaglia” dei lavori, per creare
un nuovo approccio ed affrontare la crisi in sede fallimentare. In che cosa
consistevano le “procedure di allerta” che aveva proposto?
La c.d. mini-riforma aveva lo scopo di redigere, in attesa dell’arrivo della riforma
vera e propria, delle modifiche alla legge fallimentare che fossero coerenti con i
tanti cambiamenti intervenuti sotto forma di
diritto vivente
, ma mai concretizzati
in formali provvedimenti normativi di adeguamento. Si finiva, in allora, per applicare
una legge fallimentare secondo interpretazioni ricostruttive suggerite dalla Corte
Costituzionale e dalla Cassazione, come
diritto vivente
, diverse dalla formulazione
lessicale della vecchia legge, rimasta immutata per anni a causa di un’ingiustificata
pigrizia del legislatore. Alla mini-riforma si voleva associare l’immagine di chi,
volendo ordinarsi una bicicletta nuova, avrebbe dovuto aggiustarsi nel frattempo
quella vecchia! Le procedure di allerta e prevenzione erano dirette a far emergere
con tempestività le crisi delle imprese, proprio per consentire di ricercare con
rapidità le soluzioni più adatte per il loro superamento. L’idea era partita dal
confronto con legislazioni straniere e dal rilievo che molti fallimenti si erano
dimostrati incapienti, con conseguente distruzione di ricchezza, proprio perché
dichiarati troppo tardi, quando ormai l’impresa aveva irreversibilmente perduto
ogni sua residua capacità di ritornare all’utile produttività.
- Successivamente alla sua Commissione, il Governo emanò, con il D.L.
14.04.2005 n. 35 (il cosiddetto Decreto sulla competitività) convertito con
legge del 14.05.2005, alcune disposizioni innovative sulle revocatorie
fallimentari, sul concordato preventivo, sugli accordi di ristrutturazione
dei debiti. Con il D. Lgs. 09.01.2006 n. 5 il Governo portò a termine la
riforma delle procedure concorsuali. Secondo Lei, a distanza di dieci anni
dalla riforma, hanno funzionato le modifiche adottate con i nuovi istituti?
L’impressione largamente diffusa – e da me condivisa – e’ che la riforma del 2005/
2006 avesse ampiamente deluso le aspettative degli operatori, dei giuristi, ma
soprattutto, del mondo delle imprese. E credo che la successiva esperienza applicativa
di questa legge (ripetutamentemodificata quasi ogni anno, a dimostrazione dell’iniziale
sua fragilità complessiva, evidente frutto di compromessi politici) abbia ricercato un
modello riformistico e non adatto a risolvere i molti problemi delle imprese medio-
piccole (men che meno delle microimprese, che caratterizzano il tessuto produttivo
del nord est). Nel complesso, credo che i nuovi istituti non abbiano affatto risolto i
problemi che ne avevano ispirato l’ideazione, e che essi siano stati in gran parte
deformati in sede applicativa, complicando ancor più il compito degli operatori. Gli
esempi sono tanti: il ruolo del comitato dei creditori, la distorsione delle attestazioni
degli esperti, il mercato degli attestatori, l’uso spregiudicato del concordato, soprattutto
di quello in bianco …
Sandro Trevisanato
Presidente dell’omonima commissione, che per prima,
ancora nel 2013, aveva proposto le “Procedure di allerta”
NASCE AVENEZIA il
19.8.1948 e risiede a
Casale sul Sile (Treviso).
Dopo la laurea in
Giurisprudenza a pieni
voti a Padova frequenta
il corso di Scienze
A m m i n i s t r a t i v e
dell’Università
di
Bologna.
Svolge
l’attività di avvocato in
Venezia dal 1975 in
ambito civilistico e
amministrativo e dal
1990 è iscritto all’Albo
dei Cassazionisti.
Ha assistito e assiste
p r e v a l e n t e m e n t e
società,
banche,
assicurazioni ed enti
pubblici, in vertenze
civili, amministrative e
in procedure di crisi o
concorsuali.
Nel 1994 viene eletto
al Parlamento nel
Collegio Uninominale
di Venezia 2.
Svolge l’incarico di
Sottosegretario alle Finanze nel primo Governo Berlusconi.
Nel 2001 e 2002 è consulente del Ministro della Giustizia ed elabora le mini-riforme
del processo civile e del diritto fallimentare recepite dal Governo.
Nel 2001 viene nominato dai Ministri della Giustizia e dell’Economia Presidente
della I° Commissione per la Riforma del Diritto Fallimentare con Legge Delega e nel
2004 Presidente della II Commissione per la Riforma con Legge Ordinaria.
Nel settore pubblico: è Presidente di SOGEI S.p.A. (Anagrafe Tributaria) dal 2001
al 2006 e dal 2008 al 2011. Nel corso del II dei quattro mandati coordina la
progettazione e diffusione della tessera sanitaria. Nel III e IV mandato coordina lo
sviluppo dell’attività internazionale della Società, nonché lo studio e l’avvio di
nuovi progetti, quali la carta d’identità elettronica, ed altri per la incrementazione
delle banche dati tributarie e catastali e per il contrasto alla evasione fiscale.
Dal 2002 è Presidente di Venezia Terminal Passeggeri, società a prevalente capitale
pubblico che gestisce il Terminal Passeggeri di Venezia e partecipa alla gestione di
altri 4 porti italiani. Dal 2009 fa parte del board di SAVE S.p.A., società quotata
operante nel settore aeroportuale (aeroporto di Venezia – Treviso e Verona ). Dal
2013 ha il ruolo di
lead indipendent director
della Società.
-
Tra le novità previste dalla neo insediata Commissione ministeriale
presieduta dall’Avv. Rordorf, vengono introdotte apposite “Procedure di
allerta” volte ad anticipare l’emersione della crisi, quelle che Lei aveva già
proposto con la sua Commissione. Questo è uno dei profili più innovativi
dello schema del disegno di legge delega. Che effetto le fa vedere rispolverata
la sua proposta a distanza di ben dodici anni e dopo la sua bocciatura avvenuta
nel 2004 che era stata appoggiata, tra i pochi, anche dalla Commissione
Nazionale dei Dottori Commercialisti e Contabili, appositamente costituita
per dare un contributo alla sua riforma?
Come ho già detto, le procedure di allerta rappresentavano
il fiore all’occhiello
del
nostro progetto di riforma e costituivano una vera e propria svolta culturale. L’idea,
pur largamente condivisa dagli Ordini professionali e dai magistrati, era avversata da
Confindustria e daAssonime e la politica non ha saputo coglierne l’intrinseca valenza.
In realtà si è poi capito che le procedure di allerta erano validissimi strumenti di
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