Il Commercialista Veneto n.224 (MAR/APR 2015) - page 1

Anno L - N. 224 - MARZO / APRILE 2015
Poste Italiane spa - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB Vicenza
PERIODICO DEI DOTTORI COMMERCIALISTI
E DEGLI ESPERTI CONTABILI DELLE TRE VENEZIE
CV
di GERMANOROSSI
CV Forum 2015
In questo numero
2
LASENTENZADELLACORTECOSTITUZIONALEN.37/2015
3/4 L'INTERVISTA/AlessiaMosca
4/6 SOCIETÀDICAPITALI:NUOVERESPONSABILITÀCIVILI E PENALI
7/9 LAPROFESSIONEDELCOMMERCIALISTANELL'ETÀDIGITALE
10/11 LAFUNZIONEDISCIPLINARE NELQUADRODELLARIFORMA
11/14 PRINCIPIODIPROPORZIONALITÀESINDACABILITÀ
14
AGRICOLTURAEFISCO:LEGGE116/2014EDI STABILITÀ
15/16 ILDIRITTODOGANALE:STRUMENTOPERCOMPETERE
17/18 ASPETTI ORGANIZZATIVISULLEOPERAZIONIDIM&A
18/20 ASPETTI VALUTATIVISULLEOPERAZIONIDIM&A
21/22 LACONSERVAZIONESOSTITUTIVADIDOCUMENTIEREGISTRI
23/24 START-UP INNOVATIVA E INCUBATORECERTIFICATO
25/27 ICOSIDDETTI"MINI-BOND":OPPORTUNITÀDIFINANZIAMENTO?
28/30 LADEPENALIZZAZIONEDELDELITTO DI OMESSO VERSAMENTO
DELLERITENUTEPREVIDENZIALIEASSISTENZIALI
31/32 PERDITE SUCREDITIDAPROCEDURECONCORSUALI
33/34 ILDEBITOPUBBLICOCISALVERÀ(
MODERNMONEYTHEORY
)
L'INSERTO / Il contratto di agenzia
Liquidità, crescita e professione
FORUM
10 Luglio 2015, ore 9.00
BorgoRocca Sveva
Soave (VR)
IL
QUANTITATIVE
EASING
NELL'AREA EURO:
CONSIDERAZIONI
SUI PRIMI
RISULTATI E SUGLI
EFFETTI ATTESI
PER IL SISTEMA
IMPRENDITORIALE
ITALIANO
CV
2015
L'INDICE2014 PERAUTORE
L
’AVVIO DEL
Quantitative
Easing
all’europea, tanto
fortemente voluto dalla BCE
di Mario Draghi quanto
duramente osteggiato dai paladini
teutonici del rigore assoluto e del
disimpegno collettivo sulle questioni
attinenti alla crescita ed all’equilibrio
economico e finanziario dei singoli Paesi
aderenti all’Unione Monetaria,
costituisce senza dubbio un momento
di grande importanza per l’economia del
Vecchio Continente e – più in particolare
– per quella del nostro Paese.
Che non si potesse più attendere
era ampiamente evidente per tutti,
stante la generalizzata situazione
economica dell’AreaEuro,caratterizzata
ovunque da deflazione, recessione,
disoccupazione crescente ed aspra
contrazione degli investimenti.
Allo stesso modo, il momento appariva
nel suo complesso ideale, stante la
favorevole congiuntura rappresentata
dalla svalutazione dell’euro rispetto al
dollaro e dal crollo del prezzo del
petrolio, nonché dai timidi segnali di
ripresa che si stavano manifestando un
po’ ovunque, accompagnati da un clima
di fiducia in progressivo miglioramento.
In questo contesto, la manovra espansiva
di Bruxelles non poteva non avere un
immediato
effetto placebo
sui mercati,
tranquillizzati dalle maggiori garanzia di
tenuta e dall’inevitabile allentamentodelle
tensioni su
spread
e cambi.
U
N EFFETTO irrobustito
dalle
rassicurazioni
provenienti da gran parte
degli economisti e dalla
stessa dirigenza della BCE sul buon
funzionamento della manovra, sul
consolidamento della ripresa e sulla
crescita delle aspettative d’inflazione (il
cui livello-obiettivo continua ad essere
quanto meno quello del 2%). Tutto
bene? Forse non proprio.
È bastato poco per riportare alla realtà
chi sognava una facile panacea, come
hanno dimostrato certe dinamiche
viste sui mercati obbligazionari a
partire dalla metà di aprile: volatilità
alle stelle e tassi in anormale rialzo; e
soprattutto la chiara sensazione che
la liquidità immessa sul mercato dalla
BCE stia venendo usata per fini
essenzialmente speculativi, e non per
un’espansione del credito orientata al
sostegno dell’economia reale.
L’effetto sembra paradossale: in un
contesto in cui si intravedono i primi
germogli di una possibile ripresa, la
speculazione finanziaria sui titoli sovrani
potrebbe ancora una volta portare allo
scoppio di una
bolla
, e generare un
effetto
boomerang
che azzererebbe in
brevissimo tempo i benefici della
favorevole situazione esistente sul fronte
dei cambi e delle materie prime.
Soluzioni? Sempre le solite: crescita e
riforme. Ma a parlar di riforme, si rischia
purtroppo di rimanere al palo.
Non che non siano necessarie: il
jobs
act
, a questo riguardo, è la
dimostrazione che è possibile attuare
misure di grande impatto e di portata
storica, anche sotto il profilo sociale.
Ma la sensazione è che interventi -
ad esempio - sulla riforma della
giustizia, del sistema bancario o
della pubblica amministrazione,
non siano di per se stessi in grado
di generare quella spinta propulsiva
di cui il nostro sistema economico ha
oggi bisogno.
La sensazione, invece, è che servano
misure semplici ed immediate, che
possano avere un tangibile effetto sul
sistema delle imprese, ed in particolare
sul settore della manifattura e delle
costruzioni. Misure che, in larga parte,
dovrebbero interessare gli aspetti della
fiscalità e della gestione della crisi
d’impresa, sui quali la nostra categoria
può e deve proporsi come interlocutore
privilegiato.
È senz’altro vero che dobbiamo essere in
gradodi intercettarequelminimodi ripresa
accompagnando le imprese nell’accesso
ad un credito che, almeno sulla carta,
dovrebbeessereoggipiùaportatadimano.
Ed è altrettanto vero che dobbiamo essere
le prime sentinelle a rilevare quei segnali
di allerta che potrebbero preservare il
sistema dagli sconquassi creati dai dissesti
degli ultimi anni.
Ma credo che il dovere principale della
nostra categoria sia oggi quello di
interloquire con la politica, proponendo
misure semplici e di impatto (anche
psicologico) immediato: misure in grado
di garantire certezze agli investitori, anche
stranieri, e di promuovere l’insediamento
di iniziative che possano realmente
invertire il
trend
dell’occupazione e dello
sviluppo, mantenendo sul Territorio la
ricchezza che in esso si crea. Se saremo
in grado di fare la nostra parte, e di far
sentire la nostra voce nell’interesse
superiore del sistema Paese, forse
potremo contribuire a far sì che qualcosa
si muova.
È un’occasione imperdibile per la nostra
categoria: non lasciamocela sfuggire.
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