Il Commercialista Veneto n.224 (MAR/APR 2015) - page 3

NUMERO 224 - MARZO / APRILE 2015
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SILVIA DECARLI
Ordine di Trento e Rovereto
IL COMMERCIALISTA VENETO
L'INTERVISTA / Alessia Mosca
"Fill the gap": le quote di genere
nel sistema societario italiano
CHI È
l'on. Alessia Mosca
O
N. MOSCA, DESIDERO PRIMA DI TUTTO ringraziarLa per aver
accettato il mio invito a confrontarsi con noi sul tema delle quote di
genere nel sistema societario italiano, ringraziamento che Le porto anche
a nome del Comitato di Redazione de
Il Commercialista Veneto
.
Come Lei ben sa, nel 2015 ricorre il 50° anniversario dalla fondazione della nostra
rivista. Abbiamo per questo deciso di ripercorrere gli ultimi 50 anni di storia del
nostro territorio, il Triveneto, e del nostro Paese, l’Italia, riproponendo ai nostri
colleghi e lettori alcuni passaggi ed eventi significativi ed emblematici di questo
periodo. Lei è stata promotrice, unitamente all’on. Lella Golfo, della Legge n. 120
del 12 luglio 2011, la cosiddetta “legge sulle quote rosa”. Il cambiamento (culturale,
sociale, istituzionale) proposto e intervenuto con la Legge Golfo-Mosca credo
possa a buon diritto essere annoverato tra gli eventi significativi degli ultimi 50
anni. Le chiedo quindi di ripercorrere con noi questo passaggio storico “cruciale”, la
sua
ratio
, le sue caratteristiche e aspettative, ma anche le potenzialità future.
1.
Da dove è nata l’idea di questa legge
?
È stata un po’ la naturale conseguenza di diversi stimoli a margine di tanti incontri
sul tema della parità. Dove provare a scardinare l’ordine precostituito se non
proprio laddove il tema di genere era meno sentito? Era necessaria una azione di
choc per cambiare le cose e immaginare, poi a cascata, di influenzare altri ambiti.
2.
Come hanno accolto i Suoi colleghi (uomini) questa proposta?
Fortunatamente il supporto non è mancato. Anzi addirittura alle volte l’opposizione
era molto più violenta da parte di colleghe che non condividevano, all’epoca,
l’iniziativa.
3.
Quali sono le ragioni che hanno portato a limitare l’applicazione
della legge all’ambito del diritto societario, senza estensione al contesto
amministrativo, politico, sociale?
Intervenire suun ambito come quellodelle società quotate aveva e ha unvalore simbolico
e, come poi è effettivamente in parte successo, credevamo avrebbe avuto un impatto
tale da costituire un modello che per estensione avrebbe coinvolto anche realtà non
interessate direttamente dalla legge. In ambito politico in realtà sono stati introdotti
alcuni meccanismi che favoriscono la parità, come la terza preferenza di genere nelle
elezioni europee, senza contare poi i tanti esempi di “contaminazione positiva” che
hanno interessato dalle amministrazioni locali ai ministri del governo attuale.
4.
E nel diritto societario, perché limitarsi alle sole società quotate e
società pubbliche? Perché non prevedere da subito l’obbligo di garanzia
delle quote di genere anche negli organi amministrativi e di controllo di
tutte le società di capitali?
All’epoca, – si parla “solo” di 5 anni fa – durante le prime discussioni e gli articoli
sui giornali, era davvero un tabù anche solo parlare di quote. La via che sembrava
più percorribile anche in termini di organizzazione del controllo e delle sanzioni, ci
è apparsa quella delle società quotate. E credo sia stata una scelta vincente viste
appunto le ricadute e gli effetti positivi anche a livello culturale.
5.
In alcuni Paesi, come quelli del Nord Europa, questo tipo di
cambiamento non ha richiesto un intervento “forzoso”, legislativo, ma è
stato spontaneamente introdotto e adottato perché ritenuto assolutamente
“normale”. Cosa ha di diverso l’Italia?
L’Italia è un paese ancora a prevalente presenza maschile, in molti ambiti. Lo
dicono le statistiche. È una caratteristica della nostra storia. I paesi nordici hanno
tradizioni culturali, un’etica del lavoro e una abitudine alla meritocrazia diversa. A
onor di cronaca poi in realtà la Norvegia ha introdotto le quote per prima con un
limite del 40%. Voglio però spezzare una lancia a favore del nostro paese, sul tema
in Europa la legge ha talmente fatto breccia da diventare un esempio virtuoso. Già
all’indomani dell’approvazione con Lella Golfo siamo state invitate dall’allora
commissaria Viviane Reding a raccontare del nostro successo, a supporto della sua
proposta di direttiva per estendere la stessa prassi a tutti gli altri Stati membri. La
direttiva ora è in stallo al Consiglio, ma in tante ci stiamo impegnando per fare in
modo che la situazione si sblocchi e la direttiva possa essere finalmente approvata.
6.
Lei ritiene che certi cambiamenti – che sono principalmente culturali
- possano essere efficacemente “indotti”, cioè imposti per legge?
In generale le leggi non cambiano la cultura, da sole. In alcuni casi qualche forzatura
aiuta ad accelerare i processi. E la Golfo-Mosca è un esempio. L’attenzione che si
è sollevata anche sulla stampa, uscendo dai luoghi solo degli addetti ai lavori ha
fatto sì che il tema diventasse alla portata di tutti e addirittura ha provocato – per
la domanda di maggiore approfondimento – il proliferare di corsi di studi di genere,
l’apertura di blog sul tema e una discussione trasversale e che non riguarda solo più
i cda delle quotate e delle partecipate pubbliche.
7.
Dall’introduzione della norma, si ha talvolta la sensazione e/o
percezione che le nomine di professioniste negli organi sociali (siano essi
amministrativi o di controllo) siano più il frutto dell’obbligo imposto o del
politically-correct
che di un vero e proprio cambio di mentalità. Tutto questo
sarebbe successo senza la Sua legge? Se sì, con quali tempi rispetto a quelli
assicurati dalla legge?
Fortunatamente proprio e anche per questa paura, molte società si sono mosse con
grande anticipo per assicurarsi i talenti migliori. Direi che proprio perché ora si è
aperta una porta importante per le donne, è ora loro responsabilità dimostrare
davvero di meritarsi il posto conquistato. Un effetto positivo che non era scontato
ma si sta verificando è che vista la grande attenzione oggi puntata sulle nomine dei
diversi cda, in un ottica di rinnovamento sempre di più nella scelta di tutti i membri
l’asticella che misura il merito e le competenze si è alzata e le nomine sono sempre
più attente alla selezione dei profili migliori. A prescindere dal sesso.
Non so cosa sarebbe successo senza la legge. Decisamente, viste le tendenze registrate
Nata a Monza nel 1975, è
membro del Parlamento europeo
, eletta nel maggio 2014
per il Partito democratico, fa parte della Commissione INTA – Commercio
internazionale – ed è vice presidente della delegazione per i rapporti con la penisola
arabica. Tra il 2008 e il 2014 è stata membro del parlamento italiano dove ha
firmato con la collega Lella Golfo (PdL) la Legge 120/2011 – Golfo-Mosca per
l’introduzione in Italia di quote di genere nei consigli di amministrazione delle
società quotate e delle società partecipate. È stata anche una delle promotrici della
Legge Controesodo (238/2010) per il rientro dei talenti italiani dall’estero.
Dottore di ricerca in scienza della politica, ha ottenuto il Master ISPI in Diplomacy
e il diploma in Relazioni internazionali SAIS Johns Hopkins.
Nel 2009 è nominata Young Global Leader del Workd Economic Forum, nel 2010
è Rising Talent del Women’s Forum for the Economy and Society e nel 2013 ha
ricevuto il World of Difference Award dall’International Alliance for Women. La
sua attività si è sempre focalizzata soprattutto su temi di genere, welfare e lavoro,
affari europei e innovazione tecnologica, con una prospettiva fortemente europea.
Scrive sul suo blog personale ininterrottamente dal 2007.
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