Il Commercialista Veneto n.222 (NOV/DEC 2014) - page 7

NUMERO 222 - NOVEMBRE / DICEMBRE 2014
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IL COMMERCIALISTA VENETO
Impresa sociale, rendicontazione sociale
SEGUE DA PAGINA 6
(Gray et al, 2006, p 335). Questo tipo di meccanismo
scoraggia le imprese sociali ad intraprendere il difficile
processo di rendicontazione sociale (Iamiceli, 2009).
In secondo luogo, la normativa italiana sul bilancio
sociale delle imprese sociali è troppo focalizzata sul
controllo dei requisiti di governance richiesti dal legi-
slatore per l’accreditamento come impresa sociale. Gli
indicatori elencati nella proposta di Bilancio Sociale
sono infatti principalmente legati ai temi della
governance e all’elenco delle attività svolte. In questo
senso, due aree principali di rendicontazione sonomeno
presenti: ( i) la centralità della missione e ( ii ) gli
stakeholders.
Quali possibili soluzioni?
L’analisi critica fin qui condotta ci permette di guarda-
re oltre e immaginare quali dovrebbero essere i passi
da compiere per promuovere i processi di
accountability all’interno delle organizzazioni non
profit in generale e delle imprese sociali in particolare.
Tre passi principali sono probabilmente da considerare.
1.
Semplificare
. Abbiamo visto come un sistema di
rendicontazione sociale troppo rigido e troppo vinco-
lante abbia sicuramente scoraggiato sia le organizza-
zioni che precedentemente implementavano la
rendicontazione sociale in maniera autonoma, sia tutte
quelle realtà che per la prima volta volevano intra-
prendere la strada dell’accountability. Per organizza-
zioni non profit in generale, e per imprese sociali in
particolare, è necessario che i sistemi di rendicontazione
siano meno ‘pesanti’, più flessibili, più duttili e versa-
tili e che possano facilmente adattarsi ai contesti mu-
tevoli delle imprese sociali e che sappiano effettiva-
mente cogliere le ricadute e gli impatti delle attività
delle imprese sociali sui territori in cui operano e verso
gli stakeholder di riferimento.
2.
Porre la missione al centro
dei processi di
rendicontazione
. Come suggerisce Ebrahim (2003a,
2005), i sistemi di accountability delle organizzazioni
non profit dovrebbero essere basati sulla missione del-
l’organizzazione. Dal momento che la missione ha una
dimensione etica che mette in evidenza le motivazioni
intrinseche interne degli attori, le organizzazioni non
profit si salvano dal rischio di privilegiare la
rendicontazione sociale e l’accountability verso un solo
stakeholder privilegiato, che molto spesso sono i
finanziatori, i quali sono quelli con maggior potere.
Pertanto, è necessario che i sistemi di rendicontazione
delle imprese sociali partano dal ruolo centrale della
missione, come elemento di efficacia del loro operare.
3.
Allargare la rendicontazione nei confronti degli
stakeholder
. Questo ultimo passo è compatibile con
una la più ampia concettualizzazione di stakeholder e
presuppone che le imprese sociali hanno un dovere
morale (Black , 2003) di accountability nei confronti
della più ampia categoria di stakeholder (non solo
membri). E’ pertanto importante che i sistemi di
rendicontazione tengano effettivamente conto del rap-
porto con tutti gli interlocutori dell’organizzazione;
questo significa non solo partire dalla rappresentazio-
ne della mappa degli stakeholder, ma condurre un’ana-
lisi delle esigenze e pretese di tutte le parti interessate;
in questo modo si definiscono in maniera compiuta le
responsabilità ed i relativi doveri (Gray et al, 1996;
Unerman e O’Dwyer , 2006). Se accettiamo la visione
più ampia di responsabilità sociale, allora le imprese
sociali dovrebbero essere responsabili a tutti coloro
che sono influenzati o possono influenzare le organiz-
zazioni. Secondo questa prospettiva l’attuale standard
per la rendicontazione sociale proposta dal legislatore
italiano è povero di contenuti e inadatto a favorire il
dialogo tra le imprese sociali e gli stakeholder.
Conclusioni
L’obiettivo del presente lavoro era quello di presenta-
re alcune riflessioni circa il ruolo della rendicontazione
sociale in contesti non profit con particolare riferi-
mento alle imprese sociali. In particolare si è cercato di
analizzare il contesto delle imprese sociali italiane alla
luce della recente normativa in merito al bilancio socia-
le (legge 118/2005 e D. Lgs. n. 155/2006). L’articolo
presenta una discussione critica circa il fatto che at-
tualmente le imprese sociali italiane non sono incenti-
vate ad acquisire lo ‘status’ di impresa sociale ‘legale’
perché coloro che ottengono poi l’accreditamento come
impresa sociale legale devono poi redigere un bilancio
sociale secondo lo schema rigido previsto nei decreti
attuativi del 24 gennaio 2008.
Le riflessioni condotte in questo articolo non intendo-
no criticare a priori l’approccio di ‘obbligatorietà’ del-
la rendicontazione sociale. Moltissimi studi hanno in-
fatti dimostrato che laddove la rendicontazione riman-
ga solo su basi volontarie venga prevalentemente con-
dotta per window-dressing o impression managament.
Gli spunti di riflessioni portati avanti in questo artico-
lo fanno riferimento soprattutto alla volontà del legi-
slatore italiano di vincolare in maniera troppo rigida il
contenuto del report delineando una griglia di indica-
tori ben definita. Allo stato attuale questa griglia di
indicatori è debole sia dal punto di vista della mission
– in quanto non è evidente il ruolo centrale dellamission
(Kanter e Summers, 1987; Johnston, 2001); sia dal
lato del rapporto con gli stakeholder (Unerman e
O’Dwyer, 2006; Bouckaert and Vandenhove, 1998),
in quanto è molto più centrata sul controllo del siste-
ma di governance dell’impresa sociale e sulle attività
condotte. In questo modo il ‘bilancio sociale’ assume
la valenza di ulteriore ‘costo’ e adempimento burocra-
tico’ piuttosto che punto di forza per le imprese so-
ciali che intendono acquisire lo
status
giuridico di im-
presa sociale.
In sintesi, se la contabilità sociale
e ambientale è
considerata un processo attraverso il quale le imprese
sociali valutano le loro prestazioni sociali e ambienta-
li, in particolare attraverso il coinvolgimento degli
stakeholder e del dialogo, è difficile da accettare e con-
cordare con lo standard obbligatorio di rendicontazione
sociale previsto dalla normativa italiana. Le linee guida
attuali possono essere considerate un livello
minimo
di trasparenza (Gray et al., 2006) per le informazioni
generali in esso contenute – la descrizione delle attivi-
tà dell’organizzazione, cosa fa, quali sono i sistemi di
governo - ma difficilmentepossonoessere accettate come
un
quadro completo
per la rendicontazione sociale e am-
bientale. In questo senso, concordo pienamente con
Sacconi (2006) quando afferma che la rendicontazione
sociale richiesta dalla legge è definita come uno strumento
per verificare la corrispondenza con lo scopo sociale
necessaria per essere impresa sociale.
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