Il Commercialista Veneto n.236 (MAR/APR 2017) - page 2

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NUMERO 237 - MAGGIO / GIUGNO 2017
IL COMMERCIALISTA VENETO
Perché Torviscosa
PROGETTO TORVISCOSA
PAOLO LENARDA
Ordine di Venezia
S
embra presa da un film di Chaplin.
Appena entrato nella bella casa di Francesco, illuminata dalla
gioiosa simpatia di Sandra e dalla vetrata sulle prealpi carniche,
quella copertina mi ha colpito subito, Francesco è il mio compa-
gno friulano nelle visite alle mostre e ai musei.
Lui è già stato a Torviscosa e il catalogo, che sto sfogliando, è quello della
mostra di fotografie: bianco e nero, molto austere. E’ un fotografo russo fra
il 20 e il 30 del secolo scorso: gli anni della dittatura, gli anni di Stalin.
Guardiamo assieme con interesse.
Le donne guardano fuori, ammirano le montagne.
Francesco mi racconta che, sempre a Torviscosa, c’è anche un’altra mostra
sullo stesso periodo in Italia.
Francesco sa molto di Torviscosa e mi spiega la guerra, il fascismo, le
sanzioni, la mancanza di materie prime, l’uso della viscosa, la coltivazione
della canna, la nascita della fabbrica, la costruzione di un paese per lavorar-
la. Sa poco della Russia: le foto danno l’immagine di una fabbrica di mac-
chine pesanti, forse per la guerra.Ne parliamo un poco e raggiungiamo le
donne. L’indomani siamo a Torviscosa.
Non ero mai stato: la maestosità del periodo fascista, l’imponente palazzo
del comune, la scuola enorme e la fabbrica capace di tenere 5.000 lavoratori.
Le mostre sono ospitate nei giganteschi saloni della monumentale sede di
rappresentanza della Snia, società che, nel periodo fascista, ha iniziato e
sviluppato l’attività per la
produzione di un filato ve-
getale in sostituzione del
cotoneedella lanache l’Ita-
lianonpotevaimportare.E’
il periodo dell’autarchia.
E’ la viscosa.
Cominciamocon lamostra
fotografica: bellissima di
un grande fotografo. In
bianco e nero. Puoi intui-
re la fatica di un popolo
del nord della Russia, for-
se della Siberia, gli sforzi
degli operai, le grandi
macchine, le masse silen-
ziose e ordinate.
Passo al secondo piano
e mi trovo in Friuli e in
Italia: la gioia del raccol-
to, le prime macchine
agricole, la forza degli
operai nei bei manifesti
di Dudovich, le mostre di
agricoltura in quelli dal
sapore ancora liberty di
Ettore Pennetta.
Ritorno al piano di sotto.
Ritorno al paesaggio rus-
so. Nonmi è chiaro il con-
Chi non conosce Paolo Lenarda?
Un collega ed un amico ma anche uomo di cultura e di
lettere, un grande appassionato di arte che nella sua vita è
riuscito a coniugare l’essere commercialista alle sue passioni.
Ma Paolo, sempre presente sulle pagine del nostro giornale
in maniera simpatica e graffiante, è anche colui che ha fatto
innamorare
Il Commercialista Veneto
al Progetto Torviscosa.
E allora come non dare spazio al suo intervento…
testo ma credo proprio che,
anche loro, in un paese
nato per questo, produca-
no articoli che non riesco-
no a trovare altrove. Sono
macchine grandi, per gran-
di produzioni in tempo di
guerra.
La luce e il colore fanno la
differenza, ma la sensazio-
ne è la stessa.
Diventa chiaro lo sviluppo
di Torviscosa, la grande
fabbrica, gli abitanti che
crescono, la scuola per i
figli. Ma credo che anche
le foto in bianco e nero rac-
contino di un paese che
nasce per produrre.
Due dittature, contro la
storia, rifiutate dagli altri
Paesi, due sistemi politici
e sociali lontani e avversi,
ma gli stessi bisogni:
l’autarchia, la necessità di
badare a se stessi.
Due paesi che nascono,
crescono, producono, diventano grandi, per poi finire quando finisce l’emer-
genza. Il trauma del popolo che vede la crescita veloce e il veloce tramonto.
Continuo a girare per cercare di capire. Ormai è un’unica mostra che mi
racconta il sacrificio, l’entusiasmo, la capacità di due popoli lontani verso
un futuro che non ha dato risposta nè alle loro speranze nè alle ambizioni
dei loro governanti.
Faccio un ultimo giro nella memoria fascista, attraverso i chiassosi manife-
sti della festa dellamietitura: giovani allegri, forti, bellissimi. Qualche gerarca
esibizionista. Molte frasi di propaganda in caratteri cubitali. Luce e colore.
Abbiamo finito. Ho visto. Bellissimo. Molto interessante.
Cerco Francesco, andiamo.
Scendendo nella enorme sala al piano terreno, butto gli occhi su una
bacheca circolare: libri contabili. 1930, 1935, 1940: bilanci, verbali, docu-
menti. Nella visita alla mostra non avevo pensato alla gestione di questa
grande azienda, alla sua vorticosa crescita negli anni di radicali innovazioni
anche nella tenuta della contabilità e nella formazione dei bilanci.
Il pensiero va al diploma di laurea di mio papà con la firma di Zappa, alla
diatriba con Besta, al faticoso approdo al conto economico.
Forse in queste carte ci sono cose interessanti. Ho chiesto di vedere i libri.
L’assessore alla cultura ha sollevato i vetri delle portelle.
E’ come pensavo: i bilanci esprimono i primi, faticosi, passi verso la nostra
partita doppia che hanno accompagnato lo sviluppo dell’azienda.
Ai miei segni di felice sorpresa, anche l’ architetto Mareno Settimo, abban-
donato l’abito dell’assessore, ha avuto un attimo di stupito entusiasmo.
Gli ho raccontato della situazione patrimoniale, del conto economico, dei
costi e dei ricavi, della rivoluzione di Zappa, della determinazione dell’utile.
Conosceva l’importanza di quei libri, ma il mio interesse lo ha incuriosito.
La storia è bella, il risvolto sociale è molto interessante, l’aspetto economi-
co e contabile sono da approfondire, le dimensioni e il veloce sviluppo
dell’azienda ci possono regalare uno studio utile e affascinante.
Perché non proporre a
il Commercialista Veneto
un concorso per una tesi
di laurea?
Germano ha portato il progetto in comitato di redazione.
Germano, Filippo e Luca sono venuti a Torviscosa a vedere le carte.
Abbiamo trovato, a Ca’ Foscari, la disponibilità del professor Gianni Favaro.
Siamo tornati a Torviscosa. L’assessore ci ha accolto con simpatia.
Siamo diventati amici. La tesi è stata assegnata.
Matteo Manganiello ha illustrato il suo progetto nel numero 235 del nostro
giornale. Fra poco sarà pronta: in italiano e in inglese.
Grazie Mareno, grazie Giovanni. A Matteo grazie e buon lavoro.
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