Il Commercialista Veneto n.229 (GEN/FEB 2016) - page 31

NUMERO 229 - GENNAIO / FEBBRAIO 2016
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IL COMMERCIALISTA VENETO
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EON
Domande, riflessioni , dialoghi
Gli utili di Equitalia
Caro Direttore,
apprendo dalla lettura del bilancio
di Equitalia Nord s.p.a. che la società
dedita alla riscossione dei tributi nel
2014 ha realizzato 42milioni di euro
di utile netto dopo le imposte a fronte
di 372 milioni di euro di ricavi (aggi,
rimborsi spese, ecc.). In pratica la
redditività netta sui ricavi è dell’11%.
Mi chiedo, e Le chiedo: è eticamente
accettabile che un soggetto preposto
alla collettazione dei carichi fiscali,
assicurativi e contribuitivi lucri
pesantemente sull’esercizio di
un’attività del genere?
Lettera firmata
-
Vicenza
Caro Collega,
qualcosa non mi torna nei dati che
sottoponi, dal momento che nel
bilancio consolidato 2014 di
Equitalia spa (che raggruppa –
oltre ad Equitalia Nord spa - E.
Centro, E. Sud ed E. Giustizia),
risulta un utile netto dopo imposte
di 14,5 milioni, a fronte di ricavi
complessivi per 959 milioni (di cui
900 milioni per Commissioni
attive, tra le quali gli aggi
ammontano a 537 milioni).
Un risultato che peraltro è stato
ottenuto, stando a quanto risulta
dalla Relazione sulla Gestione,
grazie a significativi risparmi sui
costi, pari ad oltre 33 milioni, e
dopo aver corrisposto quasi 1,3
milioni a società di revisione per
la certificazione dei bilanci, nonché
193 mila euro agli amministratori
e 473 mila euro ai sindaci...
Resta comunque un più ampio
quesito, che riguarda il sistema
della Riscossione, accentrato in
una SPA partecipata da Agenzia
delle Entrate (51%) ed Inps (49%),
che fino al 31/12/2015 richiedeva
aggi pari all’8% a titolo di “oneri
di riscossione” (!!!) in caso di
pagamenti di cartelle effettuati
oltre 60 giorni dalla notifica.
Personalmente ho sempre avuto
molte perplessità, motivo per cui
trovo che la
riduzione degli aggi
dall’8% al 6%
sui carichi affidati
a Equitalia a partire dal 1/1/2016
(a fronte della quale saranno
ovviamente necessari circa 125
milioni di trasferimenti a copertura
delle minori entrate…) sia una
misura corretta, che va nella
direzione della socializzazione dei
costi della riscossione.
Caro Direttore,
una volta qualcuno disse che: “
il
sonno della ragione genera
mostri
”; nel mio caso lo zelo della
burocrazia genera situazioni
grottesche. Spiego subito il fatto:
Equitalia risulta creditrice per un
certo importo nei confronti di un
contribuente.
La cartella di pagamento viene
opposta e
parzialmente
annullata:
permane quindi un debito verso
l’agente della riscossione. I giudici
tributari, in sede di dispositivo,
liquidano a favore del contribuente
le spese di giudizio. Tutto sembra
andare per il meglio: Equitalia chiede
i riferimenti IBAN per procedere al
rimborso delle spese; accortasi però
che risulta una contemporanea
posizione di debito nei suoi
confronti (per le spese di giudizio) e
di credito nei confronti del
contribuente (per i tributi non
stralciati dal giudice) intima a se
stessa di non procedere al
pagamento tramite un formale atto
di “pignoramento dei crediti verso
terzi” (?!), regolarmente notificato al
terzo (la stessa Equitalia) e al
contribuente. Lascio a Lei ogni
commento.
Lettera firmata
Bassano del Grappa
Caro Direttore,
molto si è discusso ultimamente, e
molte cose si sono scritte sulle
questioni correlate all’etica
deontologica nello svolgimento
della nostra attività professionale.
Poco si è fatto, però, per dimostrare
che una vera e propria sterzata di
timone è stata praticata.
Ricordo che all’inizio della pratica
professionale (era il 1979) le prime
parole cuimi fececenno il titolaredello
studio ove svolgevo il tirocinio furono
la “deontologia professionale”, intesa
come comportamento etico da
praticare sia nei confronti della
clientela che, soprattutto, nei
confronti di coloro che un domani
sarebbero stati i miei colleghi.
Allora si sottolineava soprattutto la
correttezza ed il rispetto nei rapporti
interprofessionali.
Insegnamenti, questi, che con il
decorso degli anni sono venuti
sempre meno a tal punto che oggi
assistiamo all’indecoroso teatrino
che fa sì che coloro che si sono
macchiati di comportamenti poco
etico-professionali, siano gli stessi
oggi legittimati a prendere
provvedimenti disciplinari per le
presunte scorrettezze altrui !.
E questo lo dice un collega senza il
benché minimo timore della
smentita; lo dice un collega che sulla
propria pelle è stato oggetto di una
istruttoria disciplinare per violazione
del codice deontologico per non
aver completato il ciclo formativo
continuo, pur tuttavia adducendo
valide motivazioni personali
oggettive.
Al di là delle considerazioni di
carattere personale su quanto i corsi
formativi così come concepiti
possano
qualificare
il
professionista, proprio per quanto
ho avuto modo di esprimere e
verbalizzare all’atto dell’istruttoria,
ho capito che purtroppo nulla è
cambiato, e che oggi non solo
verba
,
ma anche
scripta volant
.
Vero è che passi da gigante dal 1979
ad oggi sono stati compiuti,……ma
nella direzione sbagliata. Ed in tempi
di “vacche magre” anche la
corporazione professionale diventa
una tonnara ove si assiste alla
mattanza; crudo spettacolo ove i
tonni (colleghi) per lo spirito di
sopravvivenza sono disposti a
tutto.
Tanta forma (e spesso neppure
quella) e poca sostanza, a scapito
del giusto equilibrio sul quale
qualche millennio fa qualcuno aveva
dissertato.
Quel qualcuno che già allora riusciva
evidentemente a percepire il
degrado morale che oggi giorno
avremmo vissuto.
Deontologia:
anno zero, vita vecchia
Mano destra, mano sinistra
In questo panorama, pure il nostro
“microcosmo professionale” non fa
distinzione essendo null’altro che
lo specchio della società in cui
stiamo vivendo. Società basata
sull’opportunismo e il tornaconto
personale. Ed allora ci si chiede che
significato e che ruolo rivesta oggi
un Ordine professionale; ci si chiede
che cosa differenzia un Ordine
professionale da un Registro Ditte.
L’Ordine professionale, per “noi di
allora” faro di riferimento, è oggi
un’istituzione che sembra accettare
il ruolo di curatore fallimentare delle
libere professioni, o talvolta di tutore
di interessi di qualche ristretta
lobby.
Forse qualche collega senz’altro più
“illuminato” di me potrà spiegarmi
quale sia il ruolo oggi dell’Ordine
professionale. Evidentemente io
sono ancora legato a vecchi schemi
e protocolli comportamentali
obsoleti che evidentemente fanno
parte di un passato.
Non mi rimane che ultimare questo
mio breve scritto con un forte
sentimento di tristezza nei confronti
delle nuove generazioni di colleghi
che, purtroppo per loro, non hanno
conosciuto il reale significato di
etica e deontologia professionale, e
sono
cresciuti,
anche
professionalmente, in un ambiente
del tutto privo di valori morali senza
i quali è impensabile la realizzazione
di un nuovo progetto di
valorizzazione della professione.
Lucio Leita
Ordine di Udine
Caro Collega,
pur comprendendo l’amarezza e la
delusione per vicende come quelle
che ti hanno coinvolto, non mi
sento di condividere il senso di
rassegnazione che emerge dalle tue
parole.
Io credo che l’etica ed i valori
morali siano presenti nei giovani
che si affacciano oggi alla
professione almeno tanto quanto
lo erano nei colleghi delle
precedenti generazioni, che tra
l’altro potevano operare in un
sistema complessivamente più
permissivo e caratterizzato da
minori controlli a tutti i livelli.
Personalmente incontro di
continuo giovani colleghi animati
non solo da un grande entusiasmo,
ma anche da solide certezze in
punto di valori morali e di obblighi
deontologici.
Ed è proprio di questo che ha
bisogno la nostra Professione, che
più di altre deve colmare un
notevole gap reputazionale anche
presso la pubblica opinione.
Come ho già avuto modo di
scrivere,
ritengo
che
l’approvazione del nuovo codice
deontologico rappresenti un
importantissimo punto di
ripartenza sotto questo punto di
vista, e sono certo che la nostra
categoria, nel suo insieme, saprà
coglierne l’enorme rilevanza.
ERRATA CORRIGE
Per uno spiacevole refuso, nel numero
228
(Novembre/Dicembre 2015)
Angela Stevanato
, autrice dell'articolo
L'Associazione non riconosciuta:
natura ed effetti dello scioglimento sull'obbligazione tributaria
,
pubblicato alle pagine 16 e 17,è stata indicata come praticante dell'Ordine
di Venezia mentre ne è da tempo iscritta come Dottore Commercialista a
pieno titolo. Ci scusiamo con l'interessata e con i lettori.
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