Il Commercialista Veneto n.227 (SET/OTT2015) - page 5

NUMERO 227 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2015
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FILIPPO CARLIN
Ordine di Rovigo
IL COMMERCIALISTA VENETO
L'INTERVISTA / Daniela Boscolo
«I ragazzi hanno il diritto di ricevere
la migliore istruzione possibile
per affrontare le sfide della vita»
CHI È
DANIELA BOSCOLO
SEGUE A PAGINA 6
I molti riconoscimenti che Lei ha ricevuto, partendo dalla menzione al
The Global Teacher Prize
(50 insegnanti migliori al mondo), mi porta a
molti spunti di riflessione... vorrei partire però da questo: qual é lo stato di
salute della scuola italiana e come ci collochiamo rispetto all’estero?
Gli spazi scolastici in Italia sono ancora concepiti per la lezione frontale,
ormai quasi del tutto abbandonata negli altri paesi in favore di strategie di
insegnamento più cooperative e laboratoriali che vedono lo studente
protagonista e risorsa del processo di apprendimento.
Scarseggiano laboratori, poco spazio anche per le nuove tecnologie (TIC),
nel mio Istituto c’è solo una LIM!
Il rapporto annuale
Eurydice
ha messo a confronto la scuola in Europa e
l’Italia, ancora una volta, non ha una valutazione positiva.
Dal rapporto emerge che nel nostro Paese, i docenti sono più anziani,
lavorano di più, guadagnano meno e hanno meno finanziamenti pubblici a
loro disposizione: Spagna, Francia e Germania ci surclassano.
In Italia per i docenti non c’è l’obbligo di formazione/aggiornamento che, a
pensarci bene, suona come un grande paradosso: il formatore professionista
per eccellenza non è obbligato a formarsi.
Tutto viene lasciato all’iniziativa personale e così la qualità dell’istruzione,
nel nostro paese, si presenta a macchie di leopardo e i ragazzi si giocano al
lotto la partita della vita e del loro futuro.
D’altra parte, quando l’aggiornamento è a carico del docente stesso, come
lo sono le fotocopie e tutti gli altri strumenti di lavoro, parlare di obbligo…
Quest’anno il governo ha dato a ciascun docente di ruolo 500€ per la
formazione/software/hardware, un’inezia, speriamo però che sia l’inizio di
un nuovo corso.
Da uno studio del professor Hanusheck dell’Università di Stantford è
emerso che l’Italia non spende poco per l’istruzione, al contrario: spende
moltodi piùdi altri paesima, aquantopare, spendemale. Chiediamo aLei
nella sua esperienza di docente di fornirci una visione e, se possibile, una
possibile soluzione.
Secondo il rapporto dell’OCSE intitolato “
Education at a Glance: OECD
Indicators
2014”
l’Italia è il penultimo Paese dell’Ocse per spesa per
l’istruzione come quota della spesa pubblica totale: appena l’8% a fronte di
una media Ocse del 12,5%. Fa peggio solo la Grecia, con il 7,6%.
Dalle statistiche Ocse risulta che l’educazione in Italia è la voce della spesa
pubblica che ha subito la maggiore riduzione percentuale (-1,6%, il doppio
rispetto allo -0,8 medio Ocse) negli anni dal 2007 (quando pesava per il
9,65% sul totale) al 2013: quelli della crisi.
Concordo pienamente con il prof. Hanusheck quando sostiene che nei paesi
dove l’istruzione è di qualità migliore, il PIL tende a crescere di più e con più
costanza nel tempo; quindi, secondo sempre il professore, un buon sistema
di istruzione oggi parrebbe essere l’elemento strategico della crescita
economica di domani. Bisogna tornare ad investire nella scuola e soprattutto
bisogna iniziare a valutare il sistema scuola italiano attraverso indicatori
oggettivi in modo da assicurare, in tutta Italia, un servizio di istruzione di
qualità che sappia anche identificare ed eliminare gli eventuali sprechi.
Gli indicatori OCSE per valutare la qualità dell’insegnamento si basano
su test PISA ovvero sul livello di apprendimento di matematica e delle
scienze; e proprio i risultati di detti test hanno un’influenza sensibile
sulla capacità di una nazione di produrre PIL.
Lei concorda sul fatto che un test a base matematica sia lo strumento
preferibile per determinare se un insegnamento è efficace o meno?
Nessuno può negare l’utilità dei test standardizzati se utilizzati come “cartine
di tornasole” per verificare la presenza o meno di certe competenze, l’errore
sarebbe l’assunzione che essere ben istruiti e quindi aver ricevuto un efficace
insegnamento in determinate discipline, fosse identico a ottenere punteggi
alti in questi test.
Se i test sono decisivi, si trascura di insegnare tutto quello che non è
LAUREATA IN LINGUE E LETTERATURE STRANIERE
presso l’Università
di Padova, si specializza in “Didattica Speciale” nel 2003 all’Università di Ferrara .
QuattroMaster inDidattica e un corso di Alta Formazione in “Docente esperto di Rete
Territoriale per l’Integrazione” conseguito presso l’Università di Padova nel 2009.
Nel 1998 inizia ad insegnare inglese alle scuole superiori e dal 2007 è di ruolo
presso l’Istituto Tecnico Economico C. Colombo di Porto Viro dove si occupa di
disabilità ed è responsabile di sede.
Dal 2012 collabora stabilmente con l’Università di Padova come docente esperto
esterno di “Didattica Speciale” nei corsi di abilitazione e specializzazione per
l’insegnamento. Svolge l’attività di formatrice presso gli istituti scolastici e le
Università Italiane e Straniere.
Nel 2011 riceve il Riconoscimento Nazionale “Insegnante dell’anno 2010" da
Manpower e Confindustria con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei
Ministri e del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
http://
alsupermercato.jimdo.com/il-progetto-su-rai1/
Si classifica tra i 50 migliori docenti al mondo nel “Global Teacher Prize 2015 “ (il
Nobel per l’Insegnamento) a cura della Varkey Foundation. Dal 2015 collabora
con MIUR quale membro dell’Osservatorio Nazionale Permanente per
l’Integrazione Scolastica.
Ottobre 2015: viene nominata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
“Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana” con la seguente
motivazione: “Per il suo impegno a favore dell’inclusione socio-scolastica degli
alunni con disabilità”.
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