Il Commercialista Veneto n.227 (SET/OTT2015) - page 36

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NUMERO 227 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2015
IL COMMERCIALISTA VENETO
FUORI CAMPO IVA
ACQUA ALTA, ACQUA POTABILE
S
ONO STATO INVITATO alla cena che segue la riunione del Comitato di
Redazione del nostro giornale. Era a Venezia. Sono arrivato un momento
prima ed ho partecipato all’ultima parte dei lavori: molto interessante. Un
gruppo di colleghi disposti a regalare qualche ora del loro tempo per creare
un giornale che dovrebbe servire soprattutto agli altri e che forse gli altri non
leggono con la dovuta attenzione e con il rispetto che si deve a chi per noi dà qualche
ora del suo sonno.
Era prevista l’acqua alta. Novanta centimetri, quel tanto
che basta per allagare le parti più basse della città.
Alla fine della cena, con alcuni colleghi delle città del
Triveneto, abbiamo deciso di andare a vedere l’acqua alta
a San Marco. Era qualche centimetro e stava defluendo
attraverso quei “gatoli” che collegano la piazza alla laguna.
Infatti le rive di San Marco sono più alte della piazza e le
prime acque entrano dai “gatoli”, quelle fessure che
consentono all’acqua di entrare senza rovinare il selciato.
C’è stata una qualche sorpresa nel vedere questo lento
svuotarsi della piazza: una prima acqua alta a Venezia,
imprevista, alla fine di settembre.
Questa è l’acqua della laguna. E l’acqua potabile?
Come faceva Venezia prima che la costruzione del ponte
consentisse di portare in città l’acqua dei fiumi? Bella
domanda di un giovane collega.
E bellissima è la risposta: i veneziani bevevano l’acqua piovana. Tutti conosciamo
i campi a Venezia, tutti ammiriamo le vere da pozzo, non ci sono fontane e molti
campi sono sopraelevati. Non è solo estetica, è una pura necessità. Sotto i campi c’è
una vasca. Una vasca che contiene sabbia, che filtra e purifica l’acqua piovana che
viene convogliata all’interno di queste vasche tramite una serie di tubazioni e di
condotte, molto spesso di marmo, che portano l’acqua dai tetti alla vasca.
Se venite a Venezia fate attenzione a questi aspetti. Andate a cercare quel che
rimane di queste condotte che costringono l’acqua a passare dai tetti alla vasca con
il minor dispendio possibile.
L’acqua potabile a Venezia era una cosa preziosa. Non ci sono sorgenti, non ci sono
fiumi, non sono facilmente reperibili le falde acquifere e la civiltà di Venezia è nata
risparmiando l’acqua dolce che, come in ogni città, è il bene più prezioso.
Non a caso, nel Medioevo, gli invasori interrompevano l’afflusso dell’acqua alle
città assediate. In casi di perdurante siccità, barche attrezzate prendevano l’acqua
dolce dai fiumi per portarla a Venezia, con un onere non indifferente.
E c’era sempre pendente il pericolo dell’acqua alta.
Se l’acqua salata entrava nella cisterna, si doveva non solo vuotare la cisterna
dall’acqua, ma anche ripulire la sabbia che depura l’acqua piovana.
Per questo, molti campi sono sopraelevati, per allontanare la possibilità che l’acqua
salata della laguna togliesse a Venezia l’acqua potabile.
Il Magistrato alle Acque aveva la funzione che oggi
speriamo possa avere il Mose. La barriera litoranea del
Lido, che separa la laguna dal mare, era molto più
frastagliata. Oggi rimangono soltanto le bocche di porto
del Lido, di Malamocco e di Chioggia.
La carta geografica, appesa alla parete del mio studio e
che vedete qui allegata evidenzia che nel 1838 erano ancora
cinque le aperture che mettevano in comunicazione il mare
con la laguna.
Anche dai fiumi venivano i pericoli per l’equilibrio
all’interno della laguna: inondazioni, riporto di terreno e
di sabbia, eccesso di acqua dolce.
In origine, nella laguna, confluivano il Brenta, il Sile, e
anche il Piave talvolta poteva uscire dal suo letto ed
inondare la laguna nord.
Già nel 1300 il letto del Brenta è stato spostato più a sud,
e più tardi il Piave è stato fatto uscire a Cortellazzo e il Sile è stato trasportato nel
letto del Piave. Se andate a Jesolo, la strada che costeggia il Sile si chiama ancora Piave
Vecchio: fino metà del 1500 il letto nel quale oggi scorre il Sile era occupato dalle
acque del Piave. Si stima che ogni abitante avesse, a Venezia, a sua disposizione, dai
cinque ai cinque litri e mezzo di acqua potabile al giorno. Pensa quanta acqua usiamo
oggi, per bere, per cuocere il cibo, per lavarci, per lavare i piatti e la biancheria. Si
stima che il consumo medio giornaliero sia dai 100 ai150 litri.
Ho raccontato questa storia ai colleghi presenti, e sono rimasti colpiti, quasi increduli.
Ho visto che piaceva. Spero che possa piacere anche a te.
Paolo Lenarda
Ordine di Venezia
Carta della laguna di Venezia, 1838
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