Il Commercialista Veneto n.227 (SET/OTT2015) - page 2

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NUMERO 227 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2015
IL COMMERCIALISTA VENETO
Gerardo Longobardi
SEGUE A PAGINA 3
Presidente, ci dia una prima impressione a caldo sul congresso appena
concluso.
A me sembra di poter dire che il nostro IV Congresso Nazionale sia stato
innanzitutto un importante momento di riflessione, scambio di idee, dibattiti.
Da questo punto di vista l’obiettivo che il Consiglio Nazionale si era
prefissato è stato pienamente centrato. Le due sessioni plenarie e gli undici
workshop, tutti affollatissimi, hanno avuto come approdo la presentazione
di un volume di 350 pagine di proposte nei più svariati ambiti riguardanti
la nostra professione. Un volume che resterà come una sorta di carta
d’identità di una Professione che parla il linguaggio della concretezza e
dell’operatività con tutti i suoi interlocutori, dall’Amministrazione
Finanziaria a tutte le altre Istituzioni, dai cittadini contribuenti alle imprese.
Dopo due anni di commissariamento non é facile riportare la categoria al
ruolo che merita: a che punto è il percorso?
Sapevamo che questo sarebbe stato il compito più urgente e al contempo
più difficile che aspettava il nostro Consiglio Nazionale. Ricostruire, dopo
quasi due anni di vuoto di rappresentanza, non è operazione semplice, ma
è la mission che ci siamo autoassegnati sin dal primo giorno
d’insediamento, muovendoci su una direttrice estremamente precisa:
riallacciare con pazienza, rispetto e autorevolezza i rapporti e le
interlocuzioni che erano saltati. Ebbene, credo sia innegabile che questo
impegno ha già dato alcuni frutti preziosi: tra audizioni parlamentari, tavoli
tecnici, incontri riservati, non c’è stato giorno in cui la voce dei
commercialisti italiani non sia emersa come autorevole e ascoltata. Fino
alla novità, davvero rilevante, della nostra convocazione al tavolo
governativo sulla definizione della legge di stabilità 2016. Non era mai
successo prima e l’intervento del viceministro Casero al nostro Congresso,
così ricco di risposte positive a nostre richieste legittime, formulate
nell’interesse generale del sistema e non certo in un’ottica partigiana,
sono la dimostrazione tangibile che il nostro lavoro sta lasciando una
traccia ben visibile.
Fra un anno ci saranno nuove elezioni: ci bloccheremo ancora?
Gli oltre 116mila commercialisti iscritti al nostro albo hanno pagato sulla
loro pelle, in termini di assenza di una voce forte e unita della categoria e,
fatemelo dire, anche in termini di immagine, i danni di una
querelle
di cui
ognuno di noi porta una parte di responsabilità. Non far tesoro di quella
lezione sarebbe una follia. Come in ogni consesso democratico che si
rispetti, si arriverà al nuovo appuntamento elettorale confrontando
posizioni e visioni del futuro della nostra Professione probabilmente
diverse. E’ fisiologico e giusto che accada. Per quanto mi riguarda, l’ipotesi
che tutto ciò possa tramutarsi in una nuova
impasse
non esiste.
Per qualcuno siamo una categoria da rottamare... in realtà dal congresso
sembra emergere un segnale del tutto diverso, di una Professione oggi
più che mai indispensabile al Paese...: possiamo guardare con un po’ di
ottimismo al futuro?
Rottamare i commercialisti significherebbe far saltare un elemento cardine
del sistema economico italiano, l’anello di congiunzione tra
amministrazione, imprese, cittadini. Se ancora ci fosse qualcuno che si
pone questo obiettivo, sappia che si tratta di un’eventualità semplicemente
impraticabile. Noi ci siamo e ci saremo sempre e il Congresso di Milano è
stata la migliore dimostrazione possibile di vitalità e voglia di guardare al
futuro. Un futuro al quale, come ho avuto modi di dire nella mia relazione,
dobbiamo però tutti imparare a guardare con più coraggio e con un
approccio più sfidante. La Professione si porta dietro problemi ormai
decennali, a cominciare dai rapporti spesso faticosi con l’Amministrazione
Finanziaria, specie in periferia, e da un mercato professionale sempre più
angusto. A noi il compito di approcciare la sfida digitale, ad esempio,
senza timore, gestendola anziché subirla, traendone lo stimolo per una
rivoluzione copernicana nell’organizzazione dei nostri studi, dal momento
che la tecnologia sta già modificando il nostro contesto di riferimento, a
cominciare dagli assetti interni delle Pmi. Questa è una riflessione che
dovremo avviare al nostro interno e che dovrà andare di pari passo con
IV CONGRESSO NAZIONALE DEI DOTTORI COMMERCIALISTI E DEGLI ESPERTI CONTABILI
Le voci dei protagonisti
INTERVISTE ACURADI
GERMANO ROSSI
E
SILVIADECARLI
Presidente del Consiglio Nazionale
dei Dottori Commercialisti
Presidente, una battuta a caldo sul ritrovato Congresso Nazionale.
Un congresso deludente, senza visione per il futuro. Noi pensiamo di
venire a questi eventi e di avere delle risposte sul futuro, ma in effetti non
ne troviamo.
Un futuro che c’è o non c’è?
La nostra categoria dovrebbe prepararsi ai cambiamenti che ci aspettano,
per affrontare un futuro che senz’altro c’è, ma che va adeguatamente
inquadrato. E coloro che ci rappresentano nell’ambito del Consiglio
Nazionale dovrebbero essere i primi a confrontarsi a mente aperta su questi
temi: purtroppo, però, mi pare che le idee siano abbastanza poche.
Come giudichi la partecipazione degli iscritti ?
È un tema su cui riflettere: personalmente, anche considerati gli avanzi nel
bilancio del Consiglio Nazionale, avrei proposto una gratuità per questo
evento, gratuità che peraltro – forse – dovrebbe caratterizzare sempre
manifestazioni di questo tipo.
l’altra grande sfida che abbiamo concepito guardando al futuro soprattutto
dei colleghi più giovani, ossia le Scuole di Alta formazione. Un progetto
che sta partendo e che mi auguro possa avere anche la caratteristica di un
grande laboratorio culturale per tutti i commercialisti italiani.
Dante Carolo
Presidente della Conferenza Permanente
degli Ordini del Triveneto
Gerardo Longobardi
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