Il Commercialista Veneto n.221 (SET/OTT 2014) - page 11

NUMERO 221 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2014
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IL COMMERCIALISTA VENETO
FRANCESCA KING
1
Avvocato inMilano
L
A CRISI DELL’ECONOMIA PUÒ ANNOVERARE tra i suoi fattori anche la crisi della
giustizia, tant’è che i numeri della crisi riguardano in generale anche il comparto delle
professioni che operano nel settore giudiziario. Ed infatti, è diminuito il lavoro in generale
per tutti i professionisti, ciò anche in ragione dei ripetuti aumenti del costo dell’accesso
alla giustizia, aggravato dal dilatarsi dei tempi di risposta dei Tribunali. I cittadini, a causa
dei costi gravosi imposti dallo Stato, spesso rinunciano a far valere i propri diritti in giudizio. Nondi-
meno vi sono ambiti, come quello del diritto di famiglia, nei quali la risposta giudiziaria appare
irrinunciabile seppur spesso insoddisfacente e quindi di per sé fonte di ulteriore contenzioso, con
ogni conseguenza anche riguardo al costo sociale del fenomeno. Per individuare un modello più
efficiente di gestione della giustizia, è necessario ridistribuire le competenze all’interno del comparto
giuridico-economico, privatizzando quanto più possibile alcuni servizi affidandoli ai professionisti.
Merita in tal senso di essere citato il direttore del Censis, Giuseppe Roma, laddove afferma che “Se lo
Stato facesse un passo indietro demandando ai professionisti, alla loro etica, alla loro deontologia il
compito di essere garanti della fede pubblica, avremmo certamente contribuito a realizzare due obiet-
tivi di cui si sente gran bisogno: la semplificazione burocratica e un incremento dell’occupazione
qualificata in ambito professionale”.
Nell’ambito del diritto di famiglia una risposta proficua è rappresentata dalla Pratica Collaborativa,
nuova procedura stragiudiziale multidisciplinare di estrazione anglosassone, importata in Italia nel
2010 per il successo che sta avendo negli Stati Uniti ed in altri Paesi europei grazie al positivo
riscontro sociale dovuto alla maggiore durata degli accordi raggiunti. Si tratta di un procedimento
stragiudiziale con il quale i coniugi vengono aiutati, attraverso delle tecniche di negoziazione assisti-
ta, dai vari professionisti, tra cui il commercialista, ad individuare la migliore soluzione anche di
natura economica per entrambi i coniugi o conviventi.
Le figure professionali coinvolte in questa nuova procedura sono, oltre agli avvocati collaborativi,
un esperto in comunicazione - facilitatore ( coach) ed un esperto in materia economico-finanziaria,
tutti specificamente formati e appartenenti all’AIADC Associazione Italiana Professionisti Collabo-
rativi che offre la possibilità di utilizzare la Pratica Collaborativa nella risoluzione dei conflitti.
In tutti i casi nei quali la situazione patrimoniale del nucleo familiare presenta una certa complessità,
anche di natura economica, scegliere un percorso collaborativo, avvalendosi dell’ausilio di un com-
mercialista formato a tale pratica, avrà il pregio di aiutare le parti ad individuare le soluzioni che,
tenendo conto degli interessi coinvolti, potranno ottimizzare le risorse alla famiglia. In tal senso la
modalità di intervento appare innovativa laddove si consideri che solitamente, gli esperti in materia
economico-finanziaria rappresentano un singolo coniuge e sono spesso chiamati a suggerire solu-
zioni che tutelino solo una delle parti. Compito del commercialista collaborativo, al contrario, sarà di
suggerire alle parti soluzioni che non terranno conto dell’interesse di un singolo cliente, ma di
entrambi e, nel caso ve ne siano, dei figli. Egli sarà quindi in grado di modellare una soluzione
economico-finanziaria anche in relazione alle varie opzioni fiscalmente più utili; predisporre un accor-
do economico che presenti le maggiori utilità possibili per la coppia, tenendo conto anche dei bisogni
e delle aspettative di ciascun soggetto (per esempio il legame affettivo delle parti rispetto ad un bene
che sembrerebbe, secondo le regole comuni, conveniente vendere).
Il commercialista, così come ogni professionista coinvolto nel procedimento collaborativo, applican-
do sul campo i principi della lealtà e della correttezza, condurrà a un accordo basato su quelle regole
di buon senso spesso tralasciate, con risultati che non compromettono i rapporti familiari e offrendo
alla coppia, ormai separata, una nuova vita “libera” e senza timore di rappresaglie.
La Pratica Collaborativa si distingue nettamente dai procedimenti contenziosi di risoluzione delle
controversie. Mette alla prova i professionisti sotto profili che non necessariamente sono conside-
rati dai codici deontologici delle singole categorie.
La Pratica Collaborativa richiede un cambiamento culturale, che si basi sull’autonomia e non più sulla
delega. Oggi ci si rivolge all’avvocato, al giudice, ai servizi sociali, al consulente tecnico perché
decidano al posto nostro. Un percorso collaborativo invece prevede che ci si faccia aiutare dagli
esperti, perché non si hanno competenze in determinati campi, ma che ci sia un’assunzione di respon-
sabilità piu profonda, che non si deleghi ad altri la decisione. Sono pronti gli avvocati per la sfida? E
troveranno nelle professioni correlate, in particolare nei commercialisti, la mentalità, oltre che le
competenze necessarie, per sedere insieme intorno al tavolo della collaborazione?
L’atteggiamento “dialogante” peraltro viene auspicato anche dal legislatore, basti pensare alle
novità introdotte dal D.L. 132/2014 che si traducono in un invito a ridare alla giustizia il suo vero
ruolo, alleggerendola di una serie di decisioni che possono essere invece risolte con una regolazione
degli interessi reali delle persone fuori dall’aula del tribunale.
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Avv. Rita De Marco del Foro di Bassano del Grappa e Avv. Lucia Fazzina del Foro di Vicenza.
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