Il Commercialista Veneto n.222 (NOV/DEC 2014) - page 25

NUMERO 222 - NOVEMBRE / DICEMBRE 2014
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IL COMMERCIALISTA VENETO
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OCHA
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Domande, riflessioni , dialoghi
Da che parte stiamo?
Caro Direttore,
ricevo oggi l’informativa della nostra UNGDEC
con la quale vengo informato che la stessa ha
stipulato una convenzione al fine di godere di
uno sconto del 10% per le prime 10 corse effet-
tuate con gli autoveicoli del network UBER.
Chi, o cosa sia UBER, è noto a tutti coloro che
leggono abitualmente le notizie di stampa. Rias-
sumendo per coloro che sono meno tecnologici
o meno informati (non me ne vogliano) si tratta di
una app (applicazione) che permette a privati cit-
tadini con disponibilità di un’autovettura in buone
condizioni, di svolgere un servizio taxi su preno-
tazione connettendosi al network che procaccia
clienti, si trattiene una percentuale dell’incasso e
garantisce lo standard del servizio e la correttez-
za della clientela, la quale, tra le caratteristiche,
procede ai pagamenti esclusivamente con mone-
ta elettronica.
Sembrerebbe l’uovo di colombo, dove si incon-
trano domanda e offerta di servizi di trasporto,
creando opportunità di lavoro anche integrativo
per i singoli cittadini. Se non fosse che in Italia il
settore è disciplinato con il sistema delle licenze
di taxi e del sistema del NCC (noleggio con con-
ducente). Ora questo sistema di licenze autorizza
i detentori a svolgere un servizio pubblico, a per-
correre strade riservate, ad entrare in zone ztl, a
beneficiare di un particolare regime fiscale per
quanto concerne l’ammortamento ed il costo di
esercizio delle autovetture utilizzate. Il sistema
delle licenze è naturalmente contingentato e coz-
za, come è ovvio che sia, con il sistema del libero
mercato.
E qui sta il punto. Noi, categoria dei Dottori Com-
mercialisti ed Esperti Contabili, abilitati con si-
stema ordinistico all’esercizio di una professio-
ne con forte connotazione pubblicistica (batta-
glia sostenuta da buona parte della categoria),
che godiamo di accessi privilegiati al sistema
telematico dell’Agenzia delle Entrate, facciamo
agli altri (i taxisti) ciò che non vorremmo fosse
fatto a noi.
Mi spiego, agevolare la diffusione di un servizio
quale quello di UBER, se dal punto di vista del
libero mercato è lodevole, rischia di essere, per la
nostra categoria, un atto di autolesionismo, in
quanto questi soggetti mai utilizzeranno i nostri
servizi di contabilità/fiscali, in quanto saremo
fortemente bypassati dal sistema di UBER.
L’interrogativo è forte, quale futuro in un libero
mercato come quello di UBER immaginano i no-
stri rappresentanti di categoria? E’ quella nostra
una battaglia di retroguardia, al pari di quella dei
taxisti?
GiuseppeGravina
Ordine di Treviso
Caro Collega,
la nostra categoria ha rinunciato da molto tem-
po ad impegnarsi in una battaglia per la difesa
di prerogative ed esclusive che, peraltro, forse
non sarebbe mai stata in grado di mantenere.
La liberalizzazione di gran parte dei servizi
usualmente resi dai commercialisti è ormai un
fatto acquisito da anni; le poche esclusive che
ci sono rimaste sono praticamente tutte condi-
vise con altre categorie professionali, mentre
nel campo dei servizi di base e della consulenza
si può dire che il mercato in cui operiamo sia
molto vicino alla concorrenza perfetta.
I nostri sforzi devono invece concentrarsi su al-
tri fronti: sulla qualità, sulle regole, sulla for-
mazione, sulla deontologia, ovvero su tutto
quanto un cittadino può legittimamente atten-
dersi da un sistema ordinistico.
L'embargo della Russia
Caro Direttore,
la presente per manifestarti lo sgomento e la rab-
bia di noi professionisti economici di fronte al
deflagrante effetto sul sistema imprenditoriale
“Triveneto” dell’embargo imposto dalla Russia
ai beni e servizi provenienti dall’Italia. Sto par-
lando della lenta agonia di interi comparti pro-
duttivi che, dopo aver cercato in questi anni di
spingere su una marcata diversificazione per fug-
gire dalla crisi dei consumi interni, vedono ora
spegnersi lentamente i fatturati come un malato
terminale in attesa del colpo di grazia (anche i
pochi temerari che avevano “tenuto la barra al
centro” se ne stanno andando…). Non mi pare
purtroppo che la stampa, il sistema paese e la
classe politica siano sensibili a una sciagura del
genere, sebbene il momento sia già difficilissimo
a causa di una ripresa interna che non arriva mai.
Michele Sonda
Ordine di Bassano del Grappa
Caro Collega,
purtroppo la situazione che denunci è dramma-
ticamente reale, soprattutto nel nostro Territo-
rio. E, aggiungo, dove non è arrivato l’embargo,
ci ha pensato la recente fortissima svalutazione
del rublo ad annichilire i rapporti commerciali
con la Russia.
Non è questa le sede per discutere della legitti-
mità delle sanzioni che hanno dato origine
all’embargo: di certo sarebbe stato opportuno
che quanto meno a livello europeo venissero
adottate misure compensative a favore delle
filiere maggiormente colpite dalle
“contromisure” adottate da Mosca, che, evi-
dentemente, non colpiscono tutti i Paesi nella
stessa misura.
Ma questa è sicuramente una semplice casualità.
È per questo che dobbiamo essere assolutamente
intransigenti contro ogni tentativo di confusio-
ne tra gli iscritti al nostro Ordine e coloro che a
vario titolo si cimentano nelle nostre attività,
rimarcando invece le differenze che ci
contraddistinguono, soprattutto quando il no-
stro nome viene associato a soggetti che non
appartengono al nostro mondo.
Così come farebbero i tassisti, se qualche
“uberista”venisse coinvolto in episodi poten-
zialmente lesivi della loro immagine.
Alternative, oggi, non ce ne sono.
Q
uando Renzi discute con laMerkel di percentuali, di regole e di parametri, quando la Bundesbank
critica le proposte di Draghi, mi viene in mente un pezzo di storia vecchia di cinquecento anni.
Siamo nel 1400: l’Europa sta uscendo dal Medioevo. A Venezia c’ è la Repubblica con il Doge,
a Milano il ducato, a Firenze c’è ancora la repubblica, ma sta prendendo peso la famiglia
Medici e Giovanni, eletto gonfaloniere di giustizia nel 1421, trasforma la repubblica in signoria mante-
nendo formalmente la struttura precedente: comincia un fervore di novità. A Roma ci sono i Papi che
risentono ancora delle difficoltà e della situazione catastrofica dopo l’esilio ad Avignone. Al loro ritorno
(1377) Roma è una città distrutta, povera, spopolata, con bande prepotenti, aggressive e corrotte. Le
elezioni dei papi, nel 1400, dipendono prevalentemente da poteri estranei e dal volere delle nazioni
straniere più forti.
La vendita delle indulgenze è il sistema più semplice per coprire le spese incontrollate della gestione
dello Stato che ricerca aiuti e collaborazione presso signorotti aggressivi e voraci ai quali delega diritti
e poteri. Corruzione, ingiustizia, prepotenza e ogni tipo di volgarità trovano feroci avversari in perso-
nalità che richiedono un diverso stile di vita e un adeguato comportamento opponendosi, di fatto, al
potere dei Papi e di Roma.
Alla fine del secolo e nei primi anni del 500 questo contrasto esplode. L’opposizione più ferma viene
dall’Europa Centrale: in Germania, Martin Lutero, monaco agostiniano, si oppone ai privilegi della
chiesa, al commercio di indulgenze, alla corruzione, alla vita disordinata e, nel 1517, affigge sulle porte
della cattedrale di Wittenberg le famose novantacinque tesi.
Il papa, Leone X, reagisce, gli ordina obbedienza, gli intima di ritirare le sue tesi, lo scomunica.
Ma Lutero va avanti, trova aiuti e protezioni, sono molti a seguirlo verso una strada di maggior rigore.
Le Sacre Scritture possono essere lette da tutti. I più curiosi anche fra i non letterati imparano a
leggere, aiutati dal primo sviluppo della stampa le cui origini commerciali nascono proprio a Venezia
con Aldo Manuzio.
L’Europa centrale si ribella al disastroso stato di corruzione e di degrado della Chiesa e in Germania
nasce la riforma protestante. Una ventina d’anni prima anche da noi, in Italia, a Firenze, un altro monaco,
Savonarola, si oppone al lusso, allo spreco, alla lussuria, al commercio di indulgenze, all’arroganza del
clero e dei potenti: è papa Alessandro VI, Borgia. Il martedì grasso del 1497 Savonarola riunisce una
grande folla in piazza della Signoria, per il “Falò delle vanità”: il mondo deve diventare più serio, i
potenti devono abbandonare lussi e corruzioni, basta con soprusi e vergognose ruberie. Ma il frate
italiano non trova appoggi fra i potenti, perde il consenso e l’ interesse della gente, il popolo non accetta il
suo rigore.
L’anno successivo Savonarola organizza lo stesso spettacolo a carnevale, ma il successo è scarso e
l’accoglienza è fredda. Anche Savonarola, in Italia, chiama alla serietà, alla correttezza e si lancia
contro la corruzione e i soprusi dei potenti e del clero. Anche Savonarola, in Italia, è stato scomunicato,
ma, da noi, il finale è diverso: il giorno 23 maggio 1498 a Firenze, assieme ai due frati che, soli, lo hanno
seguito, Savonarola viene impiccato e il suo corpo bruciato in piazza della Signoria.
FUORI CAMPO IVA / Lutero e Savonarola:
scomuniche e altri rimedi
PaoloLenarda
Ordine di Venezia
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