Il Commercialista Veneto n.228 (NOV/DIC 2015) - page 36

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NUMERO 228 - NOVEMBRE / DICEMBRE 2015
IL COMMERCIALISTA VENETO
FUORI CAMPO IVA
IL SIGILLO
Paolo Lenarda
Ordine di Venezia
C
OMPLETO, erudito e
pieno di richiami e di
notizie è l’articolo di
Giordano Franchini alle
pagine 7 e 8 del numero 225. È un
argomento che ha sempre colpito il
mio interesse e la mia fantasia: il
sigillo.
È naturale che il sigillo nasca prima
della scrittura.
Il sigillo che apponiamo noi alle
nostre lettere è la nostra firma.
L’eventuale “sigillo”, magari in
ceralacca, serve solo a dare
maggiore importanza ed ufficialità
ad un documento: ha quasi un
valore estetico.
Nella mia raccolta ho un sigillo
mesopotamico. Vi allego la foto.
È alto circa tre centimetri, è
cilindrico, ha un buco al centro ed è
una bellissima pietra scura.Sono
andato a casa di Sebastiano e mi sono fatto regalare dalla piccola Lucia un
pezzetto di DAS, quella creta che non sporca e che le mamme danno
volentieri ai bambini per esaltare la loro fantasia. Assieme a lei ho fatto
rotolare il sigillo ed ho fatto la foto. Vi allego anche questa.
Un uomo, una donna e un oggetto che non riesco a definire ma che,
probabilmente, voleva rappresentare la loro attività, il loro prodotto.
Non ho nessun appiglio per una lettura ed una spiegazione di questo
sigillo. Perché ha il buco centrale? Perché è cilindrico? Un oggetto cilindrico
con un buco in mezzo serve per essere arrotolato. Quattromila anni fa non
avevano
certo
l’inchiostro. Non
avevano nemmeno la
carta ed il foglio di
papiro era raro e
carissimo. Secondo
me lo rotolavano
proprio sulla creta,
come ho fatto con il
DAS di Lucia.
Serviva per “sigillare”
la merce venduta,
forse indicava il
proprietario e forse ciascun commerciante aveva il suo sigillo. Forse ne
aveva più di uno.
Sappiamo che la merce fra l’Egitto e la Mesopotamia andava via mare
mentre il commerciante, con i cammelli, attraversava il deserto.
Forse il commerciante, arrivato a Ebla, dimostrava, con il sigillo, la proprietà
della merce evidenziando che solo quel sigillo era compatibile con il segno
impresso sui pacchi. Perché allora non spingersi più in là?
Perché doveva andare proprio il commerciante a ritirare a Ebla il pacco: non
poteva, forse, vendere il sigillo e lasciare che fosse l’acquirente a ritirare il
pacco al mercato di Ebla? Forse, forse, forse.
Tra un forse e un altro si potrebbe anche ritenere, e a me piacerebbe
moltissimo, che quattromila anni fa i nostri lontani nonni, e, forse, colleghi,
avessero già inventato il titolo di deposito, rappresentativo della merce.
Che sia vero?
Io ci credo, e se ci credo, per me, è possibile. Se ci credo, per me, è vero.
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