Page 14 - CV_215

Basic HTML Version

14
NUMERO 216 - NOVEMBRE / DICEMBRE 2013
IL COMMERCIALISTA VENETO
NORME E TRIBUTI
ELISA NADALINI
Praticante Ordine di Udine
“Datemi un
project bond
e vi solleverò l’Italia.”
SEGUE A PAGINA 15
N
ELL’INTENTO DI SUPERARE le “secche” del credito al sistema
produttivo del nostro Paese, è stato recentemente agevolato l’accesso
delle Piccole e Medie Imprese italiane non quotate al mercato
obbligazionario quale strumento di
funding
alternativo a medio lungo
termine. Un mercato fino ad ora praticamente sconosciuto a molte aziende del
Made in Italy
, che potrebbe assumere dimensioni consistenti nel prossimo futuro.
Tutto ciò in un contesto di decisa propensione al rischio, favorevole ad emittenti
con caratteristiche simili alle nostre PMI: negli ultimi mesi gli investitori interna-
zionali stanno cercando rendimenti più elevati nelle imprese
high yield europee
ed
anche in imprese italiane con
rating speculative grade
e prospettive di crescita
notevoli.
In questo articolo si analizzerà come la legislazione è cambiata al fine di favorire
l’emissione ma anche la domanda di questi strumenti da parte di investitori esteri.
Passando in rassegna le esperienze maturate finora, verranno illustrate prospettive,
vantaggi e criticità di questo nuovo mercato.
Il contesto legislativo: il Decreto Sviluppo
Il Decreto Legge n. 83 del 22 giugno 2012 (convertito in legge il 7 agosto 2012) e
successiva modifica col Decreto Legge n. 179 del 18 ottobre 2012, (convertito nella
Legge n. 221 del 17 dicembre 2012) noto come Decreto Sviluppo nasce in un
contesto in cui i nuovi prestiti netti erogati al settore privato continuano a calare
rispetto al 2012 (-3,1% annuale, ad aprile): l’evoluzione negativa dello scenario
economico ha pesato sia sulla qualità degli attivi bancari sia sulle condizioni incerte
di raccolta degli intermediari; ciò non ha permesso una diminuzione del costo del
denaro per famiglie e imprese la cui situazione patrimoniale ed economica non è nel
complesso migliorata. Un dato che evidenzia le criticità del credito verso il sistema
produttivo nazionale è la contrazione dell’1,9% rispetto al 2012 del credito alle
PMI (imprese con meno di 250 addetti). Gran parte del sistema produttivo del
Paese ha visto diminuire l’offerta di credito. Per rispondere alle esigenze di finan-
ziamento delle Piccole e Medie Imprese italiane, il Decreto Sviluppo promuove il
ricorso al mercato del debito da parte di queste aziende in gran parte non quotate:
le emissioni di PMI sono di importi modesti, dato che oltre l’80% delle emissioni
di aziende italiane è attribuibile a pochi emittenti quotati (Eni, Enel, Atlantia,
Pirelli, Telecom e Terna). Data l’attuale situazione sul mercato del debito
corporate
italiano, il Decreto permette agli investitori esteri desiderosi di investire nelle eccel-
lenze dell’industria italiana di avere un potenziale strumento per farlo, soddisfa-
cendo il proprio appetito per il rischio.
I nuovi strumenti di finanziamento delle imprese:
project
bond
,
minibond
, cambiali finanziarie e…presto i
microbond
Al fine di garantire un canale di
funding
alternativo alle PMI, il Decreto Sviluppo
mira a semplificare l’ordinamento in vigore in materia di strumenti per il finanzia-
mento dell’attività d’impresa, rimuovendo alcuni degli ostacoli (civilistici e fiscali)
che limitavano il ricorso al mercato del debito da parte delle società non quotate
quale alternativa alla raccolta presso i soci o tramite il canale bancario. L’intento è
quello di ridurre la disparità finora esistente a livello normativo tra società quotate
e non, rendendo possibile anche per queste ultime l’emissione di strumenti di
debito da destinare ai mercati domestici ed internazionali. Per fare ciò si è disposto
che anche le società non quotate possano emettere cambiali finanziarie, obbligazio-
ni e titoli similari, che però non potranno essere proposte ad un pubblico indistinto
ma dovranno essere sottoscritte esclusivamente da investitori qualificati
(banche,
SGR, Sicav, fondi pensione, assicurazioni, fondazioni bancarie, OICR, ecc).
A livello giornalistico si è parlato spesso di un decreto che favorisce l’emissione dei
cosiddetti
minibond
, ma senza una definizione di cosa si intende con tale termine si
rischia di non cogliere effetti positivi e limiti della recente riforma. In questa sede
con tale termine si fa riferimento alle emissioni di obbligazioni e cambiali finanziarie
da parte di piccole e medie imprese. La natura di
minibond
è dunque definita solo
indirettamente dalle caratteristiche dell’emissione, mentre determinanti sono le
dimensioni dell’impresa emittente.
Il Decreto è rivolto espressamente alle “società non emittenti strumenti finanziari
quotati su mercati regolamentati o su sistemi multilaterali di negoziazione (MTF),
diverse dalle banche e dalle microimprese”, quindi, a tutte le società non quotate
non bancarie anche di medie e piccole dimensioni, ponendo per queste ultime
condizioni specifiche. Le modalità tramite le quali distinguere le società classificabili
come piccola o media impresa da quelle che invece sono da considerarsi
“microimprese” possono essere sintetizzate come rappresentato in Tabella 1.
Le società potenzialmente più indicate ad attrarre l’interesse degli investitori, se-
condo l’analisi del Ministero dello Sviluppo, sono quelle caratterizzate da una
marcata propensione all’
export
, un
brand
riconosciuto sui mercati internazionali,
adeguata redditività e alla ricerca di finanziamenti per progetti di sviluppo a lungo
termine. Le stime d’impatto potenziale elaborate dal Ministero hanno individuato
un campione di medie imprese di oltre 3.000 società con fatturato attorno ai 50 mln
di euro; nell’ipotesi in cui un quinto del campione si avvalga di tali nuovi strumenti
per le proprie esigenze di finanziamento, si avrebbero emissioni (tra cambiali finan-
CATEGORIA
D’IMPRESA
NUMERO DI
OCCUPATI
FATTURATO
(fino a…)
TOTALE ATTIVO
(fino a…)
MEDIA
Fino a 250
50 mln €
43 mln €
PICCOLA
Fino a 50
10 mln €
10 mln €
MICRO
Fino a 10
2 mln €
2 mln €
Tabella 1 - Categorie di Impresa
AMMONTARI IN CAPO ALLO
SPONSOR
PER LE
EMISSIONI DI CAMBIALI FINANZIARIE:
1.
il 5 %
del
valore di emissione per le cambiali
finanziarie fino a 5 mln;
2.
il 3% del valore di emissione eccedente i 5 mln,
fino a 10 mln (in aggiunta al 5% per le emissioni
fino a 5 mln di cui al punto 1)
3.
il 2% del valore di emissione eccedente i 10 mln (in
aggiunta al la quota risultante dalle percentuali di
cui ai punti 1 e 2)
ziarie ed obbligazioni)
complessivamente supe-
riori ai 20 mld di euro.
Di seguitoverrannopresen-
tate alcunedelledisposizio-
ni previste nel decreto per
quanto riguarda le cambiali
finanziarie ed i titoli
obbligazionari, illustrando
anche le varie fasi di una
potenziale emissione di
questi strumenti.