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NUMERO 215 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2013
IL COMMERCIALISTA VENETO
Piccolo non è più bello.
Un
refrain
sempre più attuale
DIRETTORERESPONSABILE
Germano Rossi
Via Municipio, 6/a - 31100 TREVISO
Tel. 0422-583200 Fax 583033
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Ezio Busato
Piazza De Gasperi, 12 - 35131 PADOVA
Tel. 049-655140 Fax 655088
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BASSANO DELGRAPPA
Michele Sonda
Via Ca' Dolfin, 37 - 36061 BASSANO (VI)
Tel.0424 - 228106 Fax 232654
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PADOVA
Ezio Busato
Piazza De Gasperi, 12 - 35131 PADOVA
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Germano Rossi
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GIORNO PER GIORNO
P
ICCOLONONÈ PIÙBELLO. QUESTO è il
refrain
sempre più attuale.
Le imprese devono crescere, se vogliono aggredire i mercati, e non possono più farlo per vie
interne, come nel passato. Ora l’economia impone una velocità esasperata, e le dimensioni si
possono aumentare solo con acquisizioni o con fusioni, alleanze di altro tipo o, talvolta, con
le reti e i consorzi.
Certo non sempre impresa grande equivale a impresa di successo, ma questa ha sicuramente più possibi-
lità di successo dell’impresa piccola. E sotto questo punto di vista le imprese italiane sono troppo piccole.
Il 95% delle imprese italiane ha dimensioni ridotte (meno di dieci dipendenti); oltre il 50% ne ha uno
solo. Le virtù iniziali del piccolo (limitate esigenze di liquidità, carisma del fondatore, forte legame
fiduciario con clienti selezionati), nel tempo diventano vizi di fondo: mancanza di liquidità per nuovi
investimenti, dipendenza opprimente dal fondatore, scarsa diversificazione dei clienti. Oggi qualità e
crescita vanno necessariamente di pari passo. E questo è percepito da un numero crescente di
imprenditori: se nel 2007 il 44,9% affermava che piccolo è sempre bello, oggi la quota si è assottigliata
al 34,4% e un’azienda su quattro dichiara di essere già inserita (anche se in forme non ancora
codificate), in processi di aggregazione con vari gradi di impegno
1
. Spesso gli intervistati continuano
a privilegiare una crescita per linee interne, ma c’è pur sempre un 26,2% che si dichiara pronto a
fusioni o acquisizioni; peraltro, un 4% ritiene che, in prospettiva, la scelta giusta per mantenere in vita
l’attività sia quella di cedere ad altri. In definitiva, c’è un mare produttivo in cui navigano, esposti a
tutti i venti, i piccoli velieri a struttura familiare, il cui controllo è esercitato centralmente da un’unica
persona fisica o dalla sua famiglia; questo accade, in Italia, per oltre il 70% delle imprese industriali e
dei servizi
2
. Ma all’orizzonte si stagliano, più stabili e sicure, in grado di solcare rotte più vaste, navi
che possono accogliere più equipaggi, equipaggi finora coraggiosi, ma destinati a un’inevitabile
deriva se non accorperanno le forze.
Mentre negli ultimi anni
3
le piccole imprese vedono una drammatica contrazione di export e fatturati,
le grandi imprese italiane (più di 250 addetti) mostrano un trend simile a quello di aziende di analoga
dimensione inAustria e Germania (-28%), con perdite sensibili, ma pur sempre meno vistose che nelle
realtà di minori dimensioni. Per i piccoli si riducono anche drasticamente le possibilità di accesso al
credito. Diventare grandi significa anche imparare a separare davvero proprietà e gestione. I manager
possono crescere e formarsi come responsabili qualificati, orientati a operare scelte rigorose e nell’in-
teresse dell’azienda, indipendenti dall’orientamento della proprietà. Dovrebbero cioè potersi sottrar-
re dalle sabbie mobili del rapporto spesso vischioso con la proprietà, che raramente ne riconosce la
soggettività professionale. I pionieri dell’economia veneta –
small business, big idea
– dovranno
trovare in fretta il coraggio di farsi spazio a vicenda, comprando o vendendo le aziende, aggregando
e fondendo. Ma, per avere efficacia, non potrà essere un’operazione puramente dimensionale e
contabile. Dovrà essere un processo con un’anima, in cui trovino cittadinanza un forte consenso di
opinione, proposte anche estreme sul piano dell’innovazione e una nuova economia nei rapporti tra
i diversi soggetti coinvolti. Sarà necessario dare forte il segnale che non è finita, che l’avventura
continua, ma che in terre difficili si viaggia sicuri solo in carovana.
Ma le imprese venete hanno paura di crescere, con tutte le incognite che questo comporta, non solo sul
piano degli investimenti, ma anche su quello del cambio di prospettiva richiesto. Soffrono forse della
sindrome di Peter Pan? Forse sì, a leggere le statistiche, come si è visto. Ma è il momento, soprattutto per
le aziende in buona salute, invero non molte, di pensare concretamente a cambiare scala, strategia,
assetti, attraverso aggregazioni che le riposizionino in modo più autorevole sul mercato
4
.
Le possibilità pratiche di aggregazione sono diverse, come tutti sappiamo: fusioni, consorzi, gruppi
di acquisto e di vendita e reti (queste ultime peraltro ancora poco diffuse; a settembre 2013, in Veneto,
sono stati sottoscritti solo 128 contratti di reti tra 404 imprese)
5
. Ancora troppo poco, però: i fatti
dimostrano che se dar vita a una piccola azienda è una grande sfida, mantenerla piccola è ormai un
vero azzardo. E’ normale che un’azienda nasca piccola, ma è altrettanto sano che la sua storia preveda
un’evoluzione, una crescita, mediante acquisizioni.
In estrema sintesi, il suggerimento che si può dare alle imprese che vanno bene, e ce ne sono ancora,
per fortuna di tutti, è quello di acquisire altre imprese dello stesso settore (esplorare altri settori è
molto più arduo), in Italia o anche all’estero, oppure di fondersi. Tutte e due le opzioni non sono
scevre da difficoltà operative, di gestione, di impegno e di reperimento delle risorse.
L’unica alternativa è la cessione; guai invece a star fermi, ad aspettare che il mercato cambi o che
succeda chissà cosa. E sta a noi professionisti delle imprese assistere gli imprenditori in questo
difficile momento, e cogliere assieme le vie più opportune.
Nello stesso tempo, anche noi ne siamo direttamente coinvolti, con la stessa nostra organizzazione
degli studi. Dobbiamo crescere, avere più specializzazioni, fornire più servizi. Tutti lo tentiamo, e
stiamo sperimentando nuove formule di gestione dell’attività professionale, alla ricerca di un nuovo
modello, che certamente non può essere quello del piccolo professionista singolo, sicuro di essere
escluso dal business che varia.
1
Fondazione Nord Est – Quaderni –
L’Italia delle Imprese
– AAVV, rapporto 2012 a cura di Daniele Marini –
Venezia, 2012.
2
Ibidem e Istat –
Rapporto annuale 2013
, p. 66 e pp. 78 e ssg. – Roma, 2013.
3
Tomaso Eridani in via Sarfatti25.it – Il quotidiano della Bocconi – 28/07/2010.
4
Intervista a Roberto Zuccato – neopresidente Confindustria Veneto – Linkiesta 13/02/2013 “
Il piccolo è bello non basta più:
il new deal degli imprenditori veneti
”.
5
Italia Oggi –
Impresa: “Contratti di rete a quota 995"
, p. 12, 02/09/2013.
GiuseppeRebecca
g.rebecca@studiorebecca.it