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NUMERO 214 - LUGLIO / AGOSTO 2013
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FISCALITÀ INTERNAZIONALE
LUCA CORRÒ
Ordine di Venezia
IL COMMERCIALISTA VENETO
La tematica dei prezzi
di trasferimento:
un'introduzione aziendale
I
l tema della governance fiscale
nelle imprese sta assumendo nuove prio-
rità e, senza alcun dubbio per le multinazionali, ma tanto più per le nostre
piccole medie imprese nordestine che intrattengano rapporti strutturati con
proprie propagini societarie all’estero, una tematica emergente è quella della
corretta strutturazione del tema dei prezzi di tra-
sferimento, in gergo “transfer pricing policy”, in
un contesto di crescente interrelazione dei siste-
mi fiscali tra Paesi in un’ottica di competizione
sulla materia imponibile dove, per tutta risposta,
le realtà societarie pare abbiano, in più occasioni,
assunto la tentazione di strutturare le proprie atti-
vità non in funzione della migliore configurazione
aziendale e di gruppo quanto nel presupposto stra-
tegico della minimizzazione degli oneri fiscali
1
.
Chiariamo subito che la problematica generale dei
prezzi di trasferimento non si confonde con altre
due problematiche societarie che, sia pur connes-
se, sono da esse ben distinte:
in primis
, il proble-
ma della residenza fiscale e della stabile organiz-
zazione che attiene alla sostanza economica e
della direzione effettiva delle imprese e, secon-
do tema, la questione dell’elusione fiscale in-
ternazionale con le conseguenti sottotematiche della normativa sulle CFC e
quelle della limitata deducibilità dei costi addebitati da Paesi residenti in Stati a
fiscalità privilegiata
2
.
1.
Cosa significa parlare di prezzi di trasferimento
e quali problematiche aziendali e fiscali coinvolge
Qualsiasi transazione di beni e/o servizi tra due o più parti appartenenti e/o ricon-
ducibili ad un medesimo soggetto economico impongono il tema della definizione
del relativo prezzo di scambio il quale potrebbe riflettere condizioni non allineate a
quelle di mercato o, meglio dicendo secondo la terminologia propria del tema,
secondo condizioni che non rifletterebbero la pattuizione tra “parti indipendenti”
(
the arm’s lenght principle
), operanti in un mercato di libera concorrenza per l’ov-
via presunta assenza di una reale contrapposizione di interessi tra di esse.
A fronte di tali circostanze, i Legislatori nazionali hanno strutturato un set di criteri
e regole per la determinazione dei prezzi di trasferimento nel caso le entità, appar-
tenenti al medesimo soggetto economico, risiedano in Stati diversi
3
; tuttavia, sia i
Legislatori sia la prassi internazionale e la dottrina hanno inteso la complessità del
fenomeno in un’ottica infragruppo considerando la specificità delle circostanze e
l’oggettiva non agevolezza ad identificare compravendite di beni e servizi assimilabili
nel mercato della libera concorrenza. Da qui un’evoluzione negli anni volta alla
definizione di metodi secondo una logica che, da una visione di “
natura gerarchica
che prevedeva l’applicazione di criteri in funzione di quello ritenuto più idoneo
(ovvero il metodo del confronto -comparable
unrelated price-) con lo sviluppo dei cosidetti
“metodi tradizionali” (metodo del prezzo di ri-
vendita -resale minus-, metodo del costo maggio-
rato -cost plus-), si è modificata nel corso degli
anno ’90 in chiave di un approccio basato sul
“best method” applicabile al caso specifico,
selezionabile tra quelli tradizionali cui si sono ag-
giunti i cosidetti “metodi alternativi” sviluppati
su metodi legati all’”utile della transazione” o del-
la “suddivisione del profitto” nell’operazione
(profit split) ed il metodo del “margine netto della
transazione” (transational net margin)
4
.
L’importanza di regolamentare i prezzi di trasfe-
rimento deve essere letta sotto una duplice ottica:
l’una strettamente di natura economico-aziendale,
l’altra di natura più propriamente fiscale in una
prospettiva di fiscalità internazionale cui l’opera-
tore è esposto.
La prima visione
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attiene all’obiettivo ed all’esigenza di determinare i valori delle
transazioni intra-divisionali o intra-societari e, meglio ancora, i risultati gestionali
attribuibili alle singole divisioni o società al netto dell’interferenza su questi di
variabili di natura non operativa. E’ fondamentale inquadrare il tema in questa
prospettiva per intuire come i prezzi di trasferimento non dovrebbero incidere
sulla corretta rappresentazione delle performances delle divisioni né distorcere -
sopravalutando o sottovalutando- il risultato delle parti correlate coinvolte nella
transazione. Questo ragionamento coinvolge quindi la relazione tra
prezzi di tra-
sferimento
ed i
calcoli di convenienza
propri di un gruppo internazionale volti
a determinare, con sufficiente approssimazione, l’economicità di un’entità econo-
mica anche al fine di effettuare le conseguenti valutazioni strategiche che debbono
ragionevolmente prescindere da logiche non strettamente gestionali ed
aziendalistiche
6
. Sullo stesso piano e come parte di questa riflessione, ne consegue
la relazione tra
politiche di valutazione
e di
remunerazione del management
che derivando, nella normalità dei casi, dai risultati conseguiti in termini di fattura-
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1
Sul tema delle distorsioni vedi tra gli alti, OECD; Controlled Foreign Company Legislation, 1996; Commissione Comunità Europee, nella relazione “Orientamenti relativi
all’imposizione fiscale delle imprese”, SEC del 18.05.1990; vedi anche lo studio elaborato dalla Commissione Europea, “Commission staff working paper, European tax survey”,
SEC (2004) 1128/2.
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Per una adeguata sintesi sulle tematiche in oggetto si rinvia, tra gli altri, al lavoro di P. Valente,
Manuale di Governance fiscale
, I edizione, 2012 con particolare riferimento
alla Parte III, capitoli IV, XII, XIII, XIV in ordine alle disposizioni di cui all’art. 73, commi 5 bis e 8 ter ed alle circostanze ed esimenti ivi analizzate. Mentre, per il tema delle
CFC, si veda il recente intervento di M. Pastro,
Gli strumenti di contrasto dell’elusione fiscale internazionale
, in Il Commercialista Veneto, n. 213, pagg. 7-11. Il quadro
complessivo della normativa verso Paesi a fiscalità privilegiata regolato nel TUIR rinvia per le società - oltre agli art. 73, commi 3, 5 bis (esterovestizione) ed all’art. 110, co.
7 (transfer price) - ai riferimenti di cui: art. 87, co. 1, lett. c) (plusvalenze da paradisi fiscali); art. 89, co. 3 (dividendi interessi da paradisi fiscali); artt. 167 e 168 (CFC); art. 110, co.
10 ss. (indeducibilità costi da transazioni con paradisi fiscali). A questa normativa, di sistema legata al TUIR, aggiungerei altri due istituti previsti dall’ordinamento cui l’Amministrazione
Finanziaria potrebbe ricorrere nell’attività di controllo sotto il profilo internazionale: la normativa di cui all’art. 37 bis D.P.R. n. 600/72 tema di “elusione fiscale”; l’utilizzabilità di
elementi indiziari di cui all’art. 39, co. 1, lett. d) D.P.R. n. 600/72 (per le persone fisiche) che, per i soggetti IRES, è prevista dal successivo art. 40 stesso D.P.R.
3
Lo scenario internazionale sul tema appare in veloce evoluzione con una tendenza ad adottare misure stringenti di controllo e monitoraggio della dinamica dei prezzi di trasferimento
e con l’accentuazione degli obblighi documentali sia sul versante dei prezzi di trasferimento tra correlate situate in paesi diversi sia nelle transazioni infragruppo domestiche.
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L’evoluzione di tale disciplina ha di fatto portato alla modifica del rapporto “Transfer Pricing Guidelines for Multinational Enterprises and Tax Administrations” del luglio
1995, portando alla pubblicazione della versione 2010 delle Guidelines le quali contengono le nuove versioni dei capitoli I (the arm’s lenght principle), II (transfer pricing
methods) e III (Comparability analisys) ed il nuovo capitolo IX (Transfer pricing aspect of business restructurings).
5
Ditillo A., Meloni G.,
Le determinanti della politica dei prezzi di trasferimento: lo schema di analisi
, in AA.VV.,
I prezzi di trasferimento, Determinanti e metodologie di calcolo
,
Milano, 2002.
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Della natura della problematica dei prezzi di trasferimento come elemento che coinvolge,
in primis
, la struttura e l’assetto organizzativo, tutte le funzioni della
supply chain
ed,
in primis
, il controllo di gestione e, in generale, la pianificazione gestionale dell’azienda, tra gli altri, vedi Dittilo A.,
I prezzi di trasferimento nella prospettiva gestionale
,
in AA.VV.
I prezzi di trasferimento, determinati e metodologie di calcolo
, Egea, 2002.