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NUMERO 214 - LUGLIO / AGOSTO 2013
IL COMMERCIALISTA VENETO
pubblico/PIL, che rappresenta la condizione struttu-
rale delle finanze pubbliche. Per debito pubblico si
intende il debito dello Stato nei confronti di altri sog-
getti, imprese, banche o soggetti stranieri, che hanno
sottoscritto titoli di Stato per coprire il fabbisogno
finanziario statale: per questo indice l’Unione Euro-
pea ha indicato come soglia massima il 60%.
In entrambi i due indici si parla di PIL evocandone una
sua dinamica crescente, ma quali sono, tra gli Stati
industrializzati, i Paesi con il PIL più alto al mondo?
Nel grafico sottostante vengono rappresentati i dieci
Paesi che producono più PIL al mondo: l’Italia nel
2011 riesce a rientrare nella
top ten
accaparrandosi
l’ottavo posto in classifica, ma non possiamo troppo
gioire! Se andiamo ad analizzare la classifica dei Paesi
con il più alto rapporto debito pubblico/PIL, il Bel
Paese si posiziona settimo in una classifica in cui si
dovrebbe puntare ad essere ultimi!
Analizzando il rapporto debito /PIL si rileva un eleva-
to valore per l’Italia che è dovuto al consistente debito
e soprattutto alla scarsa crescita del Paese: nel 2010 il
PIL ha registrato un bassissimo incremento, mentre
nei due anni precedenti aveva evidenziato una contra-
zione. Per invertire la rotta, nel dicembre 2012 è stato
approvato un pacchetto di misure incentrato sull’au-
sterità i cui esiti positivi ancora ad oggi sono ignoti ed
il tendenziale 2013 segna un -1,9% annuo.
Il Giappone è il Paese con il più alto rapporto
debito/PIL. L’indice
ha toccato il 233,1%, di gran lun-
ga la percentuale più elevata tra le principali realtà del
mondo. Nonostante questo triste
primato,
non è spro-
fondato nella drammatica crisi che ha colpito Grecia e
Portogallo grazie a un
basso tasso di disoccupazione
e
al fatto che i titoli di Stato sono detenuti quasi esclusi-
vamente da soggetti locali. Soltanto il 5%delle
obbliga-
zioni nipponiche
appartiene a capitali stranieri
Nel nuovo millennio l’Italia è stata caratterizzata da
bassi tassi di crescita: il tasso medio di crescita del PIL
è stato infatti in media tra il 2000 ed il 2007 dell’1,5%,
contro il 2,4% dell’Unione Europea nel suo comples-
so. Inoltre, l’Italia ha fortemente risentito della crisi
Grafico 1– L’andamento del debito pubblico e del PILitaliano dal 2000 al 2012
(Fonte: Bloomberg)
DEBITO PUBBLICO E PIL (IN MILIARDI DI EURO)
1.150
1.200
1.250
1.300
1.350
1.400
1.450
1.500
1.550
1.600
1.650
1.700
1.750
1.800
1.850
1.900
1.950
2.000
2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
Debi to pubbl ico
Pi l
SEGUE DA PAGINA 17
IL FISCAL
COMPACT
del 2008-2009, anche a causa della forte contrazione
delle esportazioni, sulla quale si basa una parte consi-
stente della sua economia. In particolare, l’Italia è sta-
‐6
‐5,5
‐5
‐4,5
‐4
‐3,5
‐3
‐2,5
‐2
‐1,5
‐1
‐0,5
0
0,5
1
1,5
2
2,5
3
3,5
4
1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012
VARIAZIONE PERCENTUALE DEL PIL
VARIAZIONE%ANNUA
CRESCITA MEDIA DELPILDA MANTENEREPER RAGGIUNGEREUN RAPPORTODEFICIT/PILDEL 60%
Log. (VARIAZIONE%ANNUA)
Grafico 2 – Variazione percentuale annua del PIL dal 1991 al 2012
(Fonte: Bloomberg)
ta uno dei pochi Paesi a registrare una crescita negativa
già nel 2008 (-1,3%) e, nel 2009 è stato tra i Paesi del
G7 che ha subito una maggiore contrazione del Pro-
dotto Interno Lordo (-5,2%). Nel 2010 il PIL è torna-
to a crescere, seppure di un modesto 1,3%.
Secondo i dati diffusi a luglio 2013 da Eurostat, il
rapporto debito pubblico/PIL, nel primo trimestre del
2013 ha sfondato quota 130%, raggiungendo il 130,3%
del PIL. Nel trimestre precedente era al 127%. In que-
sto momento l’unico Paese della zona euro ad avere un
debito più elevato dell’Italia è la Grecia, con il 160,5%.
Dopo la Grecia e l’Italia ci sono il Portogallo (127,2%),
l’Irlanda (125,1%) e il Belgio (104,5%). I debiti più
bassi sono invece in Estonia (10%), Bulgaria (18%) e
Lussemburgo (22,4%). Rispetto all’ultimo trimestre
del 2012, 21 Stati hanno registrato un aumento del
loro debito nel primo trimestre 2013 e solo sei una
discesa. Gli aumenti più consistenti sono quelli del-
l
’Irlanda
(+7,7 punti percentuali), del
Belgio
(+4,7
punti) e della
Spagna
(+4 punti), mentre le contrazio-
ni più ampie sono in
Lettonia
(-1,5 punti), Danimar-
ca (-0,8 punti) e
Germania
(-0,7 punti).
Ma cosa attende l’Italia? Per poter rientrare nel para-
metro Debito/PIL riportandolo a quota 60 è necessa-
ria una crescita del PIL del 3% annuo per i prossimi 20
anni, a parità di Debito. Le leve sulle quali i policy
maker devono agire sono dunque due: 1) riduzione
debito 2) crescita PIL.
Due temi scottanti che soggiacciono entrambi alla sfa-
vorevole congiuntura attuale che vede una crescita eco-
nomica nell’intorno del - 1,9% anno su anno, piena
recessione secondo gli schemi classici. Uno scenario
tutt’altro che promettente in termini di coerenza al
Fiscal Compact. Accanto a questa dinamica macro
avversa si affianca la tematica del debito pubblico ita-
liano minato dalla credibilità vacillante che dal 2008 in
Figura 1 –
Spread
dei titoli governativi Italia Germania a 10 anni dal 2000 ad oggi
(Fonte: Bloomberg)
Figura 2 – Curve dei rendimenti dei titoli governativi a 10 anni di Itali e Germania
(Fonte: Bloomberg)
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