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NUMERO 213 - MAGGIO / GIUGNO 2013
MICHELE RICCARDI
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano
IL COMMERCIALISTA VENETO
L'identificazione del
titolare effettivo
nella lotta
al riciclaggio: problemi attuali e prospettive future
5
1.
L’identificazione del titolare effettivo
Il rischio che società, fondazioni e
trust
possano
essere utilizzati per riciclare denaro sporco o ma-
scherare flussi finanziari illeciti è diventato, negli
ultimi quindici anni, una priorità nell’agenda di or-
ganismi internazionali quali CommissioneEuropea,
FATF/GAFI, BancaMondiale, OCSE, FMI eWEF.
Tra le soluzioni intraviste dal regolatore per affron-
tare il problema, l’identificazione del
titolare effetti-
vo
– ovvero della persona fisica che beneficia in
ultima istanza del possesso o del controllo dell’en-
te societario o dell’istituto giuridico – è sicuramen-
te quella che ha suscitato il dibattito più acceso.
A livello comunitario sono noti a tutti gli obbli-
ghi, introdotti sugli intermediari, di identificazio-
ne del cliente nell’ambito della più generale atti-
vità di
customer due diligence
. La Direttiva 2005/
60/EC (Terza direttiva europea antiriciclaggio)
prevede infatti che le categorie di intermediari
coperte (art. 2) debbano individuare, secondo
un approccio basato sul rischio, le persone fisi-
che che, in ultima istanza, possiedono o control-
lano la società-cliente. In generale il criterio
quantitativo – il controllo di una quota superiore al
25% del capitale sociale o del patrimonio dell’ente
giuridico – è considerato sufficiente, anche se non
esaustivo, ai fini della determinazione del controllo
dell’ente(art.3 (6)).AnchelapropostadiQuartaDiret-
tiva europea antiriciclaggio, pubblicata nel febbraio
2013 dalla Commissione Europea e ora in fase di di-
scussione e negoziazione, ha di fatto confermato l’ap-
proccio della precedente, conservando la soglia del
25% e mantenendo quasi inalterata la definizione di
titolare effettivo
(pur prevedendo comunque l’esten-
sione, in caso di dubbio, dell’obbligo di identificazio-
ne anche per gli amministratori dell’impresa).
Tuttavia, come spesso capita, le misure disposte
dal regolatore si sono rivelate nella pratica molto
meno efficaci di quanto sperato. E questo
innanzitutto per una serie di problemi oggettivi
che gli intermediari si trovano ad affrontare quan-
do devono raccogliere ed analizzare i dati sui pro-
prietari ed i beneficiari reali dei loro clienti.
2.
Il progettoBOWNET
Proprio per comprendere in maniera più puntuale
quali sono queste difficoltà, e per capire quali
strumenti e soluzioni potrebbero essere introdot-
te per rendere più efficace l’identificazione del
beneficial owner
, il centro Transcrime dell’Uni-
versità Cattolica di Milano e dell’Università de-
gli Studi di Trento ha coordinato il progetto
BOWNET – Identifying the Beneficial Owner of
legal entities in the fight against money
laundering
(www.bownet.eu). BOWNET, finan-
ziato dalla Commissione Europea – DGAffari In-
terni, si è concluso nel marzo 2013
1
dopo un la-
voro di 20 mesi che ha coinvolto un consorzio
internazionale con Università Cattolica, appun-
to, lo European Business Register (EBR), orga-
nizzazione ombrello dei Registri delle Imprese eu-
ropei, il Ministero dell’Economia e delle Finanze
(DirezioneVAntiriciclaggio), l’unità di intelligence
finanziaria della Danimarca, il gruppo Unicredit e
SPECIALE ANTIRICICLAGGIO / 2
Pricewaterhouse Coopers Italia.
Diversi gli obiettivi del progetto: innanzitutto
conoscere le pratiche correnti adottate da autori-
tà investigative, da un lato, e intermediari coperti
dalla legislazione comunitaria, dall’altro, nel-
l’identificazione del titolare effettivo di società
sospette o comunque di società-cliente; capire
quali siano i loro problemi e le loro esigenze in
questo ambito; valutare il livello di disponibilità
delle informazioni su soci, amministratori e titolari
effettivi tra i registri delle imprese (e tra
data
provider
commerciali); proporre delle raccoman-
dazioni e degli strumenti ai
policy makers
europei.
Il progetto ha previsto diverse attività, tra cui
questionari ed interviste approfondite a organi
di polizia, unità di intelligence finanziario, inter-
mediari finanziari e non finanziari; una rassegna
dei principali software utilizzati in ambito di
antiriciclaggio,
compliance
e
due diligence
;
un’analisi comprensiva e dettagliata (la prima mai
effettuata a livello europeo) dei registri delle im-
prese dei 27 paesi UE e di altri 150
data provider
pubblici o commerciali.
3.
I principali risultati
3.1 Problemi e pratiche comuni
nell’identificazione del titolare effettivo
Sulla base dell’ampia
survey
condotta da
BOWNET a livello europeo, i
dati sugli azionisti
e gli amministratori
rappresentano ancora l’in-
formazione più utilizzata e più cruciale ai fini del-
l’identificazione del titolare effettivo di un’impre-
sa. E questo sia a detta degli intermediari, sia delle
autorità competenti (che in genere potrebbero ri-
correre anche ad altre fonti tra cui gli archivi di
polizia). Non è un caso che i
registri pubblici del-
le imprese
rappresentino la fonte più frequente-
mente utilizzata per ottenere informazioni sulla
6.6
12.2
12.3
12.3
12.7
18.8
22.2
24.5
28.6
29.3
32.5
33.9
41.4
9.5
21.5
0
16
17
19
30
0
13
26.2
51.9
27.7
19.8
0
10
20
30
40
50
60
Alti costi di formazione all'uso di nuovi software
Informazioni in formati differenti
Scarsa cooperazione con organi di polizia
Integrazione di informazioni da fonti diverse
Informazioni in lingua straniera
Condivisione dell'informazione con altre filiali/colleghi esteri
Alti costi per accedere ai registri delle imprese
Affidabilità della documentazione presentata dai clienti
Altro
Informazione incompleta o non aggiornata
Accesso ai registri delle imprese esteri
Informazione non tempestiva
Identificazione della corretta fonte di informazioni
Organi di polizia (N=45)
Intermediari (N=21)
struttura proprietaria del cliente o di una società
oggetto d’indagine.
Meno importanti, a detta dei rispondenti, i
data
provider
commerciali
come Bureau Van Dijk
(Aida, Amadeus, Mint, etc), Dun & Bradstreet o
Factset, nonostante i database privati offrano,
generalmente, una maggiore copertura in termini
di paesi e un maggior numero di servizi (di analisi
o di comparazione).Afar preferire gli archivi pub-
blici ai
data provider
privati sono infatti i costi
troppo alti di questi ultimi e problemi di affidabilità
dell’informazione: i documenti forniti dai registri
delle imprese sembrano garantire, infatti, una
maggiore ufficialità (peraltro essendo spesso gli
unici utilizzabili in sede giudiziaria).
Per quanto riguarda l’accesso ai registri delle im-
prese, lemodalità cambiano a seconda che la ricer-
ca venga effettuata su una società registrata nel
proprio paese oppure all’estero: nel primo caso è
prediletta la raccolta
diretta on-line
; nel secondo
caso le difficoltà di accesso ai registri esteri obbli-
gano spesso gli utenti a ricorrere alla consulenza
di
colleghi, filiali o
branch
di altri paesi
. Spesso
poi nel caso di società estere gli intermediari si
limitano a raccogliere lamedesima documentazio-
ne fornita dal cliente (es. statuto, compagine
societaria, etc) senza ricorrere a verifiche ulteriori
su fonti o registri ufficiali. Chiaramente in que-
st’ultimo caso si perderebbe la natura di “fonte
affidabile ed indipendente” richiamata dal legisla-
tore (Direttiva 2005/60/EC, art. 8(1)) e garantita dai
dati ufficiali del registro delle imprese.
D’altra parte proprio l’
accesso ai registri delle
imprese esteri
è considerato una delle maggiori
difficoltà all’identificazione del titolare effettivo
(Figura 1); ancora peggio, spesso il problema è pro-
Figura 1 – I principali problemi di intermediari e organi di polizia europei nell’identificazione del
titolare effettivo (100 = Max)
Fonte: Progetto BOWNET (www.bownet.eu)
SEGUE A PAGINA 6
1
Il rapporto finale è disponibile al sito internet http://
www.bownet.eu/materials/BOWNET_Final_report.pdf.
Gli altri materiali del progetto (presentazioni, dati, sta-
tistiche) sono sempre disponibili sul sito www.bownet.eu.