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NUMERO 209 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2012
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IL COMMERCIALISTA VENETO
moderna. La struttura del sistema fiscale era in genere costituita da un certo numero
di tributi tradizionali consacrati dall’uso e non contestati e da quelli per le spese
straordinarie (guerre, ma non solo) per i quali occorreva invece il consenso dei
contribuenti. In alcuni casi, quali la necessità di pagare un riscatto per la liberazione
del re prigioniero, la nomina – che comportava la “vestizione”, cioè l’acquisto di un
guardaroba comprendente anche armi, armatura e cavalcatura - a cavaliere del figlio
maggiore, oppure il primo matrimonio della figlia maggiore del re, sarebbe stato
scandaloso negare l’aiuto al sovrano, ma poteva esserne discussa la misura, così
come per i tributi richiesti in caso di guerra
17
.
Nei regni iberici (Castiglia, León,Aragona, Catalogna, Valencia, Navarra) le Cortes,
composte di elementi della nobiltà, del clero e delle città, deliberavano, tra altro, sui
«sussidi straordinari richiesti dal sovrano»; nei paesi germanici a livello imperiale
spettava, tra altri compiti, al Reichstag (assemblea dei rappresentanti della nobiltà
maggiore e minore, dei prelati e delle città imperiali) «deliberare sui nuovi tributi»,
mentre all’interno dei singoli stati il Landtag (composto di nobili, prelati e rappre-
sentanti delle città riuniti in collegi diversi) trattava le più rilevanti questioni, in
particolare quelle di natura tributaria, che richiedevano l’approvazione dei tre col-
legi per diventare legge
18
.
Più avanti nella storia, soprattutto nei secoli XIX e XX, la situazione si è rovescia-
ta, tanto che anche nel paese di cui sono più noti i documenti che imponevano al re
di chiedere il permesso al parlamento per prelevare tributi, la difesa dell’equilibrio
tra entrate e uscite del bilancio pubblico è affidata ora all’esecutivo che la esercita
mediante il diritto di veto su ogni proposta parlamentare la cui approvazione
comporterebbe un aumento di spesa in quanto
«Nowadays, every provision imposing a charge on public funds (and
most Bills do) is printed in the Bill in italics and is the subject of a resolution
after
second reading, in committee. The resolution appears on the order paper.
It can only be proceeded with the government’s consent, and before going
into committee the appropriate Minister has to tell the House that the proposed
spending has the government’s approval.
19
».
Dei, confesso non molti, paesi su cui ho indagato solo la Svizzera si è dotata di una
norma costituzionale a tutela del diritto dei cittadini di non subire aliquote
espropriative di imposte sul reddito.
Il rovesciamento del ruolo dei parlamenti
Ci fu, quindi, un tempo durato a lungo in cui il sovrano chiedeva soldi ed i rappre-
sentanti dei contribuenti facevano di tutto per non darglieli o dargliene pochi, oggi
sono i rappresentanti degli stessi contribuenti che, per rendersi popolari, approva-
no troppo facilmente spese pubbliche, imponendo così pesanti imposte ai loro
elettori. L’analisi del rovesciamento del ruolo dei parlamenti non può prescindere da
un’osservazione fondamentale: i parlamentari, come osservava Einaudi, votano spe-
se per rendersi popolari e, visto che vengono rieletti, raggiungono il loro scopo.
È, quindi, evidente che bisogna indagare non tanto sui motivi del comportamento dei
parlamentari, quanto su ciò che ha provocato lo sdoppiamento della personalità dei
cittadini che, ormai è evidente, nella cabina elettorale ne hanno una diversa da quella
che hanno nei momenti in cui compilano la dichiarazione dei redditi o pagano le tasse.
Le cause del rovesciamento del ruolo dei parlamenti meriterebbero un’approfondi-
ta indagine storica impossibile in questa sede; è tuttavia possibile ricordare almeno
sei fenomeni, dei quali non saprei dire quanto siano causa e quanto siano effetto, ma
che al di là di ogni ragionevole dubbio sono intimamente connessi col tradimento
della loro funzione originaria perpetrato dai rappresentanti del popolo.
A partire dal Settecento si diffonde l’idea, ormai da nessuno più contestata, che la
sovranità appartiene non al re, ma al popolo e così è venuta meno una sana
contrapposizione tra chi vuole spendere i soldi degli altri e chi vuole tenerseli in tasca.
Il concetto di sovranità popolare, senz’altro affascinante nella sua bella formula-
zione teorica, ha avuto deleterie conseguenze pratiche perché, per quanto possa
essere gratificante sentirsi partecipe della sovranità non bisogna dimenticare che
«Les gouvernants, quelle que soit l’organisation politique,
étant toujours limités en nombre, sont menacés de perdre le pouvoir, si d’autres
y parviennent. Ils ont donc intérêt à ce que les gouvernés n’arrivent point au
gouvernement, c’est-à-dire ils ont clairement un intérêt distinct de celui des
gouvernés.
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Fino al XIX secolo era ammessa a votare solo una parte della popolazione composta
da coloro che pagavano un certo ammontare di imposte (voto per censo); verso la fine
di quel secolo il limite cominciò ad abbassarsi fino ad annullarsi nei primi decenni del
XX secolo (suffragio universale dapprima maschile e poi anche femminile). Così,
facendo votare tutti, divenne facile far pensare a ognuno che le spese pubbliche le
avrebbero pagate gli altri, magari i ricchi colpiti dalla tassazione progressiva
21
.
Purtroppo occorrerebbe almeno un libro solo per analizzare il rincorrersi
esponenziale tra la dilatazione delle competenze del settore pubblico verificatasi
soprattutto nella seconda metà del XX secolo e le relative spese, analisi che chiari-
rebbe quanto poco la dilatazione sia dovuta a reali esigenze e quanto, invece, al
desiderio dei rappresentanti del popolo di rendersi popolari.
La mostruosa dilatazione delle funzioni pubbliche, il conseguente aumento del
prelievo pubblico insieme con lo scollegamento tra il momento in cui si eleggono
quelli che spenderanno (e, quindi, preleveranno) e quello in cui si decidono le spese
hanno anche comportato che
«
de moyen de contrôle du peuple sur les gouvernants, elles [le istituzioni
democratiche] sont devenues l’instrument par lequel l’exécutif impose le peuple
au-delà de ce qui serait souhaité et souhaitable en proclamant une référence
mystique et irrationnelle à la “volonté populaire” pour justifier des violations du
Droit
22
».
Sempre nel XX secolo si è diffusa l’opinione che lo Stato debba essere redistributore
di ricchezza ed incentivatore dello sviluppo economico ed anche delle arti.
L’esigenza di redistribuire ricchezza sottraendola ai ricchi per darla ai poveri è sempre
stata sentita e la redistribuzione è anche sempre stata realizzata, o su base volontaria
quale beneficienza o, a quanto sembra, nel XIII secolo in Inghilterra, su base non
volontaria ad opera di Robin Hood (ma mi chiedo se gli odierni sostenitori della
doverosa necessità della redistribuzione della ricchezza sappiano di chi sono gli
epigoni). L’incentivazione dello sviluppo economico si sta risolvendo in una pioggia
di sussidi alle imprese senza nessuna verifica del risultato, mentre quella delle arti ha
avuto, tra gli altri suoi effetti perversi, che governanti e burocrati hanno deciso che
ogni italiano, lattanti e malati terminali compresi, tutti gli anni deve spendere per gli
spettacoli circa 7 – 8 Euro, sia che li frequenti sia che stia a casa
23
. Devo infine citare
un ultimo fenomeno, che si presenta in molti paesi, ma la cui versione italiana, che
ovviamente ho presente più di quelle altrui, è particolarmente significativa.
Si tratta dei trasferimenti dallo Stato centrale alle Regioni, Provincie, Comuni che,
in dimensioni enormi, sono la parte preponderante delle entrate degli enti locali ed
hanno provocato lo scollegamento tra il prelievo fiscale e la spesa eseguita dall’ente
locale, in modo che gli amministratori locali possano presentarsi alle elezioni suc-
cessive parlando delle opere da loro realizzate (cioè delle spese) senza dover af-
frontare il tema del collegamento tra tali spese e le tasse pagate dai loro elettori.
La Regione Veneto ogni anno stampa ed invia almeno a tutti i dottori commercialisti
(questo lo posso affermare perché lo ricevo, ignoro a quanti altri venga inviato e
quante copie rimangano in qualche magazzino in attesa che si spenda per mandarle al
macero) l’elenco delle associazioni venete ammesse al beneficio del 5 per mille.
Ogni anno, quando la posta, in genere in ritardo rispetto all’epoca in cui si compilano
le dichiarazioni dei redditi
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, mi recapita la pesante (si tratta di oltre cento pagine di
carta patinata di rilevante spessore) busta mi chiedo quale sarebbe la risposta dei
cittadini al seguente quesito: «siete disposti a spendere Euro …, pari a circa Euro …
per ciascuno di voi, perché vengano stampate e recapitate a … numero … copie
dell’elenco delle associazioni venete alle quali potete destinare il 5 per mille?».
Ogni anno la Regione Veneto fa recapitare ad ogni automobilista una lettera che gli
ricorda la scadenza del suo bollo auto, sorvolando sulla particolare circostanza che
chi provvede alla bisogna non aggiorna gli indirizzi di coloro che hanno cambiato
residenza, anche per questa iniziativa mi chiedo quale sarebbe la risposta alla
domanda «siete disposti a spendere ogni anno 1,25 Euro per ogni cittadino veneto
lattanti e malati terminali compresi (pari ad Euro 6.250.000 di spesa annua) perché
vi venga ricordata la scadenza del bollo auto? » L’assessore al bilancio ha difeso
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l’importo della spesa confrontandolo col gettito globale del bollo auto invece che
con l’ammontare che presumibilmente la regione avrebbe perso in assenza del
monito postale (sono moltissimi gli automobilisti che del balzello si ricordano
anche senza essere sollecitati!).
17
Tra altri documenti anche
Magna Charta Libertatum
citata da J
EAN
F
AVIER
,
Finance et Fiscalité au bas Moyen Âge
, Paris, Société d’édition d’enseignement supérieur, 1971, pp 93-114.
18
A
NTONIO
P
ADOA
S
CHIOPPA
,
Storia del diritto in Europa – Dal medioevo all’età contemporanea
, Bologna, il Mulino, 2007, pp 240-243; l’autore segnala anche che nel Sejm
(Dieta Polacca) dal 1642 alla fine del Settecento le proposte potevano essere approvate solo all’unanimità (principio del “
liberum veto
”).
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«Attualmente ogni provvedimento che richieda una spesa sulle disponibilità pubbliche (e molte Proposte lo fanno) è stampato nella Proposta in corsivo ed è oggetto di
decisione in commissione
dopo
la seconda lettura. La decisione compare nell’ordine del giorno e si può procedere a discuterla solo col consenso del Governo e, prima che
arrivi alla commissione, il Ministro competente deve dire alla Camera che la proposta di spesa è approvata dal Governo», H
ARRY
C
ALVERT
,
An introduction to British
Costitutional Law,
London, Financial Training Publications Limited, 1985, pag 105.
20
«I governanti, indipendentemente dal tipo di organizzazione politica, essendo sempre in numero limitato, temono di perdere il potere sostituiti da altri. Essi hanno quindi
interesse che i governati non prendano il potere, cioè essi hanno palesemente un interesse diverso da quello dei governati.»,
B
ENJAMIN
C
ONSTANT
,
Principes de politique, texte
établi d’après les manuscrits de Lausanne et de Paris par Etienne Hofmann
, Genève, Droz, 1980 (ma l’opera fu scritta nel 1803), Livre XVII - Des vrais principes de la
liberté, Ch. 3 - Dernières considérations, pag 464.
21
H
AYEK
a pag 393 del saggio già citato ha dimostrato che
«è illusorio credere che le elevate percentuali di reddito prelevate ai ricchi apportino un contributo indispensabile
al complesso delle entrate».
22
«Le istituzioni democratiche si sono trasformate da mezzo di controllo del popolo sui governanti in strumento col quale l’esecutivo tassa il popolo oltre la soglia desiderata
e desiderabile proclamando un mistico e irrazionale collegamento con la “volontà” popolare per giustificare le sue violazioni del Diritto»
,
P
ASCAL
S
ALIN
, L’arbitraire fiscal,
cit.
,
pag 50.
23
Vedi “http://culturaincifre.istat.it/sito/spettacoli/Fus_2009.pdf” ove si trova la
Relazione sull’utilizzazione del Fondo Unico per lo Spettacolo 2009
che in realtà concerne
il periodo dal 1985 (anno di creazione del fondo) fino al 2009 e dove si vede (tabella 6 a pag 16) che le erogazioni all’industria dello spettacolo sono variate da un minimo
di Euro 357 milioni nel 1985 ad un massimo di Euro 530 milioni nel 2001.
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Lavoro per il quale mi servo del sito dell’Agenzia delle Entrate che riporta l’elenco di tutti i possibili destinatari e del cui costo quello del volume a stampa veneto è tragica duplicazione.
25
Per l’importo, 50 milioni di Euro in 8 anni, vedasi E
LFRIDA
R
AGAZZO
in
Corriere del Veneto
(edizione regionale del
Corriere della Sera)
del 22 febbraio 2012
.
SEGUE DA PAGINA 6
Apologia
dell'evasione fiscale
SEGUE A PAGINA 8