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NUMERO 209 - SETTEMBRE / OTTOBRE 2012
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La valutazione
di uno studio professionale
ECONOMIA AZIENDALE
ANDREA CECCHETTO
Ordine di Vicenza
IL COMMERCIALISTA VENETO
SEGUE A PAGINA 20
1.
Premessa
La crescente complessità del sistema fiscale italiano, la congiuntura eco-
nomica negativa, come pure il continuo proliferare di consulenti non iscritti
agli albi professionali, hanno spinto ad una
modifica del modo di intendere
la
professione
del
Dottore Commercialista ed Esperto Contabile
.
Il rapporto 2012 sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Conta-
bili bene evidenzia la dinamica in atto negli ultimi anni, dal 2008 al 2011:
-
il numero dei professionisti iscritti all’Albo è aumentato dell’1,3%
(Veneto + 1,9%);
-
gli iscritti alRegistrodelTirociniosonodiminuitidel7,8%(Veneto–8,1%);
-
la struttura anagrafica degli iscritti nel 2012 è suddivisa come di
seguito: under 40 26,6%, 41-59 59,9%, over 59 13,4%, per cui una buona
parte dei professionisti ha un’età inferiore ai quarant’anni;
-
il reddito dei professionisti è diminuito seguendo l’andamento del
PIL italiano;
-
la popolazione italiana è cresciuta ad un tasso medio annuo dello 0,6%
e il tasso di apertura delle partite IVA ha subito un forte ridimensionamento.
Dal quadro sopra delineato è facile dunque comprendere perché stiamo
assistendo al
moltiplicarsi
in questi anni di
operazioni di aggregazione
fra studi professionali
. Il fenomeno, inevitabilmente, porta con sé un’esi-
genza: la
stima del valore economico degli studi professionali
al fine di
disporre di un valido supporto per poter definire successivamente il prezzo
fra le parti in causa. Troppo spesso, tuttavia, la stima del valore non avvie-
ne sulla base di corretti processi di stima, andando a distorcere oltremodo
il processo che conduce alla formazione del prezzo, che in questi ambiti è
già gravato dal forte sbilanciamento riconducibile alla diversa forza con-
trattuale esistente fra le parti.
Il presente contributo si pone l’obiettivo di esaminare il processo valutativo
di uno studio professionale individuando le peculiarità e gli errori di stima
più comuni, prescindendo da problematiche di natura giuridica
1
.
2.
L’analisi fondamentale relativa allo studio professionale
In primis
, come per qualsiasi altra perizia, l’esperto dovrà affrontare la
prima fase tipica del Giudizio Integrato di Valutazione: l’analisi fondamen-
tale. Allo scopo occorrerà valutare
elementi
tanto
qualitativi
quanto
quantitativi
. Con riferimento ai primi, in sintesi, si tratterà di:
a)
comprendere i
valori dello studio
e con essi anche gli
obiettivi ideal-
mente perseguiti
dai titolari. Ciò al fine di capire se effettivamente ogni
elemento dell’intera struttura, dal personale dipendente al praticante, ha nel
tempo orientato i comportamenti nella direzione voluta dai titolari. Sarà
sconsolante verificare come il male tipicamente insito nelle nostre imprese,
l’assenza di un percorso strategico chiaro e condiviso di medio-lungo ter-
mine, sia presente spesso nella maggior parte degli studi professionali. In
questi studi le decisioni sono orientate al breve termine o, al massimo, arri-
vano fino alla vita lavorativa degli attuali proprietari degli studi: problematiche
del quotidiano che assorbono la totalità del tempo a disposizione, assenza di
una progettualità nella formazione dei professionisti e del personale, decisio-
ni prese più sulla base di esigenze del singolo professionista che per il bene
dello studio, sono solo alcuni esempi di possibili conseguenze derivanti da
questa visione distorta della conduzione di uno studio;
b)
verificare le caratteristiche strutturali dello studio: la sua
localizza-
zione
, in quanto è evidente come uno studio localizzato a Milano avrà
prospettive differenti rispetto ad un altro in un piccolo paese di provincia.
Per poi passare alla
dimensione
e alla
struttura organizzativa
, in base alla
quale distingueremo fra:
studi di ridotte dimensioni
, basati sulla figura dei singoli professio-
nisti che, da soli, reggono di fatto la struttura di studio;
studi di importanti dimensioni
, nei quali certamente i professionisti
svolgono un ruolo fondamentale, ma in cui è presente una struttura orga-
nizzata caratterizzata da procedure, regole interne e personale qualificato,
in grado di garantire la soddisfazione di una buona parte dei bisogni della
clientela dello studio anche in assenza dei professionisti di riferimento.
In entrambe le casistiche, sarà necessario analizzare tanto la qualità delle
procedure implementate nel tempo, quanto il grado di complessità
dell’operatività gestita e il livello di tecnologia in uso;
c)
individuare i
punti di forza e di debolezza
dello studio, specie attra-
verso l’analisi degli altri
player
sforzandosi di individuare i cosiddetti
key
men
, persone in grado di mantenere sopra certi standard qualitativi lo stu-
dio e di trovare il vantaggio competitivo dello studio. Si perverrà quindi
all’individuazione del
posizionamento competitivo
dello studio per com-
prendere se l’offerta è rivolta esclusivamente a servizi a basso valore ag-
giunto (come la contabilità e gli adempimenti fiscali) oppure se è ampliata
anche a prestazioni più remunerative ad alto potenziale di crescita (come
operazioni straordinarie e controllo di gestione);
d)
individuare gli intangibili specifici
dello studio: reputazione e im-
magine, pacchetto clienti, capitale umano. Con riferimento alla reputazione
e all’immagine, sarà interessante verificare il numero di anni di presenza sul
mercato e le strategie adottate per il mantenimento di tale immagine. Per
quanto riguarda il pacchetto clienti, dopo un’analisi qualitativa
2
, occorrerà
determinarne il tasso di abbandono e di crescita, il livello di solvibilità, il
peso di ciascun cliente sul totale fatturato. Infine, per il capitale umano
(personale dipendente, collaboratori, praticanti), sarà necessario indivi-
duare il tasso di rotazione, il grado di preparazione e di immedesimazione
1
Ci si riferisce al fatto che la giurisprudenza a lungo si è rifiutata di considerare uno studio professionale come un’azienda, stante l’ininfluenza dell’organizzazione rispetto
all’apporto dato dalla personalità del professionista. Si veda al riguardo la sentenza della Cassazione n. 6608 del 08.11.1983. Si segnalano tuttavia degli orientamenti, anche
recenti, in senso opposto, fra cui la sentenza della Corte di Cassazione n. 2860 del 09.02.2010.
2
Per comprendere se la clientela è per lo più rappresentata da ditte individuali, lavoratori autonomi, privati e società di persone, oppure se sono preponderanti le società di capitali.