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NUMERO 207 - MAGGIO / GIUGNO 2012
IL COMMERCIALISTA VENETO
enorme sviluppo negli ultimi dieci anni.
A partire dall’anno 2000molte imprese hanno sti-
pulato contrati derivati per coprire le loro esposi-
zioni dal rischio del rialzo dei tassi di interesse e
dalla variabilità del tasso di cambio. Qui la causa
determinante del moltiplicarsi dei derivati è stato
lo scenario macroeconomico di quel momento,
caratterizzato dalle premesse di una accelerazio-
ne della crescita economica mondiale che aveva-
no ingenerato negli operatori aspettative di poli-
tiche monetarie restrittive da parte delle banche
centrali, in altre parole aspettative di aumento
dei tassi di interesse e di un apprezzamento della
valuta statunitense.
La teoria economica e l’evidenza empirica stava-
no, infatti, concordemente ad indicare che il co-
sto del capitale tende ad aumentare quando l’eco-
nomia si surriscalda, ossia quando i volumi d’af-
fari delle imprese aumentano per il contempora-
neo aumento sia delle quantità di beni e servizi
scambiati che dei loro prezzi.
Contrariamente a tali aspettative, però, le princi-
pali economie non si sono messe a correre. Ciò,
unitamente all’incredibilemare di liquidità in esse
iniettato dalle banche centrali a partire, soprattut-
to, dall’11 settembre 2001, ha prodotto un inatteso
e prolungato ribasso dei tassi, accompagnato da
un contestuale impoverimento relativo della valu-
ta nord-americana. Sono, quindi, venute meno
quelle condizioni di mercato rispetto alle quali le
imprese avevano giustificato la copertura di allora
dei rischi finanziari mediante contratti derivati.
Qui l’IRS non ha alcuna responsabilità: è stato
semplicemente sbagliato assicurarsi ma soltanto
alla luce di eventi successivi, imprevedibili quan-
to la possibilità di scorgere vicino a noi un cigno
nero. Ma anche in questi casi le imprese non
hanno pagato niente di più del tasso fisso.
Ecco, allora, che si comprende come le somme in
uscita per l’IRS non sono quelle versate, bensì
quelle versate meno i minori oneri del tasso varia-
bile del mutuo, meno, ancora, le minori imposte
pagate a seguito degli oneri finanziari collegati al
tasso fisso.
È
proprio come suggerisce
René Magritte
,
l’immaginifico pittore surrealista belga, il
quale, scrivendo sotto al disegno di una
pipa “questa non è una pipa”, continua a segna-
larci (e il Cielo soltanto sa quanto ce ne sia biso-
gno) che non bisogna confondere il fenomeno
(la pipa e, nel nostro caso, la somma algebrica
degli esborsi dell’IRS e dei differenziali positivi
del mutuo a tasso variabile) con la rappresenta-
zione del fenomeno (il disegno della pipa e, nel
caso in argomento, gli esborsi dell’IRS non cu-
mulati con quelli del mutuo a tasso variabile).
Naturalmente, di tutto ciò restano sul campo le
macerie:
1.
le conseguenze della mancata compren-
sione della rete di vendita dei prodotti proposti e
venduti e, per questa via, la mancata assistenza
delle imprese-clienti;
2.
la spinta, anche solo involontaria in qual-
che caso, che ne è a volte derivata a che le impre-
se-clienti assumessero rischi finanziari, anziché
coprirli;
3.
maggiori oneri per le imprese-clienti;
4.
l’assunzione da parte delle banche dei ri-
schi legali e di reputazione che oggi si manifesta-
no, minando in una certa misura, le loro prospet-
tive di radicamento e crescita sul territorio;
5.
il malizioso sproloquio di coloro che, nelle
banche consorelle e rivali, hanno volto a proprio
vantaggio il risultato del meccanismo di funziona-
mento dei derivati effettivamente di copertura.
Quando gli affari, il governo, l’economia
, l’Europa, la Professione, ecc. … non vanno a gonfie vele,
la disperazione non serve, … anzi bisogna riderci sopra.
Imparando da chi le disgrazie di ogni tipo le ha vissute e subite in tutta la loro tragica espressione, ho
tratto dei racconti di vita economica, a mio modo di vedere divertenti. In questo primo intervento
presento due storielle che esplorano alcune categorie fondamentali della microeconomia, intesa come
vita nelle imprese. La prima utile in caso di costituzione di una “newco”, la seconda più breve che tratta
del “passaggio generazionale”.
Questa prima storiella la utilizzo didatticamente con i clienti che vogliono costituire una nuova società
(newco), in modo da segnalare con ironia cosa non si dovrebbe fare e mettere il focus su una categoria
molto importante:
la correttezza commerciale
.
«Nell’esilio diventa importante una categoria dello spirito e del carattere, una categoria passata di
moda nei nostri tempi oscuri: la categoria della “correttezza commerciale”.
L’esiliato ne ha un bisogno vitale per la sua credibilità.
Ma non è facile penetrarne l’essenza.
Ed è proprio la comprensione di questo arduo concetto che affligge un giovane che si prepara ad
entrare in affari nel business del padre.
Perciò rivolge al genitore l’angosciato quesito:
«Tate, cosa vuoi dire coretèzza còmerciale?»
Il padre tenta una spiegazione teorica ma deve desistere. Poi un giorno gli viene un ‘idea:
«Gvarda, te lo faccio un esempio: noi ce l’abiamo qvi, a New York, bel negozio di gioieleria, con vetrine
d’angolo e ogetti di qvalità.
Importiamo dei migliori posti di tuto il mondo come per esempio Valenza Po, di qvi, di lì, merce fine.
Ce l’abiamo per tutte le tasche: da gioielini semplici a superluxus, però sempre diamo ogeti di qvaìità.
Un giorno viene un signore molto distinto da noi comprare picolo bijou per la sua figlia che ha fato
maturità di liceo o qvalche cosa.
Ci tiene moltissimo.
Gvarda le vetrine e le bacheche con molta atenzione e ala fine sceglie un gioiellino, anelino can pietra
dura lavorazione oro antico, davero finissima fattura, prezzo ragionevole di cento dola’ri, bel ogetino.
Lui è cantentissimo.
Gli faciamo pachetino regalo con bel nastro: abiamo fatto un uomo felice.
Mète la mano in tasca prende una banconota tuta cartociata, la mète sul banco e se ne va euforico.
Poi noi ce l’abiamo una giornata faticosa con qvei clienti “voglio vedere tuto ....... nan còmpro niente”.
Alla sera qvando tiro le somme, conto, conto … Mi escono
900 dolàri in più
nela cassa!
Come è posibile? Nan sono cinqve centesimi !
Riconto, facio contabilità incrociata...
Niente,
sempre ce l’abiamo 900 dolari in più
.
Divento mato.
Ripenso ala giornata e mi viene in mente qvel dela figlia dela maturità.
Cosa è successo dunqve?
Ti devo fare una premessa.
Da noi, negli Stati Uniti, banconote di banca
Taglio:
UGVALE.
5, 10, 20, cinqvanta, 100, mile, taglio nan cambia
Colore...
VERDE.
Sempre rimane verde.
È vero, cambia faccia di Presidente ma chi garda più qvello !!!
Istituzione è molto decaduta.
Qvel signore aveva una banconota cartociata, lui credeva che erano 100, invece erano 1.000.
Noi lo stesso, abiamo preso per cento, invece erano mile.
Lui nan ha fato caso.
Noi nan abiamo fato caso.
E’ successo.
Alora figliolo, adesso ce l’abiamo qvel problema di coretezza comerciale che tu mi damandavi all’ini-
zio:
noi... dobiamoo dirlo o... nan... dobiamo dirlo...
al nostro socio?»
1
Il dibattuto tema del <Passaggio generazionale> in azienda preoccupa imprenditori, professionisti ed …
i figli degli imprenditori. Questa è una breve storiella che mette in evidenza i principi desunti dall’espe-
rienza a cui un buon imprenditore deve ispirarsi.
Il signor Tubiana vuole ritirarsi dagli affari passando il testimone al figlio, ma non prima di averlo
messo al corrente di alcuni principi fondamentali per riuscire nel commercio: onestà e saggezza.
<< Vedi, figliolo, l’onestà è molto importante negli affari. Ti faccio un esempio: se prometti ad un cliente
di consegnargli la merce un tal giorno, devi farlo a qualsiasi costo, anche se la cosa ti costringe ad uno
sforzo spaventoso. Mi hai capito ? La parola data è la parola data ! >>
<<Sì, papà>> risponde zelante il ragazzo. << E la saggezza ? >>
<<Oh! La saggezza è innanzi tutto non promettere mai niente ! >>
2
In un prossimo intervento commenterò due storielle che trattano del credito.
Sorridete, sorridete … gente!
STRANEZZE
IL DOTTORE COMMERCIALISTA
E LA MICROECONOMIA
(IRONICA-1)
1
Moni Ovadia,
Oylem Goylem
, Mondadori, (alle pagine. 40-42)
2
Moni Ovadia,
Così giovane e già ebreo
, Piemme editore, 1998 (a pag.255)
Pierluigi Riello
(Ordine di Padova)
Allarme 'derivati'
SEGUE DA PAGINA 19