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NUMERO 205 - GENNAIO / FEBBRAIO 2012
IL COMMERCIALISTA VENETO
apertura si ottiene maturando esperienze diversificate, ibridando linguaggi
e competenze, creando team professionali compositi.
Oggi le aziende sono in affanno, la crisi finanziaria internazionale con
effetto domino ha coinvolto soprattutto le PMI, la carenza di liquidità del
sistema creditizio ed il disorientamento imprenditoriale. Come influisco-
no questi fattori nelle strategie territoriali della Banca che Lei ora rap-
presenta? Quale messaggio può dare alla nostra clientela del Triveneto
in questo contesto e a noi loro consulenti?
Le crisi passano è importante sia per la banca sia per i suoi clienti concen-
trarsi sull’essenziale e prepararsi alla ripresa. Tenendo ben presente che
alla fine nulla sarà come prima, significa prepararsi a cambiare!
La banca che Lei ora rappresenta è uno degli Istituti bancari più impor-
tanti, non solo nel Veneto, ma nel Triveneto. Quali sono le direzioni e le
decisioni che la Banca ha adottato per essere più vicina al territorio, alle
imprese ed ai correntisti?Anche in riferimento al gruppo Intesa di appar-
tenenza?
Pur appartenendo a un grande gruppo internazionale la Cassa di Risparmio
del Veneto resta una banca a vocazione regionale molto attenta alle speci-
ficità culturali, economiche e sociali del territorio dove è nata e cresciuta.
Questa attenzione è amplificata dalla possibilità di attingere alle competen-
ze, ai prodotti finanziari, alle relazioni della Capogruppo e di metterle a
disposizione anche delle piccole imprese che vogliono crescere e
internazionalizzarsi. Oggi con il ristagno dei consumi interni, l’export rap-
presenta l’unica via di salvezza per molte imprese che in questo trovano nel
nostro Gruppo, presente in quaranta Paesi, il partner ideale.
Lei, come professore universitario ha formatomigliaia di giovani presso
l’UniversitàCa’Foscari di Venezia, alcuni dei quali, tra cui il sottoscritto,
hanno intrapreso la libera professione. Oggi a distanza di tempo, da quan-
do li ha conosciuti sui banchi dell’Università e li ritrova ora nei contesti
economici aziendali, molte volte collabora con loro, qual è la Sua valuta-
zione e se può fare un confronto tra le classi del ’68 come la nostra e
quelle di oggi?
I giovani d’oggi hanno molte più occasioni di formazione e opportunità di
crescere culturalmente e professionalmente di quante non ne avessimo
noi. Non sempre le sanno sfruttare adeguatamente forse perché manca a
volte una capacità di selezionare e di orientarsi.
Ci sono università e istruzioni formative che hanno ottimi ricercatori ma
non sempre dei buoni maestri, capaci di trasferire entusiasmo, voglia di
sperimentare, di sfidare il futuro. La scelta di dove studiare e con chi stu-
diare può fare oggi la differenza.
Secondo Lei, potrebbe essere utile, in questo difficilemomento economi-
co, creare maggiori sinergie e coinvolgere nei contesti della crisi d’im-
presa in un unico tavolo di lavoro aziende – banche – università – Istituti
previdenziali – Agenzia delle Entrate e professionisti? Molte volte pro-
prio la mancanza di coordinamento tra i soggetti interessati crea le con-
dizioni per la irreversibilità di una crisi e per il successivo fallimento
dell’impresa. Potremmo creare nel Triveneto le condizioni per questo
approccio?
Credo che sarebbe senz’altro utile avviare confronti di questo tipo con
l’avvertenza di evitare accuratamente derive consociative che svilirebbero
il ruolo dei singoli attori e servirebbero solo a giustificare interventi pubbli-
ci a copertura delle responsabilità di ciascuno. Nel Triveneto finora le espe-
rienze in questa direzione mi sembrano positive.
Ritiene utile per noi professionisti, creare dei gruppi o teamdi lavoro per
affrontare, avvalendoci delle varie professionalità, il problema della pre-
venzione alla crisi d’impresa? Proprio in questo contesto la banca riveste
il ruolo di uno dei principali attori!
La prevenzione è senza dubbio sempre più efficace della cura e tutte le
iniziative che vanno nella direzione di migliorare le capacità diagnostiche
dei professionisti (messa in comune delle esperienze, individuazione delle
migliori prassi ecc.) è visto con estremo favore dalla Cassa di Risparmio del
Veneto. A questo proposito con la capogruppo Intesa Sanpaolo abbiamo
aperto all’ottavo piano della nostra sede di Via Trieste a Padova uno spazio
chiamato «Mondo delle imprese» dedicato a incontri e confronti di questo
tipo. Servirà alle imprese, ai professionisti, alle istituzioni e anche ai diri-
genti e ai funzionari della banca.
Qual è di norma, anche se varia caso per caso, la posizione della Banca
che presiede, quale creditore di procedure concorsuali dirette al
risanamento e mi riferisco in particolare al consenso o meno da dare ai
concordati preventivi e agli accordi di ristrutturazione del debito, oggi
sempre più presenti?Quale é l’esperienza vissuta fino ad oggi dalla ban-
ca? Come arrivano le aziende che propongono queste soluzioni?
Il fallimento di un’impresa è una sconfitta non solo per l’imprenditore ma
per tutti gli attori economici e istituzionali con cui ha avuto rapporto. Que-
sta constatazione spiega la ragione per cui la nostra Cassa di Risparmio ha
un atteggiamento estremamente positivo verso tutto quello che può aiuta-
re l’azienda a superare le momentanee difficoltà e a rimettersi in carreggiata,
sia pure con qualche sacrificio da parte di tutti. Abbiamo una storia di
salvataggi di successo che giustifica questo nostro atteggiamento. Pur-
troppo le aziende arrivano quando la situazione è già molto deteriorata
mentre è indispensabile che l’imprenditore si muova molto precocemente
rispetto alla situazione di crisi e adotti un atteggiamento collaborativo,
opportunamente aiutato dai professionisti.
L'INTERVISTA /
GIOVANNI COSTA
SEGUE DA PAGINA 3
I PARADOSSI DELLA STORIA
La municipalità di Vicenza così ha deliberato:
“Cittadini, sollevatevi; l’energìa della vostra industria non ha più ostacoli che
la inceppino; ella può estendersi, rinvigorirsi, seguir tutti gli slancj del genio,
della libertà, del giusto interesse, del regolato amor proprio. La coltivazion del
Tabacco, e la vendita libera di questo è divenuto un diritto di tutti. Il Dazio Oglio
è pure abolito, e il libero commercio di questo genere interessante apre a tutti un
campo per rendersi con proprio vantaggio anche benemeriti della Patria.
L’abolizion finalmente del Dazio sopra l’Istromenti, Testamenti, ed altri Atti,
con cui si gravavano per fino i Contratti, deve rendervi sicuri, che la vostra
Municipalità, seguendo i principj sacri della Libertà, pensa a toglier, per quan-
to le circostanze lo permettono, ogni ostacolo alla libera circolazione del Soldo,
e dei Fondi, onde animar l’industria, e fare scorrere in tutti senza impedimenti
i mezzi dalla Nazionale Felicità.
Per tal fine la Municipalità è venuta in determinazione di abolir ancora tutti li
Dazj seguenti, e toglier le Privative infrascritte.
I. Resta abolito il Dazio Pestrino
, che cadeva sul Pane vendibile, e ciò tanto
nella Città, Borghi, e Colture, quanto nel Territorio; quindi ognuno sarà in
libertà di fare, e vender Pane. In grazia dell’abolizione di questo Dazio, e della
Diminuzion del DazioMacina ne succederà l’ingrandimento del Pane: invigilerà
perciò a chi spetta, affinchè un oggetto sì interessante il bene del Popolo non
manchi d’esecuzione.
II. Resta abolita la Tassa d’Industria, e Traffico
, cadente sopra le Arti Libera-
li, e Meccaniche, Ruote d’Edifizj tanto da terra, che da acqua, e Mulini: restan-
do pure abolita la Tassa del Ducato effettivo sopra ogni Fornello da Seta.
Restano abolite le tasse
III. Resta abolito il Dazio Cappelli
, che cadeva sopra ogni Banco da Follo.
IV. Resta abolito il Dazio Ducato
per Carro sopra il Fieno.
V. Resta abolito il Dazio Miniere
, che cadeva sopra le Cave di Pietra di
qualunque genere, ed altri Minerali, Sabbione, Calcare di Calcina, Fornase di
Cotto: salvi sempre li diritti de’ Proprietarj de’ Fondi.
VI. Ognuno potrà comprar, e vender Carte da Giuoco
ovunque gli piaccia; ed
ognuno potrà liberamente fabbricarne.
VII. Similmente ognuno potrà comprar, e vender Vetri, e Cristalli
ovunque gli
piaccia, non che erigere a suo talento Fabbriche di tali generi.
VIII. Ognuno potrà imbianchir Cere dette di Compimento
.
IX. Finalmente ognuno potrà non solo fabbricar Acquevite, e Rosolj
, ma
ancora venderne all’ingrosso, ed al Minuto a suo piacere.
Tutti gli altri Dazj di qualunque sorte dovranno sussistere nel solito piede fino
a nuove deliberazioni. Restando eccitati tutti li Debitori delli Dazj a soddisfar
sollecitamente ogni loro residuo debito tanto verso la Cassa Nazionale, come
ad ogni altro Posto, o Casello a ciò destinato.
Chi lo trascurerà, sarà riguardato come nemico del ben della Patria”.
Era il 17 floréal (6 maggio 1797) anno V della Repubblica Francese e primo
della Lombardia.
Sono passati più di due secoli, ma i concetti espressi sono sempre attuali.
Succederà qualcosa con la tanto auspicata riforma? Siamo curiosi, anche se le
necessità di cassa lasciano poche speranze.
Giuseppe Rebecca
Ordine di Vicenza