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NUMERO 205 - GENNAIO / FEBBRAIO 2012
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L'INTERVISTA
Giovanni Costa
«Professionisti con Imprese, Banche
e Università contro la Crisi»
EZIO BUSATO
Ordine di Padova
IL COMMERCIALISTA VENETO
CHI È
Giovanni Costa
SEGUE A PAGINA 4
Oggi, Presidente, nell’ambito delle liberalizzazioni delle profes-
sioni che il Governo ha attuato e sta ancora attuando, dalla Sua
esperienza come vede il ruolo dei Dottori Commercialisti ed
Esperti Contabili nel contesto economico ed aziendale delle Im-
prese?
Il ruolo dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, come quello di
tutti i
professional
interni ed esterni all’impresa, è fondamentale in
una società basata sulla conoscenza. In un mondo in cui tutto cambia
anche i
professional
devono dimostrare capacità non solo di conser-
vare la tradizione ma anche di proiettarsi nel futuro e costruire le
nuove regole e le nuove competenze.
Qual è il rapporto tra laBanca e il DottoreCommercialista edEsper-
to Contabile in relazione alle imprese che si affidano al sistema
bancario per il credito?
La banca è fatta di
professional
che non possono che riconoscere e
apprezzare le competenze professionali dei suoi clienti e dei profes-
sionisti che li assistono.
Le aziende oggi si lamentano che le banche hanno “chiuso i rubinet-
ti” o comunque ridotto notevolmente l’accesso al credito delle im-
prese nonostante che le stesse banche sono state finanziate recente-
mentedall’Europa?
Quando la liquidità scarseggia e i vincoli patrimoniali si fanno più
stretti è ovvio che il credito ne risenta. Ma il Gruppo Intesa Sanpaolo
e la Cassa di Risparmio del Veneto non hanno mai chiuso i rubinetti
per la semplice ragione che la preparazione alla bufera che si avvicina-
va è stata sostenuta da una massiccia e ricapitalizzazione e da un’ac-
curata gestione della raccolta. Sulla liquidità immessa dalla BCE è
stata fatta molta cattiva letteratura. La valutazione concreta dell’im-
patto della liquidità immessa dalla BCE va fatta tenendo conto di
quello che sarebbe accaduto se non ci fosse stata. Senza questi nuovi
fondi lo scenario sarebbe stato caratterizzato da ulteriori tensioni sui
tassi. Infatti quando parte della liquidità addizionale viene utilizzata
per rimborsare bond bancari in scadenza (senza dover ricorrere al
mercato) o per acquistare titoli di stato assicurando il successo delle
aste del Tesoro, si hanno effetti benefici sugli spread e quindi sui
costi della raccolta per le banche e tutto questo si traduce in una
riduzione dei tassi praticati al credito concesso alle imprese e alle
famiglie.
Varia il trattamento che la banca riserva ad un cliente/impresa se
presentato o comunque supportato dal professionista dell’impresa
rispetto alle imprese che si rivolgono autonomamente all’istituto
bancario?
Il merito di credito aumenta quando l’impresa dimostra di disporre
delle professionalità, interne o anche esterne, idonee a rappresentare
la reale situazione economico patrimoniale, a controllare i rischi, a
sostenere un piano d’impresa basato su assunti realistici e su linee di
azione ben fondate.
Dal Suo osservatorio privilegiato, essendo stato per lunghi anni pro-
fessore universitario, secondo Lei i giovani laureati sono in grado di
inserirsi con il bagaglio culturale acquisito nel mondo della profes-
sione?
Sì, lo sono a patto di valutare correttamente cosa si intende per baga-
glio culturale. L’università non è (e non deve essere) una scuola pro-
fessionale, non fornisce competenze immediatamente spendibili sul
mercato del lavoro. Per questo ci sono le scuole aziendali, i master, i
corsi di addestramento e, appunto, i tirocini professionali e la pratica.
L’università ha un altro ruolo: fornire le meta-competenze cioè compe-
tenze capaci di generare e rigenerare le competenze professionali a
fronte di una realtà scientifica, tecnologica, economico-sociale in con-
tinuo cambiamento. Detto in termini più semplici, all’università s’im-
para a imparare per affrontare situazioni nuove, costruire soluzioni
che non discendono da saperi già codificati. La precoce
professionalizzazione porta a una precoce obsolescenza delle compe-
tenze apprese. Ciò detto, bisogna riconoscere che l’università può e
deve fare molto di più per spiegare come usare il prodotto che esce
dalle sue aule come molto di più possono fare gli ordini professionali
e i professionisti già avviati nel valorizzare il laureato che esce dal-
l’università.
Quali novità od originalità dovrebbe oggi avere il Dottore Commer-
cialista ed Esperto Contabile nei confronti dell’azienda che segue?
Quali sono, secondoLei, le aree dove il professionista dovrebbemag-
giormente specializzarsi?
Rispondo con un paradosso: dovrebbe specializzarsi nelle aree in cui
non è specializzato, quelle che stanno al confine della sua competen-
za specifica. Incontro professionisti veramente preparati nel campo
societario, finanziario e fiscale ma in difficoltà a valutare complessiva-
mente l’azienda e il contesto economico in cui si inserisce. Questa
Giovanni Costa
(1942) è docente di
Strategia d’Impresa all’Università di
Padova. Ha insegnato a Ca’Foscari
(dove si è laureato), alla S
DA
Bocconi, al C
UOA
di Vicenza,
all’E
SSEC
di Parigi. Per 25 anni (1976-
2001) ha svolto attività professio-
nale di consulenza direzionale
partecipando a molti progetti di
sviluppo manageriale in imprese
nazionali e internazionali e in
pubbliche amministrazioni. Ha ricoperto e ricopre vari incarichi in
Società ed Enti. Dall’aprile 2011 è presidente della Cassa di
Risparmio del Veneto. Tra i suoi libri più recenti si ricordano
Impresa e capitale umano
(Cleuc, Padova, 2010),
Risorse Umane.
Persone, relazioni e valore
(McGraw-Hill, Milano, 2009)
Il Nord
Est e i porcospini di Schopenhauer
(Marsilio, Venezia, 2006)