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NUMERO 203/204 - SETTEMBRE / DICEMBRE 2011
IL COMMERCIALISTA VENETO
Ulderico Bernardi
Gian Paolo Prandstraller
SEGUE DA PAGINA 3
2.
Quello che è ormai intollerabile per l’opinione pubblica è che le libere professioni
si arrocchino in corporazioni chiuse agli interessi della collettività, unicamente
rivolte al proprio vantaggio. Mentre invece la libera professione trae il suo miglior
senso dall’intraprendenza di chi la esercita, in concorrenza con altri. I Commercia-
listi sono, direi, forse il caso più adatto a richiamare ai compiti etici e non solo
funzionali che spettano al libero professionista. Lo si è dimostrato: le economie di
successo sono quelle che si fondano su una forte base etica. Ed è seguendo e
condividendo questo princìpio che il Commercialista può aiutare e guidare chi a lui
si rivolge verso un’impresa che si garantisca un futuro, con una pratica aziendale
sana, in una visione di solidarietà nell’appartenenza a un sistema produttivo che
nella sua corretta gestione trova la forza di competere sul piano globale.
3,4,5.
Collego nella risposta le domande 3, 4, 5. Infatti tutte, nel loro insieme,
rinviano a una questione cruciale: il rinnovamento della consapevolezza del ruolo
del Commercialista nella società contemporanea, in un momento di accelerato mu-
tamento del mondo. È un problema generale, naturalmente, posto che tutto il XXI
secolo si trova davanti il dilemma di “come rimanere se stessi aprendosi agli altri”.
Una questione squisitamente culturale, di grande spessore antropologico e
sociologico. Di qui la necessità di compiere un grande sforzo di conoscenza, inve-
stendo in cultura, come aggiornamento e come deliberata volontà di approfittare
degli straordinari strumenti messi a disposizione dalla tecnologia contemporanea
nel rendere possibile l’acquisizione di una consapevolezza comparativa mai prima
possibile negli stessi termini. Uscire dallo steccato di una professionalità esclusiva-
mente “ragionieresca”, non limitarsi a offrire consulenza nel complicatissimo ambi-
to della fiscalità e della gestione amministrativa, ma accettare il compito di fornire
alle imprese un robusto impianto propositivo per evitare, e uscire, dalle crisi ricor-
renti, aiutando l’economia capitalista a orientarsi sui princìpi di un’etica economica
mondiale. Le bolle speculative, l’avidità di una finanza insaziabile propagatrice
dell’utopia assurda del denaro facile, hanno prodotto guasti di enorme portata nei
continenti. Ma la società occidentale, con il suo patrimonio millenario di valori e il
livello incomparabile delle sue innovazioni, è in grado di generare gli anticorpi per
una nuova armonia planetaria, capace di attenuare nel tempo gli squilibri, interni ed
esterni. E in questa scelta i Commercialisti non potranno che essere attori privile-
giati, sempre che abbiano la volontà di assumersene gli oneri, di ricerca, di studio, di
disponibilità all’innovazione.
6.
“Roma non perit si Romani non pereunt!”, parole di Sant’Agostino, sedici secoli
fa, di piena validità attuale. Dove, ancora una volta, la decadenza o la crescita di un
territorio sono strettamente correlate all’animo e alla spina dorsale, se si preferisce
al senso esistenziale, dei suoi abitatori, che nella tradizione riconoscono il consenso
delle generazioni attraverso il tempo. In queste Venezie che hanno dimostrato al
mondo come una realtà povera, di emigranti (che hanno fatto la fortuna di tante
nuove patrie), possa compiere una straordinaria e pacifica rivoluzione, se messa
nelle condizioni di valorizzare le proprie vocazioni, tutto dipenderà dall’atteggia-
mento dei discendenti delle generazioni che quarant’anni fa hanno realizzato la
grande trasformazione. Conoscere la propria storia fa bene, ma solo se serve per
confrontarsi con gli altri, per aprirsi al mondo. Io, nella mia attività accademica mi
sono sforzato di inculcare nella mente degli studenti (di Economia, da sociologo
delle culture) un principio fondamentale: “Chi scambia, cambia!”, chi accetta il
dialogo e il confronto con l’altro e l’altrove (e oggi non è possibile altrimenti), deve
prima di tutto essere ben radicato nella sua appartenenza e nel suo ruolo, solo così
potrà comprendere il valore che gli altri riconoscono alla propria. E scambiare il
meglio delle rispettive culture, nell’arricchimento reciproco. Questo significa una
positiva integrazione. Questo aiuta ad affrontare in modo corretto, etico, vantag-
giosamente economico, il divenire di una comunità.
2.
Le professioni vanno viste in collegamento con la crisi economica. Cosa è
successo con la crisi economica? Alcune professione sono riuscite a modificarsi e
andare avanti acquisendo deliberatamente nuove funzioni, tra queste inserisco
sicuramente anche i Commercialisti. Quali sono indicativamente queste professio-
ni? L’architetto (e l’architettura) ad alti livelli ha avuto un buon gioco perché
hanno inventato le nuove grandi costruzioni in tutto il mondo in base alla nuova
architettura. Queste nuove costruzioni (tipo il Guggheneim Museum di Bilbao)
sono così attraenti che richiamano folle di persone potenziando l’attrazione di una
località, potenziando l'attrattività di una località, e nel contempo le funzioni del-
l’architettura. Altra professione che ha acquisito nuove funzioni è il giornalismo
che ha cavalcato intelligentemente l’istituto del talk show, la conversazione spetta-
colo. Aprendo la televisione vediamo molti talk-show, questo fatto ha attribuito un
importante potere ai giornalisti (per es. Lilli Gruber ha il “potere” di convocare il
nostro premier Monti alla sua trasmissione...). Una volta ciò non era certo pensabile.
I Commercialisti a mio parere hanno una posizione valida più di quella degli
avvocati, sono riusciti ad entrare a livello di quasi tutte le aziende grazie al proble-
ma delle imposte. Tale problematica ha dato luogo ad una particolare confidenza
tra il commercialista e l’imprenditore e quindi la professione ha in mano delle
opportunità molto più valide degli avvocati, che invece non riescono a offrire un
prodotto (le sentenze) per l’enorme tardività dei processi e l’imbarazzo in cui si
trova il sistema giudiziario. C’è poi una differenza tra le due professioni nella
comunicazione: i Commercialisti si presentano come un importante ausilio dello
Stato, avendo un certo potere d'indirizzo sulle imprese, che consente loro in qual-
che maniera di collaborare con lo Stato non solo nel pagamento delle imposte ma
anche in certe strategie fondamentali che la professione è in grado di proporre.
Ecco le nuove funzioni di cui parlavo e che sono patrimonio dei Commercialisti.
6.
Il territorio triveneto si avvia alla società industriale non prima degli anni 80 del
secolo scorso. Prima c’era una società pre-industriale. L’exploit del Triveneto è
stato enorme. Uno dei più importanti fenomeni in Italia negli ultimi 60 anni. Il
Triveneto si è sempre dimostrato all’avanguardia nella società industriale. Ma ora
anche il modello Triveneto è in crisi perché non sembra più avanzare. Secondo me
per riprendere il cammino deve assimilare i concetti della società “quaternaria”,
servizi enormemente qualificati e raffinati e adozione inesorabile delle nuove tecno-
logie e delle nuove conoscenze. Questa assimilazione consentirà di capire cos' è la
società attuale e quali sono le forze che la rendono creativa e professionale. Per
fare ciò ci vogliono strutture adeguate e lo sviluppo di centri di ricerca all’avan-
guardia. Sono convinto che le possibilità di arrivare a ciò nel Triveneto siano
presenti ed esempi quali la Germania, che ha puntato grandi capitali sullo svilup-
po tecnologico, possono essere di sprone ed esempio. Bisogna seguirli.
5.
La cultura è diventata un elemento fondamentale della produzione, la produzio-
ne ha una continua contaminazione con la cultura. Infatti basta guardare un set di
pubblicità per capire. Se si apre la televisione e si vede una pubblicità si comprende
che questa non potrebbe essere prodotta senza il design, senza la letteratura, senza
le grandi correnti filosofiche. Ho addirittura sentito pubblicizzare un’automobile
ricorrendo alla teoria evoluzionistica! Quando mai si è visto nel passato? La
cultura è assolutamente centrale. La cultura è un elemento fondamentale per il
tessuto imprenditoriale quanto lo sono le università che in Italia sono inadeguate.
Basterebbero tre università buone, a livello delle prime del mondo. Questi sono
problemi di carattere generale che impongono eventuali strategie di aggiornamen-
to che possono essere riversate dai Commercialisti sulle imprese-clienti coerente-
mente con le modalità effettive di svolgimento della vita nella società. Consiglierei
per esempio ai Commercialisti di sponsorizzare una superuniversità economica,
per trasformarla in un pilastro fondamentale della cultura del nostro tempo.
3.
Il Commercialista a mio avviso non è che non aiuta a non pagare le tasse ma
utilizza/propone dei mezzi legali, applica norme, per pagare le giuste tasse e meno
tasse possibile. Questa è la differenza. Chiaro che se un professionista imposta
bene il discorso sulle tasse basandosi sulla normativa vigente può acquisire dei
vantaggi per se stesso e per il cliente. Altra cosa è quella di evadere le tasse,
secondo me nessun Commercialista consiglia il cliente di evadere le tasse perché è
una cosa che porta poi al disastro economico. Importante è far capire che i Com-
mercialisti aiutano a pagare meno tasse possibile nei limiti della legge, questa è la
loro funzione assieme alle altre che riescono a svolgere, come la contrattualistica
e le varie cose che fanno sino a dare una strategia generale all’impresa.
4.
Il problema risale alla comprensione o meno di quello che oggi è il capitalismo
c.d. immateriale. Un sistema economico ha dei connotati, bisogna capirlo per
poterlo servire. Oggi il capitalismo è diverso da quello puramente industriale che
c’era fino all’inizio degli anni 90. La diversità sta nel fatto che esistono diverse
imprese che offrono dei servizi importantissimi, ma di carattere immateriale, non
derivanti quindi dalla produzione di manufatti. Ad esempio oggi la moda cosa
offre? Gli stilisti offrono una nuova immagine! I musicisti, altro esempio, il rock,
Vasco Rossi per esempio riunisce 90/100 mila persone, questo è un fenomeno
economico e non solo un fenomeno culturale/musicale. Tutte le performance di
musica di oggi sono “soggetti” dell’economia di alto livello e sono ormai decine e
decine nel contesto italiano e in tutte le tipologie. Ad esempio la musica classica, i
direttori d’orchestra che sono oggi all’apogeo del successo. Se si ignorano e non si
analizzano queste fenomenologie ci si pone fuori dalla realtà e non si valorizza il
capitalismo immateriale che offre servizi di grandissimo livello. L’adeguamento
della professione deve svolgersi a mio avviso in questa direzione.
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