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SEGUE A PAGINA 30
Il Risk Management come sistema
di controllo strategico nelle PMI
FINANZA
LUISA PASTEGA
Ordine di Bassano del Grappa
“Il rischio non è buono o cattivo. It just is”
(McNamee)
Perché parlare di Risk Management?
Ultimamente si sente molto parlare del tema del
“Risk Management”. Il termine, che può essere
tradotto in “gestione del rischio”, risale alla metà
degli anni ’50, ma mai come negli ultimi dieci anni
è stato ampiamente utilizzato da imprese, orga-
nizzazioni e istituzioni.
Gli imprevisti scandali finanziari, che hanno coin-
volto grandi imprese come Enron, Worldcom,
Lehman Brothers e Parmalat, e che sono sinto-
mo di una grave carenza di etica nella conduzione
del business, hanno contribuito ad in-
nalzare l’attenzione sul tema della ge-
stione dei rischi, facendo sorgere l’esi-
genza di migliorare i sistemi di control-
lo interni delle imprese.
In Italia, il tema della gestione del ri-
schio è stato ufficializzato nel 1999, con
la pubblicazione del Codice di
Autodisciplina
1
(Codice Preda) da par-
te del Comitato per la Corporate
Governance delle Società Quotate, isti-
tuito da Borsa Italiana S.p.A.
Successivamente, il D.Lgs. 231 del 2001
ha introdotto nel nostro ordinamento
la responsabilità amministrativa delle
persone giuridiche, delle società e del-
le associazioni anche prive di persona-
lità giuridica, per fatti illeciti che com-
portino un vantaggio patrimoniale o un
interesse a favore dello stesso ente,
compiuti da soggetti che occupano una
posizione rilevante all’interno dell’orga-
nizzazione. Secondo questo decreto, le
società quotate sono obbligate, e più in
generale tutti gli enti sono incentivati,
ad attuare un sistema di controllo inter-
no adeguato e funzionante per la pre-
venzione dei reati
2
, al fine di beneficiare
dell’esonero (previsto all’articolo 6) dalla
suddetta responsabilità.
In una prospettiva di corporate governance,
dunque, il tema della valutazione e gestione dei
rischi aziendali si intreccia strettamente con quel-
lo della progettazione e implementazione di si-
stemi di controllo interno, a garanzia dell’effi-
cienza ed efficacia aziendale, della salvaguardia
dei beni aziendali e della conformità alle leggi e
ai regolamenti.
Alla luce di queste considerazioni,
l’instaurazione dei sistemi di controllo nelle azien-
de e la nascita delle prime riflessioni sulla ge-
stione dei rischi avvengono per risolvere un pro-
blema di corporate governance e per rispondere
a delle esigenze di tipo normativo e di conformi-
tà.
In realtà, a ben vedere, il tema del Risk Manage-
ment si inserisce in una riflessione di più ampio
respiro che va ben oltre la mera prospettiva giu-
ridica.
Il Risk Management come nuovo sistema
di controllo strategico
L’attenzione delle imprese, tradizionalmente
focalizzata sulla valutazione del profitto e delle
perdite, sul bilancio e sull’analisi fiscale, oggi
viene spostata anche su altri aspetti, con l’obiet-
tivo di avere una visione del business sempre
più multidimensionale.
Del resto, nell’ultimo decennio, il mondo è pro-
fondamente cambiato.
L’accelerazione economica guidata dalle ICT ha
provocato un aumento dell’incertezza del siste-
ma economico. L’avvento delle ICT, infatti, ha
determinato nel tempo l’espansione del mercato
da locale a globale, aprendo al confronto con
economie emergenti caratterizzate da produzioni
“low cost”, e comportando la necessità di effet-
tuare cambiamenti nel business model aziendale.
La concorrenza sempre più agguerrita ha contri-
buito ad aumentare le attese degli investitori nei
riguardi della redditività e produttività degli in-
vestimenti fatti, cambiando l’orientamento della
gestione verso misure in grado di creare valore
nel lungo periodo. E se la creazione di valore è
strettamente legata con il concetto di rischio, è
chiaro che l’attenzione si sposta sulla dimensio-
ne prospettica delle informazioni (forward
looking) e sulle deviazioni dalle previsioni
(forecast).
Allo stesso modo, l’apertura ai mercati globali
acuisce il problema individuato dalla teoria del-
l’agenzia, per effetto della separazione tra pro-
prietà e controllo. Vi è quindi un mutamento nelle
relazioni tra azionisti, stakeholders e management,
con la conseguente forte richiesta di trasparenza
sulle modalità di gestione.
Nel tempo vengono richieste sempre maggiori
informazioni, non solo di carattere finanziario, e
aumenta il peso degli enti regolatori e dei gruppi
d’interesse in una logica transnazionale.
Il tema della trasparenza, tra l’altro, è il focus an-
che del corpo normativo denominato
“Basilea 3”, che prevede un processo
di riduzione delle asimmetrie informati-
ve tra operatori economici e banche, in
vista dell’ottimizzazione del rapporto
reciproco, che dovrebbe consentire di
negoziare il credito (affidamenti e
finanziamenti) nella misura più equa, al
livello di rischio più contenuto e, di
conseguenza, al costo più favorevole.
La turbolenza ambientale e la volatilità
dei mercati sono poi aumentate verti-
ginosamente a seguito della crisi finan-
ziaria del 2007, originatasi negli Stati
Uniti per l’esplosione della bolla del
mercato dei mutui sub-prime, che ha
scatenato una stretta creditizia a livel-
lo mondiale, con un’impennata dei
prezzi delle materie prime (petrolio e
merci) e dell’inflazione, e l’avvio di una
fase di recessione economica.
Il clima di generale incertezza che si è
instaurato certamente condiziona for-
temente gli investimenti e il modo di
governare le imprese. Allo stesso tem-
po, però, si sono create nel mondo op-
portunità prima impensabili.
La globalizzazione ha fatto sì che il mer-
cato mondiale conti oggi circa 2 miliar-
di di consumatori in più rispetto a dieci anni fa:
Cina, India e Brasile rappresentano mercati reali,
caratterizzati da potere d’acquisto e forte pro-
pensione al consumo.
Inoltre, le tecnologie digitali permettono alle im-
prese di instaurare un dialogo continuo e
interattivo con i consumatori, offrendo la possi-
bilità di raggiungerli ovunque.
Lo scenario attuale, dunque, ha delle componen-
ti sempre più interconnesse e sono emersi nuovi
fattori di rischio (intesi sia come minacce, sia come
opportunità), sconosciuti in passato, che contri-
buiscono ogni giorno ad innalzare l’incertezza
del sistema economico, rendendo il metodo “tra-
dizionale” di gestione delle imprese via via sem-
1
Il Codice di Corporate Governance, come indicato nel recente aggiornamento del 5 dicembre 2011, “in linea con l’esperienza dei principali mercati internazionali, indica le
best practice in materia di governo societario raccomandate dal Comitato alle società quotate, da applicarsi secondo il principio del
comply or explain
che richiede di spiegare
le ragioni dell’eventuale mancato adeguamento a una o più raccomandazioni contenute nei principi o nei criteri applicativi”.
2
La lista dei reati compresi nel Decreto, inizialmente focalizzata sui rapporti con la Pubblica Amministrazione, copre ora potenzialmente tutte le aree di attività dell’impresa.
Il testo del D.Lgs. 231 del 2001, aggiornato al mese di ottobre 2011 con le modifiche introdotte in materia di reati ambientali, può essere scaricato anche dal sito di Confindustria.
NUMERO 203/204 - SETTEMBRE / DICEMBRE 2011
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IL COMMERCIALISTA VENETO