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NUMERO 202 - LUGLIO / AGOSTO 2011
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Il reporting esterno
sui beni intangibili
PRINCIPI CONTABILI
IL COMMERCIALISTA VENETO
MARCO ORLANDI
Ordine di Treviso
1.
L’informazione volontaria in tema di beni
intangibili (extracontabile)
L’informazione riguardante gli intangibili può (e
in parte deve) anche essere espressa al di fuori
della contabilità e del bilancio, attraverso indica-
tori di natura non finanziaria (cosiddetta infor-
mazione volontaria).
Con il
reporting esterno
, mediante anche speci-
fiche informazioni contenute nella relazione sulla
gestione, documento che correda il bilancio
d’esercizio, si potrebbero fornire, sia ai soci che
ai terzi, notizie utili sull’andamento della gestio-
ne aziendale e sulle sue prospettive future, quali,
in particolare:
-
lo sviluppo dei prodotti, la quota di mer-
cato detenuta dalle maggiori linee di prodotti, i
valori dei nuovi intangibili, gli intangibili specifi-
ci prodotti internamente, le indagini di mercato
sulla soddisfazione dei clienti;
-
l’utilizzazione della proprietà intellettua-
le, la concessione in licenza di brevetti non utiliz-
zati;
-
la ripartizione dei brevetti in tre categorie
(in corso di sviluppo, sviluppati, ceduti a terzi o
in licenza d’uso), il volume dei ricavi da conces-
sioni in licenza di brevetti;
-
l’immissione sul mercato di nuovi prodot-
ti, cioè il grado di innovazione da parte dell’im-
presa, indicando ad es. i ricavi da innovazione
(percentuale di ricavi totali derivanti da prodotti
o servizi di recente ideazione);
-
le vendite realizzate su internet (percen-
tuale del fatturato on-line sul fatturato totale).
Il sistema informativo, pertanto, si espande così
oltre i confini “classici” individuati dalla conta-
bilità e fornisce indicazioni utili sulla capacità di
innovazione e di creazione di conoscenza da par-
te dell’impresa, sui costi di ricerca e sviluppo
sostenuti dall’azienda e sui risultati ottenuti (bre-
vetti, nuovi prodotti e nuovi metodi di produzio-
ne, formazione del personale, attività di ricerca e
sviluppo sostenuta, economia di scala realizzate,
know-how
acquisito, prospettive di sviluppo del
fatturato, rafforzamento e valorizzazione del mar-
chio). Si dovranno, ovviamente, tutelare in ogni
caso le informazioni riservate costituenti segreto
industriale.
L’economia globale si fonda principalmente sul-
le conoscenze che possono creare valore per l’im-
presa a condizione che vengano gestite razional-
mente, nell’interesse e secondo le necessità del-
l’impresa.
2.
La rilevanza economica di una adeguata
struttura informativa sugli intangibili
Regole superate, sia contabili che di informazio-
ne o di
reporting
, con riguardo ai beni intangibi-
li, rappresentano un’asimmetria informativa, per-
ché provocano distorsioni di mercato sulle reali
potenzialità di crescita e di sviluppo delle diver-
se realtà aziendali.
Pare, quindi, opportuno e conveniente adottare
un sistema di misurazione dei valori intangibili
attraverso l’utilizzo di
indicatori anche di natura
non strettamente finanziaria che si basi,
in
primis
, su una corretta valutazione contabile e
patrimoniale degli
assets
immateriali
.
È, quindi, necessario partire da un sistema di co-
municazione e di misurazione interna delle risor-
se intangibili ben definito e strutturato per poi
modificare e migliorare il sistema contabile e la
qualità dell’informazione contenuta nel bilancio.
Ad es., un grave errore è quello di stimare l’av-
viamento, acquisito a titolo oneroso, compren-
dendo in esso altri beni intangibili specifici, che,
al contrario, dovrebbero essere evidenziati
contabilmente in modo separato. Di ciò si dovrà
tener adeguatamente conto in fase di valutazio-
ne d’azienda in caso di cessione o di altre opera-
zioni straordinarie (quali fusioni, scissioni,
conferimenti d’azienda).
Il capitale intellettuale o intangibile va ammini-
strato con efficienza e particolare diligenza al fine
di ottimizzare la creazione di valore per l’azienda,
con conseguente sviluppo economico dell’atti-
vità d’impresa ottenuto grazie al processo di in-
novazione realizzato dall’azienda.
Ogni impresa
ha un determinato stock o insieme
di risorse intangibili
a disposizione; queste ri-
sorse devono essere gestite correttamente nel
corso del tempo, atteso che questa dotazione
iniziale non può essere depauperata con una stra-
tegia aziendale errata, che non porti ad un suo
incremento o, peggio ancora, determini una sua
riduzione negli esercizi futuri (cioè che “distrug-
ga” patrimonio intangibile). Infatti, si può plausi-
bilmente ritenere che
la ricerca, l’innovazione di
prodotto e processo
rappresentino per le
aziende
uno dei vantaggi competitivi più rag-
guardevoli rispetto ai concorrenti.
Gli
assets
intellettuali, infatti, devono essere in
linea con la strategia di
business
per creare mag-
giore valore ed essere utilizzati con efficienza
economica (ad es. concedendo in licenza a terzi o
abbandonando i brevetti non più in linea con lo
sviluppo o le strategie commerciali dell’azienda,
al fine di ridurre gli oneri di gestione e ridurre i
costi di mantenimento di brevetti non più utili
all’attività d’impresa; oppure intensificando i
costi di ricerca e sviluppo per realizzare nuovi
prodotti o brevetti che consentano all’impresa di
realizzare maggiori ricavi per effetto di un incre-
mento della domanda complessiva di mercato).
L’attività di innovazione non può fare a meno di
basarsi su un progetto o su un metodo di
marketing valido ed efficace, per far sì che la pro-
duzione sia sempre coerente ed in linea con le
richieste di mercato e con la domanda di nuovi
prodotti.
In tal senso paiono utili gli indicatori inerenti alla
capacità di innovazione da parte dell’impresa, che
rientrano nella tipologia degli indicatori non fi-
nanziari menzionabili nella relazione sulla gestio-
ne (di cui all’art. 2428 c.c.), quali, a titolo esempli-
ficativo:
- il tempo di introduzione di un nuovo prodotto
richiesto dal mercato (o
time to market
);
- il rapporto tra il fatturato imputabile ai nuovi
clienti ed il fatturato complessivo;
- il numero di nuovi brevetti rispetto al complesso
degli investimenti in attività di ricerca e sviluppo;
- la percentuale di fatturato derivante da prodotti
tutelati da brevetto
1
e da nuovi prodotti.
1
Per un esame ulteriore della disciplina economico-giuridica dei beni intangibili mi permetto citare la seguente pubblicazione: M. Orlandi,
Proprietà industriale ed attività
immateriali (aspetti civilistici, fiscali e contabili)
- Giappichelli Editore –Torino.
Posizionamento e quota di mercato dallemaggiori linee di prodotti;
Numero di brevetti generati internamente o acquisiti all’esterno;
Know-how
industriale (conoscenze tecniche non brevettate);
Indagini di mercato sulla soddisfazione dei clienti;
Tasso di crescita del fatturato e acquisizione nuovi clienti;
Servizi post-vendita e grado di soddisfazione della clientela (
customer satisfaction
);
Volume dei ricavi rispetto al fatturato totale derivanti dalla concessione in licenza di brevetti non
utilizzati;
Ripartizione tra brevetti in corso di sviluppo, completati, ceduti a terzi o in licenza d’uso;
Immissione sul mercato di nuovi prodotti e loro incidenza sul fatturato complessivo;
Vendite realizzate on-line o su internet (percentuale del fatturato on-line sul fatturato totale);
Tasso di incidenza sul fatturato dei costi di ricerca e sviluppo;
Forza e riconoscibilità del marchio rispetto ai concorrenti (con analisi della quota di mercato
detenuta, dell’espansione del fatturato, della fidelizzazione della clientela);
Analisi di efficienza produttiva (prestazioni dell’impresa, tempi e processi di produzione);
Attività di formazione del personale, anzianitàmedia e
turnover
dei dipendenti;
Condizioni di lavoro (con esame anche della percentuale degli infortuni sul lavoro e confronto con
il tasso medio esistente nel settore di appartenenza);
Produttività aziendale (ad es. valore aggiunto per addetto);
Politichedi tuteladell’ambienteedi risparmioenergetico(cosiddettaresponsabilitàsocialedell’impresa).
Principali indicatori di risultato non finanziari