Page 6 - CV_201

Basic HTML Version

6
NUMERO 201 - MAGGIO / GIUGNO 2011
IL COMMERCIALISTA VENETO
Assets vari (no titoli azionari)
Passività varie
Bonds emessi dallo Stato Italiano
Massa "fiduciaria"
Bonds emessi dal sistema bancario (banche italiane (moneta)
Riserve in euro
Altre riserve (es. oro)
Totale a pareggio
Totale a pareggio
Bilancio Banca d'Italia (sottobilancio del bilancio nazionale)
Rendiconto variabili di "flusso"
Entrate
Uscite
Salari
W
(netto imp.)
Ricavi imprese private (
al netto di quelli
Interessi su bonds privati
I1
(netto imp.) conseguiti dalla spesa pubbica)
Interessi su bonds pubblici
I2
(netto imp.)
Spesa pubblica
Profitti netto svalutazioni (e imposte)
P (*)
Tassazione (per semplicità diretta)
T (**)
(*) al netto delle svalutazioni in conto capitale dei bonds pubblici (S);
(**) assunta pari a T = t(W+I1+I2 +P - S), con "t" aliquota imposizione diretta
La differenza tra la spesa pubblica e gli interessi sul debito e l'imposizione tributaria genera
(se positiva) un incremento del debito pubblico.
Pericolo d'insolvenza di Stato membro / Un'ipotesi Italia
mento dello Stato [Italia nel nostro caso] a livello di implicazione sulla struttura
consolidata dei conti pubblici dell’area valutaria in disamina.
Si parte dal presupposto che il “peso” dell’Italia in seno alla unione monetaria [così
come rappresentato dalla Banca d’Italia nella BCE] sia pari al 13% (anche se, per
l’esempio, la cifra non è importantissima ma rileva il ragionamento di massima).
Da tale dato di partenza [“base”] si inferiscono successivamente le implicazioni,
che vengono rese “intelligibili” a mezzo delle seguenti rappresentazioni per mezzo
di strutture di bilancio (e di vincoli sulle entrate e sulle spese).
La tabella è stata redatta sotto l’ipotesi che il deficit dello Stato (espresso nella
ultima tabella, allorchè la spesa pubblica ecceda l’espressione per T) sia tale da
comportare l’emissione di nuovi bonds pubblici (vincolo partiduplistico). Gli stes-
si possono venire (o non venire) sottoscritti dal sistema privato (famiglie, imprese,
banche private diverse da Banca d’Italia ecc.). Noi ipotizziamo che vengano acqui-
stati dalla Banca d’Italia, sulla base delle considerazioni in prosieguo sviluppate.
Si puntualizza che le considerazioni appena sviluppate possono valere, in parte, al
di fuori dei confini geografici dell’Italia per raggiungere la comunità europea nel suo
insieme, nel riflesso che operatori anche di altri Stati, diversi dall’Italia, potrebbero
aver sottoscritto bonds italiani e trovarsi costretti, per le loro esigenze di “quadratura”
dei propri conti economici, alla svalutazione di quota-parte dei medesimi. Il tutto
viene sintetizzato nel paragrafo “consolidamento dei risultati”, presentato in
prosieguo.
Ipotesi esaminata: il deficit dello Stato richiede l’emissione, giocoforza,
di nuovi bonds pubblici
.
I bonds pubblici (italiani) non vengono sottoscritti dai risparmiatori (famiglie,
imprese private, enti pensionistici ecc.), come detto sopra.
Ciò comporta l’intervento da parte della Banca d’Italia (nei termini e con le moda-
lità – vincoli imposti dalla Banca Centrale Europea, supponendoli per il momento
rispettati) sul mercato dei bonds pubblici italiani immettendo euro prelevati dalle
riserve di modo che:
SEGUE DA PAGINA 5
Riserve euro
+
Debito pubblico. = 0 (vincolo di variazione di bilancio)
L’immissione nel sistema di tale massa monetaria comporta un innalzamento del
livello dei prezzi in proporzione data dal rapporto tra la variazione (assottigliamento)
delle riserve di euro della Banca d’Italia e la massa monetaria complessiva di euro
esistente nell’area: sulla base della proiezione circa il 13% (“peso” dell’Italia sui
Paesi dell’area CEE) del deficit pubblico.
In termini approssimativi ciò significa un primo ed immediato aumento medio
dell’inflazione (in Italia, con riferimento in particolar modo e soprattutto ai beni
non scambiati del sistema Italia: istruzione, settore trasporti, beni tipici locali, ecc.)
in misura pari al 13% della variazione delle riserve di euro/massa complessiva euro.
La variazione percentuale nell’area italiana dei prezzi sarebbe stimabile in misura
pari al 13% x (Rapporto fra deficit pubblico e stock del debito pubblico). Se,
poniamo, il rapporto fra deficit del settore pubblico e debito pubblico è pari a circa
il 10% (dato infatti preoccupante), in tal caso l’inflazione media europea aumente-
rebbe in misura pari al 1,3% (e in Italia più, visto che in relazione ai beni non
scambiati l’effetto inflattivo sarebbe maggiore).
Il secondo (e delicato) aspetto dell’esperimento condotto riguarda il deprezzamen-
to del corso dei bonds pubblici per il fatto che:
-
è aumentato il tasso di inflazione;
-
il tasso reale di interesse è fissato dalla banca centrale europea e quindi è
invariato;
-
aumenta in un primo momento, a livello nominale, il tasso di interesse (in
Italia) che le banche e gli istituti di credito applicano alla clientela nonché ai
bonds di nuova emissione.
Questi tre aspetti (combinati) generano una riduzione (S) del corso dei bonds
italiani in corso della seguente entità (assumendo per semplicità, ma senza perdita
di generalità, che la scadenza di essi non ecceda l’anno):
ciò comporta che la svalutazione dei bonds pubblici (già in circolazione) italiani
subirà la seguente modificazione di valore
5
:
dove “VA” è il valore attuale dei bonds pubblici italiani (zero coupon bond per
S = - VA * Äp
e
(1+r+p
e
)
5
Il valore attuale è dato dalla nota attualizzazione finanziaria [B/(1+r+pe]. Differenziando la stessa rispetto a pe si trova infatti ÄB= -B*[1/(1+r+pe]*[Äpe/(1+r+pe)].
SEGUE A PAGINA 7