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NUMERO 201 - MAGGIO / GIUGNO 2011
IL COMMERCIALISTA VENETO
POLITICA ECONOMICA
MARCO ORLANDI
Ordine di Treviso
Statalismo o economia di mercato?
Il pensiero economico di Sturzo e Mattei
1.
Premessa iniziale: il pensiero economico
di Luigi Sturzo
Nel Corriere della Sera dell’11 settembre 2011, a
pag. 33, è stato pubblicato un breve articolo che
ricorda, in linee essenziali ma significative, il pen-
siero economico di Luigi Sturzo.
In questo periodo di crisi economica e finanzia-
ria, di bilanci pubblici perennemente “in rosso”,
di reiterate manovre finanziarie e fiscali, risulta
più che mai attuale analizzare le pregevoli teorie
economiche elaborate da Sturzo.
Mi ha colpito, in particolare, il seguente pezzo,
nell’articolo succitato: «Ad uno Stato accentra-
tore tendente a limitare e regolare ogni attività
civica e individuale vogliamo sostituire uno Sta-
to popolare , che riconosca i limiti della sua atti-
vità, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali –
la famiglia, le classi, i Comuni – che rispetti la
personalità individuale e incoraggi le iniziative
private. E perché lo Stato sia la sincera espres-
sione del volere popolare, domandiamo la rifor-
ma dell’Istituto Parlamentare sulla base della
rappresentanza proporzionale, non escluso il voto
delle donne, e il Senato elettivo; vogliamo la rifor-
ma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e
la semplificazione della legislazione, invochiamo il
riconoscimento giuridico delle classi, l’autonomia
comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il
decentramento delle unità regionali».
Questo commento sembra che sia stato scritto
proprio in questi giorni; invece, è un appello lan-
ciato da Sturzo nel 1919 “ai liberi e forti” del Par-
tito Popolare Italiano.
Credo che sia sorprendente l’attualità del pen-
siero sturziano, uno dei massimi pensatori catto-
lici e liberali del novecento, il quale era chiara-
mente contrario ad ogni ingerenza dello Stato
nell’economia e alla cosiddetta politica degli
sperperi. Lo Stato non doveva essere un gestore
dell’economia ma bensì un regolatore, ossia un
arbitro imparziale.
2.
Il differente pensiero economico
di Sturzo eMattei
Nel secondo dopoguerra vi fu, per certi aspetti,
una contrapposizione ideologica tra Sturzo e
l’Ing. Enrico Mattei, Presidente e Fondatore del-
l’ENI, sul ruolo dello Stato nell’economia, per-
ché notoriamente il primo era contrario all’indu-
stria di Stato, mentre Mattei voleva sviluppare
l’economia avvalendosi per i grossi investimen-
ti, fuori dalla portata dei privati, della partecipa-
zione o dell’intervento statale.
Nel 1958 si tenne un importante convegno inter-
nazionale di studi sul petrolio in Sicilia, a Gela, a
cui parteciparono eminenti rappresentanti della
politica, dell’economia e del lavoro.
In questa occasione si assistette ad un vero e
proprio confronto tra l’industria pubblica, rap-
presentata daMattei, che aveva iniziato con l’ENI
le prime perforazioni a Gela, e l’industria privata,
rappresentata dall’Avv. Pignatelli Aragona, Pre-
sidente della Gulf Italia Company, che aveva da
poco fondato il polo petrolifero di Ragusa
1
.
Successivamente nel 1959 si tenne un secondo
convegno di studi internazionale, sempre a Gela,
promosso dal Dr. Giuseppe Orlandi, mio zio, Pre-
sidente del Comitato Promotore ed Organizzato-
re, presieduto dall’On.le Salvatore Aldisio, “di-
scepolo” di Sturzo ed in forte sintonia con le
posizioni politiche ed economiche di quest’ulti-
mo e di De Gasperi.
Gli atti di questo interessante convegno sono
riprodotti in un libro, curato dal Dr. Giuseppe
Orlandi, dal titolo “Atti del Convegno Interna-
zionale di Studi tenuto a Gela il 23-24-25 gennaio
1959”, stampato da Zangara Editore di Palermo,
nel 1959, da cui prendo spunto per analizzare al-
cuni interventi dei prestigiosi relatori.
È piuttosto utile leggere questo libro perché rap-
presenta un valido ed efficace documento stori-
co per comprendere la ripresa della vita democra-
tica, la ricostruzione economica, il processo di
industrializzazione nel secondo dopoguerra; inol-
tre, a questo convegno, partecipò anche Enrico
Mattei, il quale tenne una relazione particolar-
mente ricca di cifre e di dati.
La Sicilia negli anni ’50 era un’area depressa eco-
nomicamente e soffriva in quegli anni di una con-
sistente massa di disoccupati o di inoccupati:
l’ENI ha così contribuito a risolvere in parte
l’emergenza occupazione in Sicilia, creando nu-
merosi posti di lavoro grazie ai giacimenti di pe-
trolio e alla raffinazione di questa materia prima.
Giustamente, il Dr. Giuseppe Orlandi, nella sua
relazione ha fatto presente che «dopo il rilancio
dei programmi di opere pubbliche, venga attuato
un rilancio meridionalistico sul piano degli inve-
stimenti produttivi. Di questo rilancio il petrolio
può essere una delle leve più risolutive, a condi-
zione che l’azione degli operatori non si arresti
alla fase primaria del processo estrattivo, ma si
allarghi alle attività complementari e
trasformatrici, affidando alla nuova fonte di ener-
gia il ruolo di catalizzatore per lo sviluppo dei più
importanti settori produttivi e di attivizzatore di
sane iniziative locali per avviare la Sicilia verso
una fase di effettiva espansione economica. In
questo quadro e con queste finalità, è nata l’idea
del 2° Convegno di Studi sul Petrolio di Sicilia, il
quale tende a riaffermare la urgenza di un pro-
gramma di sviluppo capace di offrire lavoro co-
stante alle masse di disoccupati e di sottooccupati
esistenti nell’Isola ed alle leve di giovani lavora-
tori che ogni anno si affacciano all’urgenza della
immissione nei cicli produttivi».
Credo che le osservazioni che precedono deno-
tino la volontà evidente di dare nuovo impulso
alla evoluzione economica e sociale della Sicilia
attraverso le prospettive di sviluppo che il petro-
lio poteva dare all’Isola e all’Italia. È necessario,
però, sottolineava il Dr. Orlandi, una «larga e
qualificata partecipazione del mondo tecnico,
economico, finanziario e politico».
L’On.le Aldisio, a conclusione del 1° Convegno
di Gela, aveva correttamente rilevato che «spe-
cialmente in queste regioni meridionali ad eco-
nomia depressa, dove l’iniziativa privata spesse
volte evita di venire perché non trova l’immedia-
to utile, è opportuno che venga l’ENI, le cui atti-
vità iniziali preparano altre successive attività alla
industria privata e soprattutto alla media e picco-
la industria». Si creava, in tal modo, un sistema
imprenditoriale indotto a supporto di diverse at-
tività produttive, collegate tra loro.
L’Ing. Mattei, tuttavia, nel 2° Convegno di Studi
sopra indicato, come risulta scritto nel libro che
raccoglie gli atti del convegno, evidenziava nella
sua relazione che vi sono «molteplici cause che
rendono eccezionalmente onerose le operazioni
di estrazione, di raccolta e di trasporto del greg-
gio di Gela, illustrate in modo particolareggiato
in una relazione dell’AGIP Mineraria a questo
Convegno, ed io mi limito a riassumerle in breve:
alto costo della perforazione dei pozzi, flussaggio
e pompaggio del greggio, riscaldamento dello
stesso per consentirne lo scorrimento nelle tu-
bazioni, coibentazione delle tubazioni e dei ser-
batoi. Questo complesso di condizioni sfavore-
voli, difficilmente riunite altrove, non è compen-
sato dalla producibilità relativamente elevata per
pozzo, tanto più che l’aliquota della royalty
applicabile alla produzione di Gela, basata su sca-
la gradualmente crescente in rapporto appunto
al livello della produzione mensile per pozzo, è in
effetti un altro elemento che incide fortemente
sul costo di questo greggio e aggrava la difficol-
tà di trovare una soluzione economicamente va-
lida nella sua utilizzazione».
Auspicava, pertanto, alla luce delle considera-
zioni che precedono, che si potessero realizzare
«tutte le condizioni atte a consentire la nascita di
un vasto complesso di durature attività intorno
alla produzione petrolifera di Gela. Sono infatti
convinto che solo per questa via si potrà accele-
rare il processo di industrializzazione in corso,
che è la indispensabile premessa per portare
l’economia dell’Isola fuori dallo stato di
stagnazione in cui versa e per assicurare alla po-
polazione delle plaghe più depresse della Sicilia
il livello di occupazione e di reddito al quale essa
legittimamente aspira».
È necessario porre in rilievo, quindi, come Mattei
seppe far coesistere con particolare intelligenza
e competenza tecnica interesse imprenditoriale
pubblico e spirito di servizio allo sviluppo del-
l’economia locale.
Mi auguro che questi preziosi insegnamenti
e
pregevoli riflessioni, trasmessi da Sturzo e da
Mattei, non vadano dispersi, ma, semmai, ripresi,
perché solo attraverso una politica di rilancio
economico del Sud e dell’Italia, che valorizzi in
particolar modo l’iniziativa economica privata, si
potrà stimolare la tanto invocata crescita, senza
la quale sarà molto difficile risanare il pesante
deficit pubblico.
È indispensabile, inoltre, che ci sia una unità di
intenti tra le forze politiche, economiche e lavo-
rative, al fine di facilitare ed agevolare l’attività
d’impresa e, di conseguenza, l’occupazione, at-
traverso un quadro normativo che non
disincentivi o deprima l’iniziativa privata e lo svi-
luppo economico.
1
Per un esame di questa interessante “disputa” si cita la seguente pubblicazione: Gabriella Portalone,
Sturzo e l’operazione Milazzo
, Olschki Editore, Firenze, pagg. 45 e ss..