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NUMERO 200 - MARZO / APRILE 2011
IL COMMERCIALISTA VENETO
Internet
IL COMMERCIALISTA E LA COMUNICAZIONE
Non siamo
solo
commercialisti
MASSIMOMIANI
Ordine di Venezia
DA PAGINA 33
line con l’off line. I social network non devono essere usati semplice-
mente come media (comunicazione unidirezionale) ma la loro forza
deriva dal riuscire a fare conversazioni. E’ incredibile la ricchezza dei
suggerimenti e delle proposte che possono arrivare dalla rete. È im-
portante usare i contributi che la rete può fornirci per ridisegnare il
nostro studio professionale, per verificare e rimodulare le nostre stra-
tegie, per restare aggiornati su alcuni temi.
Il principale è ovviamente Facebook, ti consente di arrivare a molte
persone, questo è ovviamente un bene ma può essere anche molto
dispersivo. È utile per tenere i contatti con alcuni colleghi che lo
utilizzanomolto,ma perme è soprattutto uno strumento indispensabi-
le permantenere i contatti con gli studenti che hanno comprato il mio
libro per la loro tesi di laurea. Sono lettori ma anche praticanti, aiuta-
re in qualche modo i colleghi più giovani oltre ad essere un dovere
deontologico è anche molto utile per il
recruiting
. Non a caso per la
mia presenza su facebook mi ispiro alla strategia comunicativa di
alcune università o centri di ricerca. Scegliersi buoni maestri è molto
importante.Ad oggi, comunque, considero più utili per la professione
friendfeed, twitter e linkedin.
Con il tempo si è formato unpiccolo gruppo, circa una decina di perso-
ne tra cui giornalisti, manager, imprenditori e docenti universitari,
con cui ci si ritrova periodicamente per confrontarci su tendenze,
situazione economica, carriere, ecc.
Riflettere e ripensare la nostra strategia è sempre molto stimolante,
soprattutto se lo si fa attraverso lenti diverse dalle nostre. La qualità
dei partecipanti sgombra il campodadubbi su social network e perdita
di tempo. Ilmondo dei social network è così veloce che sta ad ognuno di
noi trovare il modo giusto di utilizzarli. Certo, bisogna sempre ricor-
dare che come in tutte le relazioni, anche quelle on line si mantengono
solide se si basano su correttezza, riservatezza e professionalità.
Per questo siamo molto severi con quei colleghi che copiano (a volte
anche integralmente) il nostro sito. Monitoriamo periodicamente at-
traverso appositi software la rete per tutelare il nostro nome ed il
nostromarchio. La nostra professione è una questione di formazione,
reputazione e di fiducia. Crediamomolto nel nostro progetto profes-
sionale e lo difendiamo anche per rispetto a chi vi partecipa come
professionista o come cliente.
Conclusioni
Devo dire che probabilmente difficilmente avrei ottenuto questi risul-
tati se non avessi deciso di sviluppare direttamente la presenza on line
di Studio Panato. L’impegno c’è, inutile negarlo, ma è un impegno
equamente distribuito tra formazione e pianificazione delle attività e
della strategia di studio. In fondo scrivere su word e scrivere in html
non è molto differente ed il tempo impiegato è più omeno lo stesso.
C’è stato unmomento in cui ci siamo accorti che qualcosa nel modo in
cui il servizio veniva percepito dai clienti stava cambiando, che erano
contenti dell’evoluzione dello studio, che comprendevano i nostri sfor-
zi, che tifavano per noi e per la nostra crescita. Credo che queste
soddisfazioni non sianomonetizzabili.
Questi sono anni di grandi cambiamenti e la crisi non è altro che un
potente acceleratore anche delle dinamiche interne ed esterne agli
studi professionali. Internet, se usata bene, può aiutarci a capire chi
siamo e chi vogliamo diventare. Dobbiamo riprendere a pensare come
start up, ridisegnare gli obiettivi, gli strumenti e i contorni dello stu-
dio. Abreve vogliamo ripensare tutta la nostra presenza on line cer-
cando di rendere i contenuti più fruibili anche per chi non è un
navigatore abituale. Vogliamo ridurre sempre di più le differenze tra
strategia on line ed off line aprendoci sempre più al dialogo con gli
stakeholders. Molto c’è ancora da fare, ma noi ce la stiamomettendo
tutta e ringraziamo tutti quelli che con pazienza, in questi anni, ci
hanno aiutato a crescere: colleghi, clienti ed amici i cui suggerimenti
sono risultati sempre preziosi.
L
a domanda sorge spontanea ai più: perché mai un Ordine professio-
nale - ente pubblico non economico - dovrebbe investire nella co-
municazione?Omeglio, che cosa significa, per unOrdine, comunicare?
Per troppo tempo gli Ordini sono apparsi statiche figure legate ad un arcai-
co passato avvolte da un misterioso alone di vetustà. Una sorta di casta, a
detta di alcuni. Oggi, però, la situazione è radicalmente cambiata e l’Ordine
è chiamato ad affrontare questo cambiamento. Il professionista iscritto
all’Albo non si accontenta più solo di
essere iscritto
, ma chiede servizi
aggiuntivi. Ed ecco che l’Ordine si è attivato, nel tempo, con newsletter,
eventi formativi, convenzioni con enti, istituti di credito, hotel, e con inizia-
tive di vario titolo.
Oltre a questo, però, l’Ordine deve rispondere al fatto che il
senso di ap-
partenenza
si è evoluto in una palese richiesta di tutela della professione
e del professionista.
L’Ordine, tra i propri compiti, ha quello di rappresentare gli iscritti all’Albo
e di tutelarne i diritti.
Tutelare non significa solo proteggere, ma anche sviluppare in maniera
corretta la conoscenza che la “gente comune” ha del commercialista, che
passa dal riposizionamento della figura professionale ed arriva al ricono-
scimento della sua valenza sociale.
Questo messaggio passa obbligatoriamente attraverso la comunicazione.
Quello della comunicazione istituzionale è un tema che l’Ordine di Venezia
ha voluto rivisitare e ripensare in una chiave nuova, moderna e, possiamo
dirlo, divertente.
Da qui, e grazie alla felice intuizione dell’agenzia che ha collaborato al
progetto, ha preso il via la campagna di comunicazione dell’Ordine di Ve-
nezia, strutturata in due fasi, conseguenti e complementari:
la prima
Non facciamo solo …
con l’obiettivo di superare i luoghi
comuni che contraddistinguono i commercialisti;
la seconda (in avvio a gennaio 2012):
Facciamo anche...
con l’obiet-
tivo di far comprendere le numerose attività di cui si occupa il commercia-
lista, spesso poco note alla gente comune.
Protagonisti, i bambini, semplici e spontanei, come i messaggi,
costruiti
sul divertente contrasto gioco-attività professionali, pensati per attirare
l’attenzione della gente, a volte distratta, a volte legata ad un’idea della
professione che, nel tempo, si è evoluta, ma che fatica a modificare il con-
cetto di che cosa fa (e sa fare) il commercialista.
Si è da poco conclusa la prima parte della campagna, che ha trovato spazio
sia nei canali di comunicazione tradizionali (carta stampata, affissioni su
bus), sia nei mezzi di comunicazione a portata di click (sito internet, pagina
Facebook, video su Youtube), sia in posizioni tipiche della nostra città
(pontili).
A margine dei quattro messaggi, contraddistinti da un reiterato-non ca-
suale NON, sono state avviate alcune iniziative finalizzate a dare un segno
tangibile della presenza dei commercialisti sul territorio legando delle atti-
vità molto concrete ai messaggi lanciati dalla comunicazione.
In tale direzione abbiamo:
costituito il
comitato Pari Opportunità
,
affiancato la
Città della Speranza
con il
progetto “Intermediari di
solidarietà”
in virtù del quale
saranno devoluti alla Fondazione i compen-
si ricevuti a fronte degli invii telematici per sostenere un progetto di ricerca
sulla leucemia acuta infantile,
aperto lo
“Sportello di ascolto” dedicato a imprenditori, collabo-
ratori e dipendenti che hanno vissuto l’esperienza del fallimento
per es-
sere a disposizione di chi, a causa della grave crisi economica, si è visto
costretto a chiudere la propria azienda o a interrompere l’attività. Vogliamo
facilitare il rientro nel mercato del lavoro di quelle persone oneste alle quali
le cose sono solo andate male e che vantano preziose competenze che
altrimenti rischiano di andare perdute.
Il messaggio, sia pur esso lanciato da un Ordine, è stato stemperato in tinte
più divertenti, meno imprigionate da rigidi schemi istituzionali.
Si può trattare un tema serio e trasmettere un messaggio importante anche
con immediatezza e semplicità, anzi, quanto più queste due componenti
sono presenti, tanto più il messaggio riuscirà a cogliere l’attenzione della
gente comune, quel destinatario cui l’Ordine ha voluto puntare per restituire
al commercialista un compito professionale e, perché no, istituzionale.
Non solo dichiarazioni, bilanci, fatture e procedure fallimentari.
Il commercialista fa anche altro (e lo vedremo nella seconda parte della
campagna).