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IL COMMERCIALISTA VENETO
NUMERO 200 - MARZO / APRILE 2011
31
Variabile tecnologica
e professione: un indissolubile
rapporto di amore e odio
IL COMMERCIALISTA E LA TECNOLOGIA
A cura di
Michele Sonda,
redattore
dell'Ordine di Bassano del Grappa
Descrivere il rapporto tra la nostra professione (o quantomeno una parte
consistente dei contenuti di questa) e gli strumenti tecnologici è come
cercare di interpretare un legame ormai indissolubile, un rapporto di odio e
amore: la necessità che talvolta si trasforma in opportunità. Tutto il nostro
fare quotidiano è ormai intriso di tecnologia. Dalla più banale e necessaria
alla più raffinata e performante. In un trentennio il nostro lavoro è stato
catapultato nell’era digitale, e da questa completamente e profondamente
segnato. Proviamo solo ad immaginare quali tragiche conseguenze potreb-
be avere sulla nostra operatività professionale una ipotetica interruzione
del servizio internet o, peggio ancora, il blocco totale del sistema informatico
dei nostri studi. La sensazione è di assoluto smarrimento, di totale perdita
di capacità lavorativa, anche la più elementare. La tecnologia ci delizia e ci
seduce, ma nel contempo ci rende dipendenti attraverso processi di
assuefazione (anche psicologica) e di banalizzazione.
Il nostro sacrificio, in termini di adesione agli obblighi di aggiornamento
tecnologico, repentini e indifferibili, è stato votato al servizio delle esigen-
ze della pubblica amministrazione e dei suoi obiettivi di efficacia nel con-
trollo e nella conseguente perequazione. Sta di fatto ormai che per la nostra
categoria la variabile tecnologica non è più, se mai lo è stata, un fattore
critico di successo. La sua presenza è assolutamente indispensabile e
pervasiva e richiede un forte impegno in termini di risorse (personale,
hardware, servizi di manutenzione, ecc.).
Le figure professionali che, nei nostri studi, ruotano attorno alla variabile
tecnologica pur essendo riferibili ad elevati gradi di specializzazione pro-
ducono un output a basso valore aggiunto e, come tale, scarsamente
remunerato dal cliente. Per questo motivo possiamo dire che la tecnologia
non rappresenta un fattore critico di successo professionale. Piuttosto è
interessante analizzare il precorso attraverso il quale la tecnologia è entrata
nella nostra operatività quotidiana. In effetti, da quando ha fatto la compar-
sa sulla scena l’invio telematico della dichiarazione dei redditi, prima come
metodologia concorrente alla consegna cartacea e, successivamente, qua-
le unico sistema legittimo di presentazione delle dichiarazioni fiscali, la
digitalizzazione è entrata prepotentemente nel nostro operare quotidiano,
spiazzando o, quantomeno, mettendo in difficoltà i colleghi più resistenti al
cambiamento sia a causa di motivi “culturali”, che per “status anagrafico”.
Sta di fatto che le comunicazioni con i principali enti, l’elaborazione e l’eva-
sione di pratiche, le transazioni finanziarie, le comunicazioni scritte tra di-
versi indirizzi di posta (a questo punto elettronica) nonché la certificazione
di identità passano tutte necessariamente per strumenti tecnologici indi-
spensabili. Tutto questo bagaglio ha portato con sé, oltre a nuove oppor-
tunità (e insperate velocizzazioni), anche la necessità di maggiori cautele in
termini di tutela della privacy e di difesa delle informazioni e dei dati perso-
nali. La diffusione di dati in rete, infatti, se da un certo punto di vista
consente maggiore visibilità e facilità di contatto, dall’altro presta il fianco
a potenziali minacce sotto l’aspetto della penetrabilità dei nostri sistemi da
parte di soggetti che vogliono adottare comportamenti opportunistici.
In conclusione, possiamo ritenere che oggigiorno la variabile tecnologica
rappresenta per il commercialista un elemento professionale imprescindibi-
le. La tecnologia però prima ci ha sedotti con le sue promesse di velocizzare
il nostro lavoro, e quindi di renderci più liberi, ma poi ci ha avvinghiato
nelle sue spire fino ad entrare forzatamente e definitivamente nella nostra
vita professionale. (
M.S.
)
C'è ancora un futuro
per la contabilità?
SEGUE A PAGINA 32
I
l titolo è volutamente provocatorio.Ameno di una rivoluzione
copernicana in campo normativo, gli studi professionali ed i
loro centri elaborazione dati continueranno con tutta probabili-
tà anche nel prossimo decennio a fornire questo servizio, ma vale la
pena interrogarsi, usando anche un po’ di immaginazione, su come
questa attività, e di conseguenza le nostre organizzazioni, potranno
trasformarsi nei prossimi anni.
Le cose mutano di continuo, ma se ci pensiamo bene l’ultimo cam-
biamento importante nella contabilità è stato il passaggio da
dos
a
windows
.
Mi piace riportare una affermazione di Bill Gates: “
abbiamo sem-
pre sovrastimato il cambiamento che avverrà nei prossimi due
anni e sottovalutato il cambiamento che avverrà nei prossimi die-
ci
”. Questa constatazione ben si presta a spiegare che il prossimo
decennio sarà un periodo di rapidi cambiamenti - tecnologici, eco-
nomici, sociali e demografici - e di profonda evoluzione.
La crisi attuale ha evidenziato che le imprese vivono in uno stato di
whitewater
permanente che richiede nuovi livelli di agilità e fles-
sibilità. Tale condizione non può non riflettersi di conseguenza
sul nostro modo di concepire l’organizzazione della contabilità e
di come gli studi dovranno attrezzarsi per rispondere a dette nuo-
ve esigenze.
La questione fondamentale, amio avviso, è la seguente: è ancora a
lungo sostenibile una tenuta della contabilità che comporti una
duplicazione delle attività di elaborazione dei dati da parte di più
soggetti (cliente e studio professionale
in primis
) ?
Perché non attrezzarsi per attivare un flusso di dati controllato più
diretto che comporti risparmi di tempo e di risorse umane nell’uti-
lizzo degli stessi a fini contabili?
Non sarebbe forse il momento di pensare ad una professione conta-
bile non più incentrata sulla tenuta “manuale” delle scritture con
RENZOMENEGAZZI
Ordine di Venezia