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NUMERO 200 - MARZO / APRILE 2011
IL COMMERCIALISTA VENETO
Economia aziendale,
Commercialisti, Sostenibilità
DA PAGINA 21
IL COMMERCIALISTA E IL SOCIALE
Terzo settore, no profit, responsabilità sociale d'impresa:
laboratorio in evoluzione per il dottore commercialista
SEGUE A PAGINA 23
riappropriarsi di queste nobili radici e di rivitalizzare tale patrimonio,
esportandolo anche all’estero.
b) La PMI come contesto dove la sostenibilità più facilmente ger-
moglia. Nella PMI, cliente tradizionale del commercialista, si speri-
mentano pratiche di sostenibilità, spesso senza adeguati strumenti e
inmodo asistematico o inconsapevole. Oltre i luoghi comuni, il valore
della persona, la sua unicità e la sua centralità sono riconosciute nelle
PMI senza sovrastrutture, manifestandosi in basso turnover, in tempi
e ritmi di lavoro conciliati con i tempi di cura (pur di trattenere i
dipendenti validi), in qualità delle relazioni interpersonali che difficil-
mente scadono nell’alienazione, nella considerazione delle caratteri-
stiche individuali e così via. Inoltre il contatto con gli stakeholders
clienti e fornitori è in presa diretta, difficilmente limitato agli aspetti
economici; il cliente diventa parte della famiglia, del gruppo e così il
fornitore di vecchia data. Si pensi poi al rapporto con la comunità di
insediamento dello stabilimento: il figlio del titolare è compagno di
classe e di giochi del figlio del dipendente e del figlio del vicino di casa
. Questa prossimità (fra le altre) diventa una spinta formidabile all’as-
sunzione della responsabilità sociale da parte dell’imprenditore, che
tocca conmano come il suo destino sia intrecciato con quello degli altri
stakeholder. Bene: questo patrimonio enorme di pratiche di responsa-
bilità sociale aspetta di essere valorizzato e gestito inmodo consapevo-
le, per passare dalla sfera psicologica, emotiva a quella manageriale.
Così come la dottrina dovrebbe indagaremaggiormente la dimensione
PMI, compito dei commercialisti è dotare i propri clienti di adeguati
strumenti per mettere a sistema ciò che le imprese già operano o sono
disposte a fare.
Si tratta perciò di creare valore, di trasformare in strumenti ciò che
oggi è pulsione, di accompagnare le aziende verso la creazione di un
vantaggio competitivo basato sulla reputazione, sulla valorizzazione
del capitale umano, sulla difesa del bello e dell’ambiente, sul valore del
brand, oltre il tradizionale bilancio. Vi sono opportunità incredibili per
coloro che sapranno accompagnare le imprese nella definizione di una
strategia ispirata alla sostenibilità e quindi empatica verso altri
stakeholders. Fidelizzare clienti, soddisfare i propri dipendenti, mi-
gliorare l’ambiente rende prospere le imprese, migliora il contesto
sociale e (probabilmente) fornisce più gratificazione al professionista
rispetto ad altre aree di business più tradizionali.
I
l
1
giovane che dopo il triennio di tirocinio affronta l’esame di Stato,
molto probabilmente per la prima volta ha una reale consapevolezza
dell’ampiezza delle materie che costituiscono la nostra professione. Se
egli non resta sconvolto dalla dura prova e non cambia prima la propria
idea, ci sono ottime probabilità che dedicherà la sua carriera ad una parte
molto limitata di queste materie.
Gli studi professionali, tutto sommato, rappresentano l’offerta di un merca-
to in cui il giovane dottore commercialista fa delle scelte. Studi grandi e
organizzati, studi piccoli e familiari, studi in evoluzione, studi aggregati,
studi estremamente specializzati e studi tradizionali, tanti sono i modi di
organizzare la nostra attività professionale. Ma la cellula che compone e
qualifica ogni tipologia di studio professionale è sempre la stessa: il pro-
fessionista, il quale è costituito da un particolare mix di preparazione pro-
fessionale, di capacità relazionali e di umanità
2
.
Solitamente classifichiamo gli studi professionali in termini organizzativi,
ma ciò che distingue essenzialmente uno studio da un altro sono i profes-
sionisti che lo compongono e, quindi, le loro doti personali. Le doti di
preparazione e di capacità relazionale possono essere sviluppate e affina-
te, anche molto, nel tempo mediante l’applicazione, il metodo, la perseve-
ranza ed il sacrificio personale. Le doti di umanità, invece, sono un dono.
Personalmente, provo un’intima gioia ogniqualvolta apprezzo questo dono
negli altri colleghi, per esempio, nel lavoro quotidiano, oppure in occasio-
ne di una chiaccherata con una persona da poco conosciuta ad una Gior-
nata del Triveneto. Una persona, dunque, dietro la cravatta o il
tailleur
di
ordinanza, con alcune caratteristiche speciali: il senso di responsabilità, la
naturale e disinteressata predisposizione verso il prossimo, il rispetto ver-
so gli altri o per la natura, per citarne solo alcune.
E’ da queste doti personali che può emergere l’impegno sociale del dottore
commercialista. Io credo che i giovani che hanno la fortuna di possedere
un tale patrimonio di umanità, e che si apprestano ad iniziare la loro carriera
meritino un grande futuro, perché possono fare grande la nostra professio-
ne. Ma allora come può un giovane dottore commercialista contribuire a
ridefinire il ruolo della nostra professione nella società? E’ una domanda
molto impegnativa ma proverò a dare una risposta. Intanto, cominciamo
col dire che egli può intervenire a diversi livelli:
-
a livello nazionale: proponendo idee e contribuendo attivamente
alle attività
3
del Consiglio Nazionale o dell’Unione Nazionale Giovani, che
mirino ad accrescere le competenze del settore non profit e della
rendicontazione sociale;
-
a livello locale: proponendo iniziative anche negli Ordini di apparte-
nenza e partecipando alle commissioni di studio dedicate (vorrei ricordare
il convegno organizzato nel mese di gennaio 2011 dall’Ordine di Vicenza e
FISM
4
Vicenza sul tema del bilancio sociale nelle scuole dell’infanzia, in cui
la nostra categoria ha dato un concreto esempio di impegno a favore della
comunità);
-
a livello di studio professionale: sviluppando tra colleghi la cultura
della sensibilizzazione e della solidarietà sociale, mettendo a disposizione,
anche gratuitamente, la conoscenza e l’esperienza professionale a favore
di enti meritevoli, stimolando la crescita all’interno dello studio della cultu-
ra della responsabilità, della trasparenza e del rispetto (ad esempio, con
l’adozione di un codice etico);
-
a livello di singolo professionista, aderendo privatamente ad enti
e associazioni con finalità benefiche, spendendo in loro favore il proprio
tempo e le proprie capacità (come, ad esempio, viene fatto da molti pro-
fessionisti con lo sportello microimpresa di Caritas Vicentina), facendosi
portavoce di iniziative meritevoli tra colleghi e clienti, coltivando l’inte-
resse per lo studio e lo sviluppo degli strumenti di rendicontazione eco-
MICHELEBERNARDOTTO
Ordine di Vicenza
1
In questo articolo utilizzo spesso, per praticità, il genere maschile in quanto, ne sono certo, il mio genere è maschile e ciò che scrivo, in fondo, è frutto della mia esperienza
e del mio pensiero. Se fossi femmina, naturalmente, avrei iniziato con “La”.
2
Ogni lettore è in grado di esprimere molte altre importanti caratteristiche: qui mi limito a ricordarne solo tre che a me paiono tra le più importanti.
3
Solo per citare qualche esempio, ricordo la neonata Associazione Communitas Onlus e il protocollo d’intesa siglato nel 2008 dal Consiglio Nazionale con il “Forum
permanente per il Sostegno a Distanza Onlus”, per l’accrescimento della trasparenza e della diffusione della rendicontazione economica e sociale. Nel mese di maggio di
quest’anno, inoltre, è stato pubblicato il primo principio contabile per gli enti non profit, un lavoro congiunto che ha coinvolto l’Agenzia per il Terzo Settore, l’OIC ed
il CNDCEC.
4
FISM sta per Federazione Italiana Scuole Materne. E’ una organizzazione di ispirazione cristiana nata nel 1970 e costituita in Italia da circa 8.000 scuole non statali che
vengono frequentate da 380.000 bambini.