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IL COMMERCIALISTA VENETO
NUMERO 200 - MARZO / APRILE 2011
21
Il complesso mondo del Sociale:
impegno e opportunità
Economia aziendale, Commercialisti e Sostenibilità:
convergenze e sfide per il futuro
SEGUE A PAGINA 22
Quando il nostro Direttore, durante un passato Comitato di Redazione de
Il
Commercialista Veneto
, ha proposto di dedicare il numero 200 ai vari set-
tori dell’economia in cui noi, come categoria, possiamo essere attori, mi
sono subito reso disponibile per trattare e coordinare il tema “Il Dottore
Commercialista
1
ed il Sociale”.
Se devo essere sincero, non mi sono offerto perché mi consideri esperto in
tale settore (non seguo gli enti no profit e non ho ancora preparato un
bilancio di sostenibilità, nonostante faccia parte della Commissione sul
Bilancio Sociale dell’Ordine di Vicenza…), ma solo perché sono convinto
del ruolo sociale che ogni collega può avere nei confronti del prossimo,
cliente o meno che sia.
Il binomio “Dottore Commercialista – Sociale” può lasciare spazio ad una
infinità di considerazioni e riflessioni: per questo motivo mi sono limitato a
comunicare ai tre autori che leggerete qui sotto unicamente il titolo dell’ar-
gomento, senza volerli minimamente influenzare nella impostazione dei loro
rispettivi articoli. Ognuno di loro (la prof.ssa Chiara Mio, docente universi-
taria, nonché illustre collega), il dott. Uberto Noro, collega esperto e mem-
bro della Commissione Nazionale sul Bilancio Sociale ed il dott. Michele
Bernardotto (giovane collega membro della Commissione dell’Ordine di
Vicenza sul Bilancio Sociale) si è quindi sentito libero di affrontare la tematica
proposta senza subire alcun mio suggerimento od indirizzo.
La professoressa Chiara Mio (che ringrazio ancora per la sua disponibilità
per il nostro Giornale, nonostante i suoi innumerevoli impegni) in poche, ma
intense righe, è riuscita a ricordare in modo efficace ed appassionante l’origi-
ne antropocentrica dell’economia italiana dei nostri padri, elemento precur-
sore della responsabilità sociale dell’impresa (sopraffatta in seguito, pur-
troppo, dai modelli economici anglo-americani), nonché a sottolineare la pro-
fonda differenza tra calvinismo e cattolicesimo sul concetto di ricchezza.
Molto affascinante è anche la sua descrizione della piccola e media impre-
sa, struttura tipica del Triveneto, che, il più delle volte inconsapevolmente,
riesce a soddisfare in modo spontaneo le esigenze degli stakeholder (che
quasi sempre non sa nemmeno chi siano…).
Più tecnico, ma certamente non meno interessante, è l’articolo del collega
Uberto Noro, che illustra
i concetti di Sviluppo
Sostenibile e di Respon-
sabilità Sociale dell’Im-
presa. Dopo una analisi
delle aziende italiane che
hanno adottato, più o
meno seriamente, il
report di sostenibilità, il
collega ricorda sia i re-
centi obblighi previsti
dal Codice Civile per la
compilazione della Rela-
zione sulla Gestione in
materia di ambiente e la-
voro, nonché l’emanazio-
ne del documento del
CNDC sull’argomento.
Significativo è il punto di
vista del giovane collega Michele Bernardotto, che ha una intera vita profes-
sionale davanti a sé e, per questo motivo, è da prendere in considerazione con
molta attenzione. Senza anticipare nulla, posso solo dire che mi ha colpito
l’aspetto più umano che tecnico del suo intervento.
Ringraziando ancora i colleghi, che hanno dato un fondamentale contribu-
to alla riuscita di questo numero de
Il Commercialista Veneto
, concludo
con una mia breve considerazione personale.
Il “Sociale”, per il Dottore Commercialista, può essere un impegno, ma anche
una opportunità. E’ un impegno, ad esempio, quando, a titolo gratuito, si
offre ai Giudici Tutelari in qualità di Amministratore di Sostegno, di Tutore o
di Pro Tutore, oppure aiuta ad amministrare piccole ONLUS o certifica i loro
bilanci per garantire ai benefattori maggiore trasparenza nei conti.
Ma è anche una grande opportunità, invece, quando, una volta acquisita
una certa preparazione e specializzazione, è in grado di offrire servizi che
sempre più vengono richiesti da enti profit e no profit di una certa dimen-
sione (ad esempio, redigere o asseverare bilanci di sostenibilità sociali e/o
ambientali).
Il sociale e la sostenibilità sono il nostro futuro: affrontiamoli con serietà e
professionalità.
(A.C.)
1
Scusatemi se utilizzerò sempre il termine “dottore commercialista” e non solo “commercialista”, come sta andando invece adesso di moda, ma a me risulta che il D.Lgs 28
giugno 2005, n. 139 abbia istituito l’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, non l’Ordine dei “Commercialisti”. Ben conoscete l’art. 39 del D.Lgs. sopra
citato, che al comma 2 così recita: “Il termine “commercialista” può essere utilizzato solo dagli iscritti nella sezione A Commercialisti dell’Albo, con la completa indicazione
del titolo professionale posseduto”.
Quindi, a parer mio, giuridicamente parlando, esistono solo “dottori commercialisti” e “ragionieri commercialisti”, ma non “commercialisti”.
L
a sostenibilità si presenta ormai come un paradigma che inter-
roga i modelli economico-sociali in uso e le proposte teoriche.
In questa sfida, i commercialisti e i cultori delle discipline eco-
nomico-aziendali hanno un ruolo fondamentale per le seguenti ragioni
a) Radici culturali e orgoglio della “primogenitura”. Adifferenza
di quanto accaduto in altri paesi, i padri dell’economia aziendale italia-
na si sono caratterizzati, già nel secolo scorso, per una visione
antropocentrica dell’economia, per un ruolo dell’impresa subordinato
al soddisfacimento dei bisogni umani. Basti pensare a Zappa,Amodeo,
Onida, Amaduzzi, Masini, Cassandro per riecheggiare pagine attua-
lissime circa il ruolo sociale dell’impresa e vieppiù dell’azienda. Que-
sta visione, a partire dagli anni 60 del secolo scorso, è stata completa-
mente stravolta sia da una sorta di sudditanza psicologica verso i mo-
delli culturali anglo-americani, sia per l’imbarbarimento del mercato
e del contesto sociale che ha legittimato anche culturalmente la preva-
ricazione, la supremazia dell’arricchimento, la tecnocrazia, la finanza
al di sopra dell’economia reale ecc. Anche le esperienze empiriche del
CHIARAMIO
Professore Ordinario Università Ca' Foscari Venezia
capitalismo angloamericano hanno visto saltare i pilastri su cui pog-
giavano. L’equilibrio fra le varie forze in gioco era garantito da un
funzionamento calmieratore del mercato, ma la razionalità delle deci-
sioni è stata sacrificata sull’altare delle asimmetrie e degli interessi
di parte. D’altro canto il peso dei valori di riferimento continua a per-
meare la nostra vita economica anche a partire dalle piccole azioni
quotidiane: si pensi alla diversa percezione di donazione nella cultura
che si nutre di calvinismo (dove lamanifestazione del successo è segno
evidente di Grazia, dunque vi è la predisposizione a elevare ringrazia-
mento con un trasferimento di ricchezza verso i meno fortunati) e la
cultura che si ispira al cattolicesimo (dove il tema del denaro e della
ricchezza è spesso collegato alle degenerazioni del possesso e quindi
la donazione assume il sapore di una richiesta oblativa a bilanciare
presunti vizi impliciti nell’essere ricco). Alla tradizione nobile del-
l’economia aziendale italiana e alla professione contabile è chiesto di
IL COMMERCIALISTA E IL SOCIALE
Acura di
Adriano Cancellari
, redattore dell'
Ordine di Vicenza