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NUMERO 200 - MARZO / APRILE 2011
IL COMMERCIALISTA VENETO
Quale commercialista
nel 2020?
DA PAGINA 15
Commercialista e finanza:
una visione sul futuro
SEGUE A PAGINA 17
NICOLASANTIN
Ordine di Udine
IL COMMERCIALISTA E IL SISTEMA FINANZA
sti, grazie alle caratteristiche di interdisciplinarietà che lo
contraddistinguono.
L’interdisciplinarietà diventa la “specializzazione finale” di un per-
corso professionale che parte dal generalismo del neoabilitato e passa
per una (o più) specializzazione negli ambiti tipici della professione
(magari modificata nel corso della propria crescita professionale).
2) Commercialista come “risk manager” delle imprese che non
possono permettersi di assumerne uno a tempo pieno. Ovviamente la
dimensione “finanza”, pur non essendo l’unica, rimane il puntodi accu-
mulazione di quasi tutte le questioni che riguardano un’impresa. Tutti
gli accadimenti aziendali hanno, prima o poi, una loromanifestazione
finanziaria.
Ma rimane centrale anche il tema delle asimmetrie informative in
campo assicurativo. Siamo proprio così sicuri che i nostri clienti sia-
no consapevoli dei rischi che corrono e siano assicurati bene (che
significa mappare i rischi, personali e aziendali, pesarli sulla dimen-
sione della probabilità di accadimento e sul danno potenziale, decidere
di accettarli o di coprirli con adeguate polizze assicurative)?
Da ultimomi permetto una piccola digressione (o almeno apparente-
mente tale!) per condividere con i colleghi una riflessione su una “sen-
sazione” che ho più volte provato nello svolgimento della professione e
che sono certo sia comune a molti.
Non possiamo certo negare che le scelte dell’imprenditore non sono
dettate sempre e solo dalla razionalità economica. L’efficienza non è
certo un dato oggettivo ed è esperienza comune e quotidiana quella di
rilevare come, per fortuna, le scelte imprenditoriali dei nostri clienti
condizionano e sono condizionate fortemente dalla loro dimensione
umana, personale e familiare. Forse anche una visione del commercia-
lista come “psicologo imprenditoriale” (o psicanalista dell’imprendi-
tore) potrebbe essere un’ idea valida per il futuro! In ogni caso, quale
che sia il sentiero che ciascuno intende percorrere per la propria
avventura professionale, credo che sia comune un percorso che da
rilevatori degli accadimenti aziendali (contabilità) e gestori delle con-
seguenze degli stessi (sul piano fiscale, civilistico, penale, ecc. ecc.) ci
porta a saper evolvere verso un ruolo di “architetti” delle visioni
dell’imprenditore e a porci sempre più come partner al suo fianco.
Questo significa uscire dal “cocooning professionale” caratterizzato
dal fiscale e dalla contabilità e provare a
1) reindirizzare i nostri interessi professionali anche verso
tematiche nuove (Organizzazione aziendale, internal audit, assicura-
zione, controllo di gestione, Marketing, Gestione delle risorse uma-
ne, ecc. ecc.)
2)
implementare le nostre competenze manageriali (da colui che
fa a colui che coordina il lavoro di altri).
Q
uando ho ricevuto l’invito da parte della redazione de
Il Commer-
cialista Veneto
a presentare il mio punto di vista sul futuro della
professione e sui possibili ruoli che il commercialista potrà assu-
mere nell’ambito della finanza d’impresa, ho accolto l’invito con entusia-
smo ritenendo che oggigiorno la finanza aziendale sia uno dei segmenti di
mercato su cui la professione può e possa svilupparsi in modo significati-
vo.
Oggi la situazione economica generale pesa fortemente su tutti e quindi
anche su noi dottori commercialisti, tanto che non possiamo più prescin-
dere da una adeguata considerazione del contesto in cui operiamo. Il mer-
cato tradizionale inteso come consulenza contabile e fiscale è un mercato
maturo e saturo che lascia pochissimo spazio ai giovani. Ma se il mercato
tradizionale è saturo, dall’altra questi è ancora poco segmentato con la
conseguenza che vi sono vere e proprie aree di consulenza non sfruttate e
numerosi clienti potenziali non serviti. Una di queste aree è rappresentato
dalla consulenza finanziaria.
Premesso che il momento economico attuale non sia dei più facili, è oppor-
tuno notare che laddove vi sono dei cambiamenti anche negativi vi sono
sempre delle opportunità. L’attuale stretta creditizia che probabilmente si
inasprirà negli anni futuri, l’endemica sottocapitalizzazione delle nostre
aziende, la loro eccessiva dipendenza dal sistema creditizio tradizionale, la
difficoltà di reperimento, anche presso istituti specializzati, di capitali di
rischio, che permettano lo sviluppo d’impresa, evidenziano una profonda
necessità di reperimento di nuove fonti di finanziamento da parte delle
aziende italiane.
Ritengo che la domanda di finanza e di interventi di consulenza di finanza
aziendale si sia incrementata e si incrementerà nel prossimo futuro. Molti
imprenditori lamentano in particolare la diffidenza degli istituti di credito
verso nuovi progetti di investimento, progetti che in molti casi sono neces-
sari per la sopravvivenza dell’azienda nel lungo periodo. Questa esigenza
spinge l’imprenditore verso nuove forme di finanza aziendale ma il più delle
volte l’azienda si trova a non avere la struttura adeguata per accedere a tali
nuove forme quali la Borsa, gli investitori istituzionali di private equity ed