Page 13 - CV_200

This is a SEO version of CV_200. Click here to view full version

« Previous Page Table of Contents Next Page »
IL COMMERCIALISTA VENETO
NUMERO 200 - MARZO / APRILE 2011
13
Tomat: commercialisti
coinvolti nella sfida
DA PAGINA 12
IL COMMERCIALISTA E IL SISTEMA IMPRESE
Professione a rischio se non
sarà in grado di attuare
sostanziali cambiamenti
- sono fortemente impegnati in un’azione di riposizionamento nel nuovo
contesto globale. Le imprese – per competere e per riprendere a crescere
– hanno adottato tre leve:
*
il recupero di efficienza interna, attraverso interventi di
riorganizzazione, investimenti in innovazione, non solo tecnologica;
*
le aggregazioni fra imprese, dalle acquisizioni, alla costruzione
di filiere, di reti lunghe, fino ai recenti contratti di rete;
*
l’internazionalizzazione, che significa consolidare i mercati co-
nosciuti, cercare mercati nuovi, offrire innovazione di prodotto, riorga-
nizzare le reti di vendita e di insediamento. In una parola, definire un
nuovo “posizionamento strategico”, che è ben lungi dal semplice “espor-
tare”. Ne uscirà un sistema industriale profondamente diverso, consape-
vole della necessità di aggiungere alle proprie competenze di “innovatori
incrementali” anche quelle di “innovatori seriali”.
D. Ritiene possibile che, nel futuro meno prossimo, il Nord Est possa
continuare ad avere il ruolo di “Locomotiva d’Italia” che gli è stato pro-
prio negli ultimi vent’anni, e che le sue imprese possano continuare ad
essere protagoniste sui mercati internazionali, come lo sono state nel
recente passato?Odovremo abituarci ad una situazione differente e a un
progressivo ridimensionamento, in particolare per quanto riguarda il
settore manifatturiero?
Il nostro territorio ha ancora in sé una diffusa vocazione imprenditoria-
le, una grande voglia di competere e di vincere le sfide, pertanto stiamo
già costruendo il nostro futuro. Forse non avremo più un titolare d’im-
presa ogni 8/10 abitanti, ma avremo ancora un’importante industria a
forte vocazione internazionale. Saremmo meglio aiutati se il “sistema
paese” fosse più efficiente. Ma ciò dipende da molti fattori, alcuni dei
quali non nelle nostre mani.
Il Nord Est è peraltro una importante “piattaforma economica”, al cen-
tro della nuova Europa a 27: pertanto basterebbe prendere coscienza di
ciò, per sviluppare anche con l’Austria, la Slovenia e la Croazia, politi-
che industriali competitive, ma convergenti negli indirizzi di fondo. Con-
findustria Veneto ha adottato un progetto, un “tavolo di lavoro”, che è
stato chiamato proprio “metaregione”, per dare il senso del superamento
dei confini amministrativi e dell’esigenza di progettare assieme ai “nuo-
vi” vicini di casa.
D. I dottori commercialisti, soprattutto nel NordEst, hanno da sempre un
legame particolare con il sistema delle imprese. Si ha tuttavia l’impres-
sione che questo rapporto possamodificarsi radicalmente per effetto del-
le dinamiche innanzi menzionate, se la Professione non sarà in grado di
cogliere le istanze che tali dinamiche porteranno con sé, e di adottare gli
opportuni comportamenti al fine di prevenirne gli effetti.Ariguardo, come
ritiene dovrannomuoversi i dottori commercialisti del Nord Est?
Se le imprese cambiano, anche i servizi e le professioni debbono cambia-
re. In passato ad imprese familiari, corrispondevano – quasi
specularmente – professioni e servizi familiari. Oggi è indispensabile che
l’industria manifatturiera e quella dei servizi divengano soggetti a forte
contenuto innovativo, manageriale, ove competenze diverse si integrino
per offrire prodotti e servizi ad alto contenuto innovativo.
Allo stesso modo anche i dottori commercialisti del Nord Est devono
saper raccogliere e promuovere consulenze di alto livello, integrando
diritto, fiscalità, organizzazione, finanza e comunicazione.
D. In ultima analisi, quale ritiene potrà essere lo scenario nel quale si
caratterizzerà il rapporto tra commercialisti e Sistema delle Imprese nel
futuro meno prossimo? Ce la faranno i commercialisti a rimanere – fra
dieci anni - il
punto fermo
, il principale riferimento delle imprese, o
dovranno adattarsi ad un ruolo diverso, magari di secondo piano rispetto
ad altri soggetti, quali ad esempio le società di consulenza aziendale, le
società di revisione o le associazioni di categoria?
Le associazioni di categoria offrono soprattutto rappresentanza ed i no-
stri servizi associativi sono in funzione della rappresentanza. Offrono
infatti i contenuti tecnici al lobbying. Se le imprese rafforzano la voca-
zione internazionale, è difficile pensare che i servizi all’impresa, ma esterni
all’impresa, rimangano su base locale.
Anch’essi dovranno riorganizzarsi, allungare le reti di competenze, col-
locandosi in dimensioni internazionali.
Tutto ciò è facilitato dalle tecnologie digitali, ma richiede investimenti
importanti in competenze.
La sfida del “posizionamento strategico” coinvolge, pertanto, tutti: il
commercialista, quanto l’esperto di diritto societario internazionale, il
giuslavorista, il fiscalista, e cosi via.
Ritengo quindi che il ruolo del commercialista sia destinato a rafforzar-
si, a condizione che la professione sappia integrare alle competenze
correnti quelle legate alla dimensione internazionale: la sfida sta pro-
prio nel coniugare la dimensione della “prossimità” (fisco, cultura, lin-
guaggio, etc.) con quella della “globalità”.
CHI È ANDREA TOMAT
Nato a Udine nel 1957, Andrea Tomat si laurea
in Economia Aziendale all’Università di Vene-
zia, nel 1982. Nel 1987 inizia il suo rapporto
con Lotto S.p.A., marchio storico nel mondo
sportivo italiano. Nel 1993 diventa Direttore
Generale edAmministratore Delegato di Stonefly
S.p.A., azienda del gruppo Lotto che produce
calzature da città, che lo stesso successivamen-
te rileva insieme ad altri imprenditori nel 1998.
Nel 1999, sempre a capo di una cordata di imprenditori locali, rileva il marchio
Lotto e viene nominato Presidente e Direttore Generale di Lotto Sport Italia
S.p.A., società che oggi produce e distribuisce abbigliamento e calzature spor-
tive in oltre 70 paesi in tutto il mondo. Nello stesso anno viene eletto
Vicepresidente dell’ANCI - Associazione Nazionale Calzaturifici Italiani -
dopo aver ricoperto la carica di Consigliere nel 1995 e di Membro della Giunta
nel 1997. Nel 2000 viene eletto Presidente del Gruppo Calzaturiero di
Unindustria di Treviso. Nel maggio 2004 viene eletto Presidente dell’Unione
degli Industriali della Provincia di Treviso, che associa oltre 2.500 imprese nel
territorio trevigiano ed è tra le maggiori associazioni nazionali del Sistema
Confindustriale. Nello stesso periodo viene eletto nel Consiglio Direttivo di
Confindustria.
Nel luglio 2005 viene nominato Presidente della Fondazione Nordest.
Da marzo 2008 è Presidente di ICC Italia, Comitato italiano dell’International
Chamber of Commerce.
Da gennaio 2009 è Presidente di Confindustria Veneto.
Le opinioni dei colleghi
Athos Santolin
e
Adriano Pietrobon
D
opo aver sentito
l’opinione di uno dei massimi rappresentanti
del mondo delle imprese,
Il Commercialista Veneto
ha voluto
coinvolgere sugli stessi temi due esponenti della nostra cate-
goria, che rappresentassero due differenti fasce di età, con prospetti-
ve e punti di vista evidentemente diversi. Hanno accettato il nostro
invito
Athos Santolin
, classe 1957, attuale Presidente dell’Ordine di
Vicenza, ed
Adriano Pietrobon
, classe 1966, segretario della Commis-
sione di Studio di Diritto Tributario dell’Ordine di Treviso, ai quali
vanno i nostri più sentiti ringraziamenti.
* * *
D. Cari colleghi, il sistema imprenditoriale italiano, e quello del
Nord Est in particolare, sta vivendo una profonda evoluzione, le cui
dinamiche sembrano tutt’altro che definite. Quali saranno i prossi-
mi sviluppi, a vostro giudizio?
Santolin
: Il modello economico base del sistema della Micro e PMI ,
del
“piccolo è bello
, che da trent’anni soprattutto in Veneto aveva
portato alla crescita ed al benessere delle imprese e delle famiglie è
esaurito
ormai da alcuni anni. Lo dice il PIL che dal 2000 al 2008 segna
un incremento italiano inferiore al 2%, ma che ha media non distante
anche nel Triveneto ( 3-3,5%max ). Ricordo che il 2%del periodo 2000
– 2008, cioè prima della crisi finanziaria, è stato - al pari della Grecia - la
peggior performance della UE per quegli anni. Il 70% delle aziende
SEGUE A PAGINA 14