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NUMERO 199 - GENNAIO / FEBBRAIO 2011

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Gli stakeholders

BILANCI SOCIALI

IL COMMERCIALISTA VENETO

ADRIANO CANCELLARI

Ordine di Vicenza

SEGUE A PAGINA 22

P

rendo lo spunto da un mia recente relazione presentata ad un convegno organizzato dall'Ordine dei Dottori Commercialisti di Vicenza in colla-borazione con la F.I.S.M. (Federazione Italiana Scuole Materne) sul Bilancio Sociale delle scuole materne (evento che ha riscosso un notevo-le successo di pubblico, composto specialmente da operatori del setto-re), per riprendere il concetto di "stakeholder", parola sempre più frequentemente usata nei Bilanci Sociali, e non solo, ma di cui non sempre si conosce appieno il significato.

Il termine "stakeholder" è di chiara origine anglosassone e tutti sanno quanto noi italiani amiamo le parole esotiche, particolarmente quelle inglesi. Non siamo come i nostri cugini francesi che "francesizzano" tutti i termini stranieri: loro hanno l'ordinateur, noi abbiamo il computer, loro hanno il logiciel, noi abbiamo il software, loro hanno il souris e noi abbiamo il mouse, tanto per fare degli esempi... Noi siamo famosi nel mondo per il nostro estro, la nostra fantasia e la nostra creatività, ma non siamo in grado, o meglio, non ce la sentiamo di "nazionalizzare" queste parole forestiere.

A dire il vero, qualcuno ha cercato di dare una impronta italiana alla parola "stakeholder", però senza incontrare un grande riscontro.

La traduzione adottata è stata: "portatore di interesse". Però devo rilevare che non molti bilanci sociali hanno adottato tale termine. Ritengo che uno dei motivi principali dello scarso successo di tale traduzione sia dato dall' infelice abbinamento che si fa mentalmente quando si sente la parola "portatore" (portatore di jella, portatore sano di malattie, portatore di handicap...).

Qualcun altro ha cercato di tradurre "stakeholder" con "attore sociale". Anche in questo caso la traduzione non ha avuto un grande successo, forse perchè magari richiama di più l'immagine di una comparsa di uno spettacolo di beneficienza che di un "portatore di interessi".

Quindi, visto che non siamo riusciti a trovare una traduzione idonea e visto che, sotto sotto, ci piace sfoggiare questi termini anglosassoni, continuiamo pure a chiamare questi soggetti "stakeholder" (senza la "s" finale, anche se plurale, mi raccomando, visto che dobbiamo rispettare la grammatica italiana).

Vediamo adesso di analizzare l'etimologia della parola. "Stakeholder" deriva dal-l'unione di due parole inglesi: "stake", bastone e "holder" possessore o portatore. Direbbe un noto politico: "Che ci azzecca" un possessore di un bastone con la figura chiave del Bilancio Sociale?

L'origine del termine risale a un momento storico specifico. Oklahoma 1893: le autorità locali avevano autorizzato le carovane dei pionieri ad addentrarsi nei terri-tori oltre confine (le praterie dove vivevano i pellirosse...) per poter dare loro la possibilità di aggiudicare vasti appezzamenti di territori dell'Ovest al primo che ci arrivava, rivendicandone il diritto. Come in una gara di corse, al "via!" tutte queste carovane dovevano correre per cercare le terre che avrebbero potuto conquistare gratuitamente. Il primo che arrivava piantava quattro paletti (stake), con il proprio colore, per delimitare la sua nuova proprietà. Chi arrivava dopo doveva addentrarsi ancora di più nella prateria per fissare i propri confini. Successivamente, le autorità passavano tra i coloni per registrare le delimitazioni delle nuove proprietà. Un bel film del 1992 di Ron Howard (quello di Happy Days...), "Cuori ribelli", con Tom Cruise e Nicole Kidman ripercorre quei momenti avventurosi.

Quindi, in quel contesto, "stakeholder" non era semplicemente il portatore del picchetto, ma anche il portatore di un diritto di proprietà, quello fondiario. Da lì il concetto si è esteso da "portatore di un diritto di proprietà" a "portatore di un diritto specifico" (non solo economico).

Nel 1963, lo Stanfort Research Institute ha formulato il concetto di Stakeholder per indicare tutti coloro che hanno un interesse nell'attività di un'azienda e senza il cui appoggio un'organizzazione non è in grado di sopravvivere, includendo anche i gruppi non legati da un rapporto economico con l'impresa.

La definizione attualmente più utilizzata è quella di Freeman (1984) che afferma: "Gli Stakeholder primari, ovvero gli Stakeholder in senso stretto, sono tutti quegli individui e gruppi ben identificabili da cui l'impresa dipende per la sua sopravvi-venza: azionisti, dipendenti, clienti, fornitori, e agenzie governative. In senso più ampio Stakeholder è ogni individuo ben identificabile che può influenzare o essere influenzato dall'attività dell'organizzazione in termini di prodotti, politiche e pro-cessi lavorativi. In questo più ampio significato, gruppi d'interesse pubblico, movi-menti di protesta, comunità locali, enti di governo, associazioni imprenditoriali, concorrenti, sindacati e la stampa, sono tutti da considerare Stakeholder". Gli Stakeholders sono non solo tutti quegli individui o gruppi che possono influen-zare il successo di un'impresa o che hanno interessi nelle decisioni dell'impresa, ma anche tutti quei soggetti portatori di interessi potenziali per un'azienda, cioè perso-ne o gruppi che hanno pretese, titoli di proprietà, diritti, o interessi, relativi ad un'impresa ed alle sue attività.

Per "imprese" non devono intendersi solamente le aziende commerciali, ma anche tutte le altre strutture organizzative, quali, a puro titolo esemplificativo, gli enti locali, gli enti pubblici, gli enti non commerciali, gli enti no profit.

Il punto che sottolinea più volte Freeman è che lo "stakeholder" deve essere identificabile, quindi non può essere un soggetto, individuale o collettivo, anonimo. Ad esempio, la "popolazione" in generale non potrà mai essere uno "stakeholder", mentre la popolazione di una città o di una regione può assumere, in certe situazio-ni, il ruolo di "stakeholder".

Altra particolarità evidenziata dal Freeman è che lo "stakeholder" deve sempre avere un certo ruolo, attivo o passivo, diretto o indiretto, nei confronti dell'impresa o ente. Un soggetto neutro o indifferente all'impresa sarà sempre estraneo al con-cetto di "stakeholder".

Esistono due differenti tipi di Stakeholders (Clarkson):

Gli Stakeholders primari sono quelli senza la cui continua partecipazio-ne l'impresa non può sopravvivere come complesso funzionante; tipicamente gli azionisti, gli investitori, i dipendenti, i clienti e i fornitori, ma anche i governi e le comunità che forniscono le infrastrutture, i mercati, le leggi e i regolamenti. – Gli Stakeholders secondari sono quelli che non sono essenziali per la sopravvivenza di un'azienda o che non esercitano un'influenza diretta sull'impresa stessa; sono compresi soggetti e gruppi che, pur non avendo rapporti diretti con essa sono comunque influenzati dalle sue attività, come per esempio le generazioni future. Vorrei ricordare che il concetto di "generazioni future" è il riferimento principe del BilancioAmbientale e del Bilancio di Sostenibilità (dove "sviluppo sostenibile" è la capacità di soddisfare i bisogni attuali senza compromettere le risorse necessarie per il normale sostentamento economico e sociale delle future generazioni). Ho voluto effettuare una ricerca in internet tra i Bilanci Sociali e di Sostenibilità per verificare come realtà diverse tra loro hanno definito, individuato ed analizzato la figura dei loro "stakeholder". Ecco alcuni esempi.

COOP PICCOLI PASSI

Questa è una delle poche realtà che ha utilizzato il termine italiano "PORTATORI DI INTERESSI". In particolare, ha diviso le categorie di portatori di interessi tra soggetti interni all'organizzazione, coinvolti direttamente o capaci di influenzare i processi decisionali, e soggetti esterni alla cooperativa, vale a dire coloro che non sono diretta-mente coinvolti nei processi produttivi, ma sono in grado di condizionarli. Dopo aver elencato i principali "stakeholder" per importanza (Soci, Cda, Lavora-tori, Organizzazioni di Volontari, Famiglie, l'Ente Locale, la Scuola, la parrocchia, la Rete, altre cooperative, Fornitori e Finanziatori), la cooperativa li suddivide tra: – Portatori di interessi interni :

(i) Organi direzionali, vale a dire il CDA della cooperativa ed il Presidente; (ii) Base sociale, cioè l'Assemblea dei Soci, i soci lavoratori, Soci volontari (l'Organizzazione di Volontariato "Piccoli Passi" che collabora con la Cooperativa). (iii) Risorse umane: lavoratori, stagisti. (iiii) Fruitori: i bambini/e con le loro famiglie. – Portatori di interessi esterni :

(i) la rete economica dalle famiglie con i loro bambini/e, dai fornitori, dai finanziatori ordinari.

(ii) la rete territoriale dal Comune, Provincia, Regione, dalla Parrocchia, dalla scuola. Con il Comune di Sesto San Giovanni il personale educativo ha partecipato alla formazione proposta anche per i nidi comunali, lavorando in sinergia. (iii) la rete di sistema dalla rete Consortile e dalle altre cooperative del territorio.

ETÀ INSIEME bilancio sociale 2005

Per questa cooperativa, gli "stakeholder", o portatori di interesse, sono tutti coloro che hanno - a diverso titolo - un interesse nelle attività svolte dalla cooperativa. Sono state individuate 10 categorie di "stakeholder". Ecco la loro elencazione, tratta dal Bilancio Sociale:

1. Soci lavoratori

Sono tutti coloro i quali, come da statuto, "esercitino attività o mestieri attinenti alla natura dell'impresa esercitata dalla cooperativa e che, per la loro capacità effet-tiva di lavoro, attitudine e specializzazione professionale, possono partecipare direttamente ai lavori dell'impresa sociale e attivamente cooperare al suo esercizio e sviluppo".

2. Soci non lavoratori

Sono annoverati tra questi i soci fondatori che non partecipano attivamente alla vita della cooperativa, e coloro che sono invece impegnati in cariche direttive o di coordinamento.

3. Collaboratori

Dipendenti, collaboratori a progetto o occasionali, liberi professionisti. Tali figure, pur non essendo soci, prestano servizio o consulenza in una delle attività svolte dalla cooperativa.

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