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NUMERO 199 - GENNAIO / FEBBRAIO 2011

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IL COMMERCIALISTA VENETO

SEGUE A PAGINA 20

INTANGIBLE ASSETS:

VALUTARE GESTIRE E RAPPRESENTARE

IL PATRIMONIO INTANGIBILE

UN VALORE MOLTO CONCRETO: " INTANGIBILE"

Dott. LorenzoDiMartino

IPManagement Officer WARRANTGROUP Srl

dotta impiegando strumenti di management maggiormente idonei a rappresen-tare il concorso delle immobilizzazioni immateriali alla produzione del reddito, superando la parziale inadeguatezza del criterio del costo storico a favore del criterio del “fair value”. La definizione del concetto di fair value trova una delle sue fonti più autorevoli nei principi contabili internazionali IAS/IFRS, che lo qualificano come «il corrispettivo al quale un’attività può essere scambiata, o una passività estinta, tra parti consapevoli e disponibili, in una transazione tra terzi indipendenti». In questo caso si pone l’accento sulla funzione informati-va del fair value, come principio in grado di offrire una migliore rappresenta-zione della situazione patrimoniale e della redditività aziendale.

Giungendo ad una sintesi, si può definire il fair value come un criterio capace di esprimere il potenziale valore di un elemento patrimoniale, in maniera indipen-dente ed oggettiva, tenendo in considerazione sia le condizioni di mercato sia le specifiche peculiarità dell’elemento oggetto di valutazione. Le immobilizzazioni immateriali parimenti ai cespiti e alle attività facenti parte di un’azienda sono parte di quel complesso di beni organizzati per l’esercizio dell’attività d’im-presa, e avranno un valore diverso rispetto a quello di realizzo esterno, in quanto non destinati alla vendita. Da qui la necessità di quantificarli non al valore di scambio, ma in base al contributo economico futuro, che questi po-tranno dare alla gestione aziendale, il quale dipende dalle sinergie con gli altri beni e dalle aspettative interne all’impresa. La valutazione al Fair Value viene adottata non indiscriminatamente per tutti gli elementi patrimoniali ma solo per quelli per i quali tale valore è più significativo del costo storico ammortiz-zato. Parallelamente le considerazioni in merito al fair value , che possono essere inquadrate almeno come principio nell’ambito degli IAS, possono anche essere di supporto per considerazioni nel contesto di Basilea

2. Infatti “Le variabili quantitative, concorrono congiuntamente alle variabili qualitative ed mandamentali e alla formulazione del giudizio di merito creditizio dell’impresa, vale a dire all’assegnazione della classe di rating; in tale ambito acquisiscono un peso determinate in quanto caratterizzate da maggiore ogget-tività e verificabilità…” . Per esempio: il calcolo dell’indice di patrimonializzazione non tiene conto delle immobilizzazioni immateriali; tut-tavia “In caso di investimenti in immobilizzazioni immateriali bisognerebbe, infatti, fornire alla banca una relazione completa sugli scopi, la portata, i costi, le modalità di realizzazione e i ritorni attesi degli investimenti stessi”.

In questo modo, il quadro di valutazione tecnico-economico-finanziaria si ar-ricchisce di momenti di analisi al contorno, ed è possibile anche arrivare a rendere tali considerazioni integrate e omogenee rispetto alle informazioni che è necessario rendere.

COMEMISURAREÈRAPPRESENTAREILVALORE DEGLI ASSET INTANGIBILI?

La rappresentazione su basi corrette e consensuali del valore economico degli asset intangibili ha animato (con interesse crescente dall’avvento del protocol-

Attualmente gli “Asset Intangibili” sono diventati sempre più cruciali per lo sviluppo e la crescita di moltissimi business. Ci sono parecchie definizioni di che cosa sia un bene intangibile; alcuni autori li definiscono come “una risorsa che non ha una consistenza fisica ma il cui sfruttamento industriale ed econo-mico produce benefici futuri”. Esempi di beni intangibili: sono i brand, il know-how, le competenze, l’immagine dell’azienda; beni che spesso non figu-rano neanche nei bilanci aziendali.

Quel che è certo è che sono fattori di rilevanza crescente per la competitività e che influenzano sempre di più i risultati aziendali . All’inizio del ventesimo secolo, le più grandi aziende industriali nel mondo erano US Steel, Exxon, J&P Coats e Pullman. La lista equivalente include oggi anche Merck, Coca-Cola, Intel, Microsoft e Apple, il cui valore di capitalizzazione di borsa è largamente attribuibile (medimente l’85%) ai pro-pri asset intangibili. Questo semplice confronto esemplifica un cambiamento importante e continuo cui si sta assistendo: il vantaggio competitivo di queste importanti imprese risiede proprio nel marchio, nel controllo degli standard, nelle innovazioni e nella protezione brevettuale. Una delle sfide più affascinati ed attuali per il tessuto imprenditoriale è riuscire ad andare oltre il solo valore finanziario delle imprese facendo emergere la reale dimensione “economica” che le caratterizza, senza appiattirla ai soli valori contabili. Questo fine può essere perseguito pesando adeguatamente, nell’ambito della rappresentazione caratteristica ed extracaratteristica, l’apporto ai risultati contabili del patrimo-nio relazionale, di immagine, tecnico e tecnologico immateriale posseduto che rappresenta il vero driver di valore dell’impresa, ovvero ciò che le consente, nei limiti delle proprie capacità, di generare utili e benefici economici futuri. È evidente che la determinazione della performance aziendale, se basata sull’in-terpretazione dei semplici risultati contabili, presenta numerosi limiti, per lo più riconducibili alla natura prudenziale e alla incompletezza del sistema con-tabile stesso, agganciato a valutazioni di consuntivo finanziario che non rap-presentano compiutamente il reale valore economico creato. Ne è un esempio la rappresentazione dei costi di R&S capitalizzati. Può ben accadere infatti che ingenti investimenti in R&S non portino ai risultati sperati, e che perciò, a fronte di costi elevati, non si riesca ad ottenere una tecnologia in grado di generare profitti corrispondenti o, al contrario, si può verificare che invenzioni più o meno casuali siano di enorme rilevanza. Un ulteriore limite del metodo, dovuto al significato circoscritto degli indici usati, è che esso non tiene conto di importanti fattori legati alla tecnologia e, non da ultimo, le attese di remunerazione degli investitori. Da alcuni anni l’analisi del valore rappresenta uno strumento essenziale nell’ambito dei processi direzionali, rappresentan-do un naturale punto di convergenza tra strategia, finanza ed organizzazione. Recentemente l’evoluzione dei mercati e gli sforzi comunitari verso una armonizzazione delle procedure contabili hanno rafforzato la consapevolezza che l’Intellectual Property (IP) può essere monetizzata non solo attraverso la vendita o il licensing, ma anche tramite la sua reale rappresentazione economi-ca nel valore del patrimonio di impresa quale strumento fondante per la gene-razione di effetti negli esercizi futuri. L’IP intesa come l’insieme degli asset intangibili rappresenta una componente rilevante del valore d’impresa e la sua corretta valutazione e gestione è determinante. Ne sono chiari esempi di utili-tà: le attività negoziali di acquisto o vendita di una tecnologia, di un brevetto o di un marchio; gli scorpori o le aggregazioni di azienda; la certificazione del valore ai fini della nota integrativa di bilancio; le attività di voluntary desclosure al mercato o agli stakeholders nelle attività di accounting finalizzate alla revi-sione del profilo di rating; le attività di monitoraggio e reporting extracontabile; la progettazione strategica degli investimenti in R&S, così come l’individuazione delle opportunità di tax-leverage a valere su leggi speciali.

ILPRINCIPIODEL “FAIRVALUE”

L’ordinamento nazionale italiano non offre attualmente la possibilità per il titolare di diritti di proprietà industriale di procedere alla pratica di “impairment” annuali con effetti rilevanti ai fini fiscali, non essendo parificato il principio di svalutazione e rivalutazione patrimoniale degli asset a valere sulla residua possibilità di sfruttamento economico. Questo indubbiamente favorirebbe una maggiore patrimonializzazione delle imprese senza oneri per lo Stato ed un incremento di gettito fiscale per quest’ultimo a valere sulle aliquote di imposta sostitutiva. Auspicando tale orientamento, la valutazione tecnico-economica degli asset intangibili a matrice tecnologica deve quindi essere con-

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